LA VOCE DEGLI STUDENTI “biblíon” giugno-dicembre 2001 |
Gentile signora Fallaci
di
Maria Castronovo
Ho appena
terminato di analizzare il suo articolo e nonostante comprenda la sua rabbia,
avendo vissuto la tragedia in prima persona, non giustifico affatto le sue
parole così crude e perdoni a mio parere senza criterio e poco obbiettive nei
confronti dei paesi musulmani. Ma non per questo voglio attaccarla sarebbe
inutile e poco produttivo.
Sono
perfettamente d’accordo con lei quando sostiene che l'America è molto
vulnerabile e parecchio esposta al pericolo, ma non per la questione che sia un
paese governato dalla sovranità popolare, credo molto nei valori democratici e
se una democrazia è ben organizzata, costituita secondo i sani principi
democratici allora questo non sarebbe dovuto accadere, evidentemente l'America
lo è solamente nella carta, tra l'altro tutti sappiamo che è ancora in vigore
la pena di morte proprio come nei paesi integralisti, e non mi sembra sia un
simbolo di democrazia.
Non credo possa
essere un fattore da elogiare quello che la guerra aerea l'hanno inventata loro,
gli americani. Proprio qualche giorno fa mi è stato fatto capire e lo credo
veramente che le scienze, la tecnologia, siano produttive quando diventano per
l'uomo e non solo dell'uomo. Le informazioni se non sono filtrate, possono
essere deleterie, bisogna cogliere le corrispondenze fra i vari dati provenienti
dalle varie scienze per creare qualcosa di positivo per l'umanità.
Per quanto
concerne la solidarietà, sono convinta che sia un istinto caratteristico
dell'umanità e non esclusivo degli americani. E' una necessità avvertita da
ogni uomo, la tendenza ad unirsi e soprattutto a sentirsi uniti. Le tragedie, la
guerra, le aggressioni, sono realtà che rivestono di drammaticità la vita
umana e fanno sorgere negli uomini un desiderio universale di solidarietà fra
gli individui e tra i popoli.
Piuttosto credo
che educare alla pace dovrebbe essere una delle finalità educative più sentite
del mondo attuale.
Sono fiera del
sindaco Giuliani e non perché porta un cognome italiano bensì per la sua forza
d'animo, per la sua tenace carica, perché ha trovato la forza di reagire
immediatamente e continua a farlo non ostante le sue condizioni di salute. E' un
grande uomo. Non per questo lo reputo un eroe, il suo comportamento è corretto
perchè rientra nel suo dovere di Primo cittadino. Riguardo al presidente Bush,
ritengo, secondo il mio modestissimo parere che si sia preoccupato molto per il
crollo di quelle torri, simbolo della grande potenza economica americana ma non
abbastanza per quella gente morta sotto le macerie. Un uomo che propone di far
guerra non pensa al suo popolo, mette solamente a repentaglio la vita della sua
gente. E' giusto "vendicarsi" della disgrazia che hanno provocato Bin
Laden e i suoi amici terroristi, ma non è con la guerra o con la pena di morte
che riavremo dietro quella moltitudine di uomini, non è con la guerra che
capiranno la lezione. Immagino che un ergastolo compiuto per bene sia una
sofferenza maggiore rispetto a quello di una morte istantanea. A marcire in
cella si ha tutto il tempo per riflettere e capire i propri errori. Non c'è
tribolazione peggiore per un uomo in vita di una morte morale. Come lei ben
sapra', signora Fallaci, gli avvenimenti storici c'insegnano che in guerra
domina la distruzione e la miseria.Questi fattori non fanno distinzione tra
vincitori e vinti. Chi ci va di mezzo è la gente onesta che lavora, sia che
ccupi posizioni altissime, sia che stia sul ponte vecchio aspettando che
qualcuno si avvicini per comprare un oggetto dopo aver sudato sotto il sole ed
essere stati trattati come bestie solo perché hanno insistito un po' di più e
dopo una faticosa giornata di lavoro rendono grazie al proprio Dio per avergli
fatto racimolare i soldi per far nutrire i suoi cari almeno per un dì.
Che c'è di
sbagliato se un individuo vuole migliorarsi, studiare, dare un futuro migliore
alle persone che ama, sollevarsi dalla miseria? Non comprendo perché non
dobbiamo accoglierla a braccia aperte. Perché
non dobbiamo farlo entrare? Solo perchè l'Italia è un paese con una cultura
ben salda? La storia è in continua evoluzione, dobbiamo essere presenze
storico-dinamiche, aprirci, per superare ed evitare queste guerre inutili. Tutti
abbiamo diritto ad una vita migliore, l'istruzione non fa distinzione di razza,
sesso o religione, lo dice la Costituzione Italiana, la Convenzione ONU sui
diritti umani, la maggior parte della popolazione mondiale. Perché non deve
accettarlo anche lei?
