LA VOCE DEGLI STUDENTI “biblíon”
giugno-dicembre 2001 |
Rispettiamo le culture degli altri popoli
di
Maria
Alfia
Molto dure e pungenti sono
le dichiarazioni e le condanne che la Fallaci fa nei confronti della cultura
islamica e della religione musulmana; commenti, che sinceramente non condivido.
Non è corretto rivolgere termini dispregiativi verso i popoli di diversa
cultura, come se questi fossero tutti sostenitori del terrorismo; questa gente
sta purtroppo pagando in prima persona le conseguenze e i dolori della guerra a
causa di criminali, terroristi che sono pronti a sacrificare la propria vita pur
di fare del male nel mondo e a seguire menti diaboliche e distruttrici.
Oggi, molti sono gli
emigrati di diverse etnie venuti qui in Italia a cercare un onesto lavoro, a
vivere pacificamente in un Paese in cui regna pace e libertà. Si tratta di gente che
rispetta e accetta le diversità di religione, di tradizione, di pensiero; di
gente che è scesa nelle piazze italiane a manifestare contro il terrorismo, e a
gridare giustizia per i morti uccisi nelle Torri Gemelle e nel Pentagono.
Anche gli Stati Uniti, e
tutti gli altri Paesi alleati, parlano di giustizia, di libertà, di lotta al
terrorismo, di condanna per coloro che hanno portato in questo momento dolore,
morte, distruzione.
Nell’articolo, inoltre, la
Fallaci mette a confronto la cultura italiana con quella islamica continuando ad
usare termini duri nei confronti dell’ultima.
Questo è un altro punto che
critico personalmente, in quanto non è accettabile il confronto fra culture,
poiché ogni cultura consta di valori, regole che non possono essere disprezzati,
anzi è importante prenderne atto per una migliore convivenza nel mondo.
La diversità fra culture non
è altro che una ricchezza per la società; la conoscenza di più culture significa
crescita, comprensione, dialogo. Non è corretto criticare culture e religioni
perché diverse dalla nostra.
Le grandi migrazioni,
iniziate intorno agli anni ’70, hanno determinato la presenza nell’Europa
Occidentale di un numero sempre più rilevante di individui provenienti da tipi
diversi di società ed appartenenti ad altre culture. Questo fenomeno, ed oggi ne
possiamo prendere atto, ha determinato il formarsi di un nuovo pluralismo etnico
e culturale con la presenza di minoranze religiose (musulmana, induista,
buddista), che hanno trasformato la società europea da multiconfessionale in una
società plurireligiosa. E purtroppo parallelamente a queste trasformazioni di
carattere culturale e religioso si è assistito in Europa alla ripresa di una
cultura razzista, che vedeva il “diverso” come un possibile nemico da
fronteggiare e che tendeva alla convinzione della superiorità della propria
razza, cultura, ecc. Non si accettava dunque la presenza di altri gruppi etnici,
né tantomeno l’idea della convivenza. Oggi, il nostro Paese ha messo in pratica
una politica di contenimento dell’immigrazione, varando e modificando nel corso
degli anni leggi per favorire una convivenza pacifica e democratica con persone
di altre etnie, per valorizzare la diversità di culture e quindi per muoversi
verso una società interculturale che non si limiti al riconoscimento
dell’esistenza di più culture, ma che imposti anche lo scambio e la reciproca
integrazione scegliendo la via della convivenza e del dialogo.
Commento critico su “Le guerre sante passione e ragione” scritto da Umberto Eco.
Nell’articolo “Le guerre sante passione e ragione” Umberto Eco dichiara come l’Occidente è sempre stato curioso delle altre civiltà.
Certo è vero che molte volte le ha disprezzate (Hitler nel periodo del nazismo), ma è anche vero che sono state oggetto di studio e di enorme interesse da parte degli studiosi occidentali. Per questo Umberto Eco ci parla proprio di antropologia culturale, quella scienza che si è sviluppata per cercare di riparare ai peccasti dell’Occidente, dimostrando che le culture diverse dalla nostra erano costituite da credenze, riti e abitudini che vanno prese sul serio e quindi da non disprezzare. Inoltre Eco ci ricorda che è importante fissare dei parametri per giudicare una cultura, in quanto non basta descriverla per definire una cultura migliore dell’altra, ma occorre il richiamo a un sistema di valori a cui non si può rinunciare.
Oggi uno dei valori della
civiltà occidentale e quindi anche dell’Italia è l’accettazione delle differenze
e questo è chiaro sia negli Orientamenti per la scuola materna che nei Programmi
per la scuola elementare, in quanto si parla di “uguaglianza nelle differenze”.
Il riferimento di entrambi gli ordini di scuola è alla nostra Costituzione
repubblicana che all’articolo 3 recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza,
lingua, religione”.
Dunque la scuola, e questo
lo afferma anche Umberto Eco nel suo articolo, deve operare affinché il
fanciullo abbia piena consapevolezza delle varie forme di diversità (cultura,
lingua, religione), allo scopo di prevenire la formazione di stereotipi e
pregiudizi nei confronti di persone e culture.
E’ dovere inoltre della
scuola evitare che la diversità si trasformi in difficoltà di apprendimento,
poiché questo porta a fenomeni di mortalità scolastica e a disuguaglianze sul
piano sociale e civile. E’ importante far prendere, quindi, coscienza di queste
differenze affinché il cittadino si adoperi perché le differenze non si
trasformino in disuguaglianze. Dunque è importante parlare di integrazione, che
non significa cancellazione delle identità e delle culture di provenienza, non
per questo si parla di educazione interculturale.
Maria Alfia Corso