FARE SCUOLA E ...

“biblíon”                                                                                                                                                              giugno-dicembre  2001

 

PROGETTO: "FORMARE ALLA LEGALITA'"

DI

GIUSEPPINA PACI-STEFANIA PIOMBO-MARIA ROSA VASSALLO

Premessa

Il Progetto "Formare alla legalità" cercherà di studiare il perché del difficile sradicamento di episodi di intolleranza, di etnicismi, etc. in una realtà locale che, pur caratterizzata da una sempre più affermata complessità, non riesce ad emergere dai contesti di una tradizione asservita ai poteri dei Potenti.

Obiettivi generali:

1) essere capaci di notare differenze anche nei semplici comportamenti dei soggetti a noi più vicini;

2) individuare le proprie caratteristiche culturali attraverso la registrazione dei comportamenti assunti dagli altri;

3) studiare le condizioni di alcuni soggetti che hanno manifestato -nel tempo passato- e che manifestano -ancora oggi- la loro situazione di inferiorità rispetto ai cosiddetti “forti”;

4) comprendere la necessità di possedere dei punti di riferimento flessibili ma regolativi – Carte dei diritti; Carte Costituzionali - che consentano una vita più organizzata dal punto di vista razionale;

5) rendersi conto che una società complessa non può fare a meno dei diversi, ma può fare a meno dei “forti” e prepotenti.

Le motivazioni del progetto

Progettare un’attività interdisciplinare –o anche multidisciplinare- (nella quale dovranno/potranno interagire le Letterature, le conoscenze della Storia e delle Educazioni Artistiche, Musicali e Motorie e, naturalmente, dell’Educazione alla cittadinanza) significa aprire le menti agli allievi nei vari momenti di produzione delle varie attività di ricerca programmate e inerenti la problematica da affrontare.

Gli educatori operanti nelle varie aree culturale e/o disciplinari dovranno mettere a disposizione dell’utenza –non soltanto scolastica (la più allargata possibile – si potrebbe pensare di coinvolgere le famiglie e le rappresentanze politico-ulturali del territorio-)- le loro specifiche competenze, per far notare che le trasformazioni avvengono quasi contemporaneamente in ogni campo delle scienze, in generale, e degli aspetti culturali, politici e dei saperi disciplinari, in particolare.

I problemi che dovranno essere indagati e studiati nei vari versanti delle dimensioni culturali -e delle discipline scolastiche- saranno quelli riguardanti: le intolleranze e le ingiustizie socio-economiche, per far recuperare –laddove non fosse ben presente- il senso della cittadinanza e per rafforzarlo –laddove fosse già ben radicato-.

Il progetto dovrà caratterizzarsi come fase progettuale e formativa del soggetto uomo-donna-bambino-anziano-diverso.

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La presenza nel nostro paese di quote sempre più consistenti di appartenenti ad etnie e culture diverse dalla nostra, rende la multiculturalità una vera e propria necessità per le agenzie formative e ciò determina “una riconsiderazione della variabile cultura come fattore costitutivo del processo educativo”. Va considerato che la pluriculturalità attuale è diversa da quella del passato, che era caratterizzata dal differenziarsi di posizioni all’interno di una tradizione omogenea, la tradizione europea-occidentale. Infatti è antico il problema dello scontro tra culture generalmente risolto dai potenti con atteggiamenti etnocentrici pretendendo di imporre il proprio punto di vista come quello naturale e razionale, elevando la propria cultura a modello della cultura universale escludendo tutte le altre forme di cultura considerate come inferiori. Nel mondo di oggi si coglie invece la possibilità di rispettare le diversità e di integrarle in un’unità che non le annulli. Le diversità etniche, culturali e sociali si devono integrare nella società di accoglienza, quindi anche le diversità dei percorsi metodologici le possibilità di intreccio reticolare delle informazioni e dei nuovi saperi si devono articolare in modo nuovo nelle forme del pensiero complesso.

La politica formativa si è trovata ad affrontare questi nuovi problemi ed ha elaborato attraverso i grandi organismi internazionali i seguenti principi:

·        Il riconoscimento del valore di ciascuna cultura e della funzione essenziale nel processo formativo di inculturazione.

