LA VOCE DEGLI STUDENTI

“biblíon”                                                                                                                                                              giugno-dicembre  2001

 

Pareri ed opinioni sull’articolo della scrittrice Oriana Fallaci, sulla strage dell’11 Settembre in seguito all’attentato terroristico alle Torri Gemelle.

 

  di 

Monica Bortone

 

L’articolo di Oriana Fallaci può sembrare ad una prima e rapida analisi, dai contenuti pesanti, decisi ed oltre modo orientati in un’unica direzione, la direzione dell’ostentazione e della lotta indiscussa all’islam.

Mi sento combattuta nel condividere o meno le idee della Fallaci, posso essere in linea con lei dal punto di vista politico e meno dal punto di vista sociale e culturale.

A mio parere il centro dell’articolo ruota sul presupposto che la cultura islamica non esiste, se per cultura islamica intendiamo l’estremismo, il tanto agognato paradiso dei musulmani kamikaze, allora qualche dubbio sinceramente viene anche a me. E’ giusto uccidere per difendere la propria religione? La risposta potrebbe essere la sintesi delle conoscenze e delle esperienze di ciascuno di noi, sembrerebbe chiaro rispondere di no, un cristiano non ucciderebbe mai un altro uomo qualsiasi esse siano le sue conoscenze o i suoi culti, ma non è sempre stato così, i crociati hanno sterminato turchi, egiziani e arabi in nome di Dio e della fede cristiana, facendo più vittime allora di quante oggi abbiamo fatto gli innumerevoli attentati sanguinari in nome dell’islam.

La chiesa cattolica cristiana, ha poi, a distanza di secoli, ammesso le sue colpe e gli sbagli delle crociate, era un periodo storico ed il giudizio del clero è senz’altro quello del senno del poi.

La Fallaci condanna l’estremismo islamico, lo addita come crudele e lo definisce privo di un reale fondamento religioso; gli uomini che si immolano per la causa islamica sono eroi nelle terre d’Arabia, è un onore per i genitori perdere i figli in guerra, qui il discorso è più profondo e trova le sue basi nel corano, nell’islam e nella cultura di una terra enorme dove centinai di popoli che hanno lingue e culture diverse hanno un unico forte ed inscindibile legame, l’islam.

Come in un tragico gioco delle parti, la cultura occidentale cristiana, ricca e lussuosa che sfrutta i giacimenti minerali e petroliferi dei paesi islamici più poveri, viene vista, per alcuni di questi motivi, nemica e perciò combattuta ed osteggiata in ogni modo.

Già nei bambini in tenera età, viene inculcata la rabbia e l’odio nei confronti dell’occidente ed in particolar modo del popolo americano, vengono più volte in nome di Allah,bruciate le bandiere della Nato e degli Stati Uniti d’America.

Personalmente ritengo che sia difficile definire la cultura, potrebbe essere l’insieme delle potenzialità di un popolo, ma è forse anche l’insieme delle componenti naturali e sociali che hanno influenzato i comportamenti di una comunità, pensiamo alle culture del Tibet, che sono tali perché l’isolamento ha influenzato notevolmente nella creazione dei culti e delle credenze popolari, giocando un ruolo fondamentale nell’evoluzione complessiva della cultura.

Sono certa che come per l’Europa anche per il mondo arabo la religione ha rivestito un ruolo importantissimo, decidendo la sorte spesso di milioni di persone, in quest’ottica ed in questa logica i kamikaze per le conoscenze che sono  state loro impartite, ritengono un dovere nei confronti del mondo arabo e dell’islam sacrificare le loro vite, perché fa parte della loro cultura, quando critichiamo i loro comportamenti, che sia chiaro solo un pazzo potrebbe condividere, dobbiamo pensare che i popoli arabi credono profondamente nel fondamentalismo islamico e perciò agiscono in nome e per conto di una religione che osteggia la lotta gli infedeli cristiani in ogni modo, ritengo infine che aldilà delle motivazioni religiose esistano in realtà profondi e celati intenti di pochi che fanno della “guerra santa contro gli infedeli cristiani” un’enorme scudo per coprire gli interessi personali di pochi uomini o di pochi paesi del Medio Oriente.

L’analisi che poi la Fallaci compie sullo scenario politico del nostro paese e dell’America, è secondo me quanto mai più corretta.

La grandezza, lo spessore e la potenza degli Stati Uniti d’America non è nuova a nessuno, l’America è gli americani stessi, sono il simbolo vivente della libertà, in ogni sua forma ed espressione.

La potenza dell’America è sicuramente cresciuta dopo la caduta del comunismo e dell’Unione Sovietica, possiamo senza dubbio affermare che la politica americana ha per molti versi coinvolgimenti ed interessi planetari.