Considero l'uomo
un essere in relazione con gli altri che costituiscono l'umanità, in questo
senso occorre mettere un ordine nella molteplice varietà degli uomini, affinché
ogni individuo occupi il posto che meriti, il posto più adeguato a lui, per far
crescere insieme l'umanità. Questo non è solo accettazione delle diversità ma
soprattutto rendersi conto che le diversità non vanno sottovalutate né
disprezzate ma valorizzate per un bene comune perchè' sono fonti di ricchezza.
L'America è una società multietnica, ben detto. Cadono le frontiere, tendono a
scomparire i ghetti e tuttavia i pregiudizi continuano ad imperare, spesso
rimangono latenti ma in momenti di crisi riemergono con violenza. Proprio
l'America, come tutte le altre grandi potenze occidentali, dovrebbe rendersi
conto di tale problema, ma è troppo occupata a coltivare un crescente
nazionalismo esasperato, deleterio e assolutamente contrario a tale processo di
civilizzazione.
È facile
giudicare moralisticamente i musulmani come violenti, portatori di droga, e
prostituzione. Questo chiaro e veloce giudizio è indubbiamente comodo e
liberatorio quanto falso e affrettato, poiché stigmatizzando l'altro, il
diverso, il violento, la società "norma" condivisa, si libera da
qualsiasi riflessione su se stessa, sui propri modelli violenti,
dall'assimilazione del diverso verso il rigetto ed emarginazione dell'emigrante
e sulle pesanti e considerevoli responsabilità nell'accaduto, evita di mettere
in crisi se stessa e di ripensarsi, creando un circolo auto-riproducente dove lo
straniero ha una sola possibilità di pacifica convivenza: diventare uguale al
popolo ospitante, perdere ogni connotazione di diversità, accettare
acriticamente ogni norma e consuetudine, rifiutare le proprie origini. No
Signora Fallaci, non è questo che porta la pace. Una rete così rigida servirà
solo ad alimentare altri episodi di guerra. Una rete flessibile permetterà
invece, una progettazione comune del livello comunicativo e interazionale e su
tale rete reale che bisogna lavorare, progettare e costruire per formare una
cultura dell'integrazione comune e non giustapposta, forzatamente tollerata, ma
una cultura dei fratelli, o meglio, cultura dei pari concittadini della città
globale, di tutti, una società idealistica.
L'ultimo punto
della mia esercitazione chiede come si dovrebbe comportare un educatore
impegnato in un sistema formativo in seguito ad un programmato incontro di
lettura del suo articolo. Per cominciare ho scelto come sistema formativo la
scuola media superiore. La storia ci offre un altro grande insegnamento, sono
proprio i ragazzi di tal età ad essere più disponibili a recepire le
possibilità di cambiamento, sono loro che sfidano se stessi perché credono in
un mondo migliore. L'educazione è un'arte particolarmente difficile, forse mai
come in questo momento, ma allora ci arrendiamo? L'educatore attraverso il
dialogo dovrebbe mettere in atto un processo dapprima individuale, e
successivamente collettivo di risveglio di uscita dall'automatismo inconscio di
determinate concezioni e pensieri d'intolleranza razziale che influiscono
pesantemente nella realtà sociale, credo che la possibilità di cambiamento
culturale risieda nei singoli individui e nella loro disponibilità a rimettersi
costantemente in discussione nei fatti e non soltanto nei discorsi belli e
razionali quanto falsi e incongruenti. Bisogna dapprima accettare il fatto che
il razzismo c'è in tutti noi. L'educatore non può proporre soluzioni su
problemi falsi e non chiaramente definiti, si risolverebbero solo i falsi
quesiti non le vere problematiche sottostanti. Dovrebbe cercare di far
comprendere a questi ragazzi che bisogna prima togliere la copertura, analizzare
il profondo della questione, le motivazioni e le opinioni inconsce al riguardo.
Inveire, nel senso di reincontrare le piaghe di ciò che sta sotto. Solo allora
credo, si potrebbero avere delle risposte che si approssimano alla verità. Se
accade ciò la rete sociale potrà evolvere e svilupparsi nel senso del
superamento della tolleranza verso l'integrazione e la solidarietà inter-sociale.
Che dirle di più
signora Fallaci? Vede è tutto distrutto, mancano le forze mentali e non ostante
questo troviamo ancora l'energia di impugnare queste maledette armi da guerra.
Solo quando saremo provvisti delle armi della conoscenza, della forza del
giudizio e delle virtù morali si potrà ricostruire l'umanità.
Non so se queste
mie opinioni siano corrette, ma sono le sole in cui credo in questo momento. Il
resto delle certezze che ritenevo di avere, sono crollate insieme a quelle
torri, anzi assieme a tutta quella povera gente morta sotto le macerie.
Spero che il suo
prossimo capolavoro sia un successone.
E' arrivato il
momento di concludere il mio discorso. Mi perdoni per la franchezza.
Cordiali saluti,
Castronovo Maria