·        Dovere di riconoscere la diversità, di proteggerla contro ogni tentativo di imperialismo culturale da parte delle culture egemoni.

·        Impegno a ricercare, all’interno delle diverse culture, quei valori che possono diventare patrimonio comune dell’umanità e garanzia dei diritti di tutti.

·        Compito dell’educazione è fare conoscere, vivere diffondere tali valori.

Il confronto delle culture può e deve tramutarsi in arricchimento reciproco. Il rinnovamento delle culture non può essere né conservazione statica né assimilazione acritica del diverso, ma dialogo e confronto sui valori, esperienze, conoscenze che favoriscano lo sviluppo e la crescita della dignità dell’uomo. Oggi pur trovandoci nel terzo millennio nonostante i notevoli passi avanti per l’affermazione delle diversità l’emarginazione, quale situazione esistenziale determinata da una cattiva relazione tra gli uomini, rimane comunque molto forte. Ad esempio in Italia la presenza di immigrati provenienti dal terzo mondo e dall’est-europeo, attratti da condizioni socio-economiche più umane e da stimolanti modelli di vita prospettati dai mass-media, causano l’incontro-scontro di più culture e tale presenza sta creando difficoltà di dialogo e di comprensione che a volte sfociano in atti di razzismo, di intolleranza e di violenza. Quest‘ultimi stanno divenendo dei fenomeni ampiamente diffusi e non limitati soltanto alla presenza di soggetti stranieri. A Bologna due giovani gay sono stati aggrediti da un gruppo di naziskin che hanno esibito mazze e coltelli. In tale prospettiva risulta necessario segnalare l’esigenza di trovare un modo ordinario, istituzionale, per affrontare tutti problemi che oggi vengono proposti alla scuola e alla società.

È necessario che i vari sistemi educativi diano al fanciullo un’educazione interculturale di tipo dinamico, nella quale, partendo dalla realtà di culture diverse, si arrivi all’integrazione e alla solidarietà tra chi accoglie e chi viene accolto, nel rispetto delle reciproche differenze. Il percorso formativo per realizzare tale difficile opera educativa, dovrà partire da una serie di informazioni e di conoscenze sul modo di essere e di agire degli altri, sull’altrui storia e cultura. Nell’epoca in cui viviamo, infatti, contrassegnata da intense comunicazioni e da rapidi processi di integrazione internazionale, è ormai fondamentale che anche nella scuola  la diversità venga presentata non come uno svantaggio ma come elemento di arricchimento del proprio bagaglio culturale del proprio sviluppo intellettivo, che ci avvia alla comprensione di altre culture e di altri popoli.

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Si fa sempre più pressante, nel nostro paese, un autentico recupero di moralità, di legalità e del significato di diversità. La scuola deve farsi carico di questo problema e riflettere sulla valenza educativa di una “nuova cultura alla diversità” al fine di restituire prestigio e dignità all’uomo e di garantire una serena convivenza delle persone. È necessaria l’elaborazione di un’autentica cultura di valori civili e morali per la formazione di una mentalità e di una coscienza in grado di riconoscere il valore ed il primato delle diversità in ogni loro accezione, creando uno stile di dialogo e confronto che superi i punti di vista egocentrici e soggettivi ed educando al senso del rispetto dell’altro nell’accettazione delle diversità.

È inoltre necessario che i genitori e tutti gli educatori in genere riconoscano che la cultura della diversità si forma in famiglia ed in tutti gli ambienti in cui si vive, che acquisiscano la consapevolezza che l’educazione alla diversità non richiede interventi vistosi, ma modelli trasparenti e corretti di vita quotidiana, che costruiscano un clima sociale e positivo, un ambiente educativo in cui la diversità sia un valore e la partecipazione e la formazione critica sia elemento essenziale della crescita, che conoscano il diritto e attraverso esso costruiscano relazioni consapevoli tra i cittadini e fra quest’ultimi e le istituzioni, che sviluppino la consapevolezza che la libertà, la dignità, la solidarietà e la sicurezza vanno perseguite, volute e soprattutto protette una volta conquistate.

