LA VOCE DEGLI STUDENTI

“biblíon”                                                                                                                                                               giugno-dicembre  2001

 

            Che cosa sta succedendo?              

di

 Giuseppina Di Giorgi

1)

…Che dire?…Cosa scrivere?…Esprimere che cosa?Le mie più profonde riflessioni…beh…ciò significherebbe quindi cercare di tradurre in parole le mie emozioni,le mie sensazioni;ma ora mi chiedo sarò mai in grado di farlo? Le emozioni non sono paragonabili a dei versi di una poesia che si può facilmente spiegare,e allora quante parole,quante frasi dovrò usare…potrò mai spiegare ciò che mi arde dentro…riuscirò mai a spiegare come mai quel fuoco che ardentemente bruciava e distruggeva le due torri del “World Trade Center”è ancora oggi del tutto presente in me…è proprio questo ciò che mi arde dentro:adesso in questo momento,da circa un mese…da quella tragica e “famosa”mattina dell’11 settembre.Pensandoci bene non è che ne abbia parlato poi così tanto …no!Il mio non si chiama affatto menefreghismo …anzi…è solo che a volte forse il silenzio riesce a dire molto più delle parole, ma questa sera leggendo l’intervento che Oriana Fallaci fa a questo proposito ho deciso di romperlo questo mio silenzio, quello stesso silenzio che anche lei da “perfetta eremita”è riuscita a spezzare. “Sono arrabbiata,dice la stessa Fallaci,d’una rabbia fredda,lucida,razionale, una rabbia che elimina ogni distacco,ogni indulgenza”, e forse anch’io sono arrabbiata soprattutto perché c’è chi festeggia e gioisce per le lacrime versate dagli americani…ma se fossero solamente semplici lacrime…lì si piange perché tutto è distrutto, perché la loro stessa vita è distrutta e,ripeto ancora,c’è chi festeggia proprio per questo,che a mio avviso penso sia “molto” più grave della tragedia in sé…quella stessa tragedia che molto spesso mi ha anche fatto pensare alla fugacità della vita, a quanto può essere breve…a quanto soprattutto può essere imprevedibile…quanti saranno stati i morti, quanti ne hanno contati quarantamila,cinquantamila,no,questi sono solo numeri approssimativi a cui non potremo dare un volto perché come afferma la Fallaci non lo conosceremo mai il numero dei morti:gli americani non lo diranno mai per non sottolineare l’intensità di questa Apocalisse.Forse l’unico fatto positivo che sempre resterà agli americani è quell’ammirevole capacità che nasce dal loro patriottismo: per questo motivo l’America è un paese che ha grosse cose da insegnarci ; da qui parte la forte critica che Oriana Fallaci muove all’Italia definendolo un paese sostanzialmente diviso perché ognuno di noi pensa ai propri interessi personali che poi in fin dei conti gratificano solo in parte, perché niente è più bello e gratificante di poter dividere le proprie “ricchezze” (che siano interiori o esteriori questo importa ben poco) con gli altri. “L’America è davvero un paese speciale…lo è perché è nato da un bisogno dell’anima,dal bisogno di avere una patria ma soprattutto dall’idea di libertà,unita all’idea di uguaglianza,e allora cosa stiamo aspettando?…Svegliamoci!! Non siamo né persone stupide né tantomeno cattive…semplicemente ci culliamo troppo nella prudenza e nel dubbio”…E’ arrivato il tempo di rinascere, di capire che questa non è “una guerra che mira alla conquista del nostro territorio ma bensì alla conquista delle nostre anime…in poche parole alla scomparsa della nostra libertà”…!!!!

… “POTEVO SIMULARE UN’EMOZIONE CHE NON

PROVAVO,MA NON POTEVO SIMULARE

UN’EMOZIONE CHE MI ARDE COME IL FUOCO…”

Adesso però come Oriana voglio “richiudere la porta” e tornare al mio silenzio, forse anche per riuscire a “parlare”meglio.

2)

12 SETTEMBRE 2001 ore 15:30

Sono a casa sdraiata o meglio accartocciata sul mio divano con la speranza che ciò che i miei occhi hanno visto questa mattina sia solo un brutto sogno o non so che cosa. Così come adesso anche questa mattina svegliata di buon umore ero sdraiata su questo divano che in questo momento vorrei distruggere “letteralmente” per sfogare quella rabbia che mi sta quasi soffocando, che mi fa stare male, che non mi fa respirare. Solitamente non guardo mai il telegiornale al mattino( semplicemente perché preferisco non rovinarmi subito la giornata), ma oggi si, non so perché, chiamatelo pure sesto senso, chiamatemi pure sensitiva ma ciò che hanno visto i miei occhi e sentito le mie orecchie non è stato del tutto un caso, voglio dire che certe cose si percepiscono anche se in realtà ancora non le sai. Sono turbata, vorrei gridare, perché quella stupenda “chiazza blu” che fino a poco tempo prima avrei chiamato cielo adesso non è per niente definibile perché un’enorme nube grigia ha oscurato tutto…ma che cosa era successo?Che cosa sta succedendo?Perché quell’aereo vola così basso, non capisce che sta per schiantarsi contro una delle torri gemelle, o meglio, contro il simbolo di tutta l’economia americana? Oh mio Dio…sono io quella che non ha capito niente, il caso non esiste, forse nulla avviene per caso e la distruzione della prima e poi della seconda torre era un fatto voluto, già programmato;e adesso cosa è rimasto?…Niente, solamente tante macerie che hanno distrutto il cuore, le speranze di un’intera nazione. Che orrore, quante piccole e illuse “bestie” kamikaze adesso saltano, festeggiano, soddisfatti del loro “perfetto” lavoro, sono disgustata, non voglio più uscire, non sono degna di essere illuminata da quel sole che moltissime persone forse ormai non vedranno più perché è dentro che sono spente, che sono distrutte. Cosa dirò ai miei alunni, se dovessero chiedermi cosa penso, cosa provo, io cosa dovrò rispondere,sarò in grado di rispondere o sarò in grado soltanto di gridare, di arrabbiarmi e stare zitta?No, non posso, da buon educatore non posso fare questo, un buon educatore deve contribuire alla crescita dei suoi ragazzi e se non parlo, se semplicemente mostro indifferenza dinanzi a questa tragedia io non li aiuto, io rischio di isolarli da un problema che fondamentalmente purtroppo esiste, esiste già dentro noi, fa parte delle nostre anime per questo scappare non servirebbe a niente e allora io li metterò davanti a questa situazione, parlerò con loro e se serve piangerò anche con loro, ascolterò le loro tristezze, semplicemente li ascolterò e basta!!!

Beh…quello dell’educatore è senza dubbio un compito più che complesso forse soprattutto delicato, educare,insegnare e quindi cercare di contribuire alla crescita di un individuo più o meno “grande” può sembrare apparentemente semplice ma non lo è , non lo è per niente, così come non lo è stato oggi per me fingermi da educatore, entrare nei “panni” di questo “personaggio” è stato difficile ma in ogni caso comunque mi ha aiutata ad autoeducarmi a capire meglio cosa farei, in che modo mi comporterei e penso sia proprio questo il comportamento che dovrei e vorrei assumere.     

Giuseppina Di Giorgi

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