L’attacco alle twin towers, che per molti erano il simbolo della libertà e del benessere economico americano, ha rappresentato non solo un duro attacco alla cultura americana, ma un serio e profondo colpo ad un simbolo fermo di tutto l’occidente.

L’America ha secondo me un vantaggio che nessun altro paese ha, difatti l’etnia propria americana non esiste, se si escludono gli indiani d’america naturalmente, è stata perciò terra da sempre colonizzata, è stata la meta di centinaia di emigranti, dall’Italia, dalla Spagna, dall’Inghilterra, dalle terre d’Africa e d’Asia, è perciò sintesi del meglio di queste culture, che assieme hanno fatto grande un paese come gli USA.

Da un paese come l’America non potevamo che aspettarci una reazione d’orgoglio, il patriottismo che negli americani è fortissimo, che tiene uniti appunto centinaia di culture diverse,  emerge forte e il colosso dell’America compie nuovamente il miracolo, cioè ci sarà la ricostruzione delle torri ed una dura punizione per i colpevoli.

Ho ancora in mente il presidente Bush che ad appena 24 ore dalla tragedia, dopo aver ringraziato tutti, dai pompieri ai volontari agli organi di polizia per il lavoro svolto, rivolgendosi alle persone intorno che gridavano USA , lui rispondeva “Vi sento e vi sentiranno anche coloro che hanno combinato tutto questo”.

Solo il presidente degli Stati Uniti poteva proferire certe parole, sono parole piene d’orgoglio, parole che rincuorano i parenti delle vittime e gli americani tutti.

Se ciò fosse successo in Italia, sicuramente il comportamento del mondo politico sarebbe stato certamente diverso, ma credo che sarebbe stato diverso il comportamento di qualsiasi altro stato.

Critico spesso la classe politica del nostro Paese, che fa più attenzione a calcoli politici per il mantenimento di questa o quell’altra poltrona piuttosto che pensare realmente agli innumerevoli problemi del nostro paese.

Manchiamo forse d’orgoglio o di patriottismo? Credo di no, siamo diversi dagli americani, è diversa la nostra cultura per l’appunto,  che ci spinge più alla riflessione che all’azione. Naturalmente l’America è un paese quasi perfetto, dove c’è pochissima disoccupazione e la criminalità è localizzata e gestita dagli organi competenti.

Ripeto solo l’America a mio parere, poteva avere una reazione del genere, non scordiamoci che sono numerosissimi gli edifici americani che espongono la bandiera a stelle e strisce,  e che ad ogni manifestazione sportiva o culturale tutti cantano l’inno americano, prima delle partite di basket, di baseball o di football americano, pensiamo se ciò potesse mai accadere in Italia prima di una partita di calcio del campionato !?

La cultura identifica e diversifica i popoli ed i loro leader, le scelte sono perciò strettamente legate e connesse a componenti quali patriottismo, orgoglio e nazionalità che in America sono forti e saldi, quell’orgoglio che tutti abbiamo imparato a conoscere lo stesso orgoglio che probabilmente porterà l’America a ricostruire le Torri Gemelle magari un piano più alto.

Immaginando di essere un educatore di un’istituzione formativa, sarebbe difficile riuscire a parlare di un tale argomento, tenendo  a distanza le proprie opinioni personali. Ma il ruolo dell’educatore è quello di cercare di trasformarsi egli stesso  in uno strumento comunicativo quasi perfetto, in modo da far emergere liberamente pareri ed opinioni.

Dopo  aver letto l’articolo, dovrà innanzitutto ascoltare i pareri di chi sta prestando attenzione, sollecitandoli  a discutere su alcuni punti fondamentali quali la discriminazione razziale e il sentimento patriottico. Non arriverà mai a dare una risposta precisa alle domande che sicuramente emergeranno, dovrà semmai, esporre il proprio parere e le proprie idee, senza dover mai vincolare o guidare la comunicazione in uno o in un altro senso.

 L’educatore dovrà però mettere a conoscenza i discenti che quanto è successo l’11 settembre, è un fatto che coinvolge tutto il mondo. Il punto che secondo me andrebbe approfondito è che il razzismo e l’antisemitismo, sono espressioni incivili, che non possono trovare posto in una società civile come la nostra.

Dovrà infine cercare le ragioni storiche, economiche, sociali e culturali che stanno alla base del terrorismo moderno e del fondamentalismo islamico, cercando possibili soluzioni all’annosa problematica del Medio Oriente, che come la tragedia delle twin towers non coinvolge solo l’America ma tutto il mondo.

Monica Bortone

BACK