Attraverso il nostro progetto vogliamo fornire un supporto istituzionale e culturale che dia continuità alle esperienze di contatto in modo che non costituiscano un eccezione ma la norma e operare dei confronti pluridimensionali che consentano di guardare ai tanti aspetti ed alle tante differenze che rendono una cultura più o meno positiva rispetto ad un’altra.

Partendo dal presupposto che la cultura di origine non va nascosta, negata, disprezzata ma potenziata, arricchita e valorizzata come una preziosa ricchezza da conservare come riserva supplementare riteniamo formativo progettare una serie di attività multidisciplinari da realizzare in orari extracurricolari: giochi di ruolo, in cui tramite la simulazione si possa sviluppare un atteggiamento empatico, cioè la capacità di mettersi nei panni dell’altro per capirne dall’interno i vissuti ed i pensieri, cartellonistica su gli inutili conflitti creati dalla non accettazione della diversità, osservazione diretta e guidata della diversità culturale, rielaborazione e produzione di quanto osservato attraverso attività manipolatorie, grafiche, pittoriche e fotografiche, tutoraggio, cineforum. Inoltre a nostro parere è notevolmente formativo realizzare un laboratorio teatrale che proponga una serie di interventi che possano essere svolti ad integrazione delle attività curricolari con l’intervento di enti ed istituzioni varie tra cui l’Assessorato comunale al Turismo Sport e Spettacolo, alcune associazioni teatrali e una classe di scuola materna, composta da bambini tunisini, che ha sede qui a Palermo, perché per progettare interventi efficaci contro ogni tipo di pregiudizio non bisogna limitarsi a spiegazioni parziali ma considerare l’intreccio dei vari fattori e tener conto della necessità di consentire ai soggetti un’interazione cooperativa sufficientemente lunga, approfondita e soddisfacente, infatti la mancanza di contatti e di esperienze dirette non consente di sperimentare l’infondatezza dei pregiudizi, anzi li rafforza. In secondo luogo vogliamo offrire al soggetto un nuovo quadro interpretativo in cui inserire le nuove informazioni positive per spiegarle in modo differente.

Il nostro primo passo sarà costituito da delle conversazioni di gruppo che noi guideremo sia per la scelta dell’argomento che per l’impostazione, in modo che ciascun allievo abbia interesse, competenze e spazio per intervenire, senza protagonismi né inibizioni. Inoltre evidenzieremo che per un’unica idea ci sono diverse espressioni adeguate, che uno stesso oggetto da ottiche diverse, si presenta utile o interessante o bello in modo diverso, e che la molteciplità dei punti di vista ne moltiplica le forme. In questo modo avverrà la scelta dell’argomento attraverso la partecipazione di tutti. Poi passeremo alla fase della distribuzione dei ruoli  in modo tale che ognuno riesca ad interpretare il ruolo di chi appare diverso da se stesso. Quindi i bambini italiani si troveranno nelle vesti di bambini extracomunitari e viceversa. I partecipanti di volta in volta verranno coinvolti nella realizzazione delle varie parti dello spettacolo consentendo così un approccio a più voci, occupandosi: della realizzazione della scenografia, della ricerca delle varie musiche e danze etniche, della realizzazione della sceneggiatura tramite un’accurata ricerca su usi, costumi e tradizioni delle culture prese in esame.

La nostra attività terminerà con uno spettacolo che si terrà all’interno di una giornata di incontro tra le diverse culture dove sarà possibile: la degustazione di piatti tipici, la visione di una mostra fotografica, di una mostra dei cartelloni realizzati dagli allievi,  di una mostra artigianale ed infine la partecipazione ad alcune attività ludiche che aiutino a rafforzare la conoscenza e la socializzazione per evitare che la nostra ignoranza sfoci in intolleranza , etnicismi e ingiustizie.

GIUSEPPINA PACI

STEFANIA PIOMBO

MARIA ROSA VASSALLO

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