Schema di decreto legislativo, da adottare ai sensi dell'articolo 22 della legge n. 39 del 2002 (legge comunitaria 2001), per l'attuazione della direttiva n. 93/104/CE in materia di orario di lavoro, come modificata dalla direttiva n. 2000/34/CE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti gli articoli 76 e 87, quinto comma, della Costituzione; Visti gli articoli 1, commi 1 e 3, e 22 della legge 1^ marzo 2002, n. 39, recante disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee (legge comunitaria 2001); Vista la direttiva n. 93/104/CE in materia di orario di lavoro, come modificata dalla direttiva n. 2000/34/CE; Vista la preliminare deliberazione dei Consiglio dei Ministri adottata nella riunione del ........ ; Acquisiti i pareri delle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella riunione del .......; Sulla proposta del Ministro per le politiche comunitarie, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro per la funzione pubblica di concerto con i Ministri degli affari esteri, della giustizia, dell'economia e delle finanze e per le pari opportunità; EMANA il seguente decreto legislativo Titolo I Dísposizioni generali Art. 1 Finalità e definizioni 1. Le disposizioni contenute nel presente decreto, nel dare attuazione organica alla direttiva n. 93/104/CE dei Consiglio, del 23 novembre 1993, così come modificata dalla direttiva n. 2000/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 giugno 2000, sono dirette a regolamentare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, e nel pieno rispetto del ruolo della autonomia negoziale collettiva, i profili di disciplina del rapporto di lavoro connessi alla organizzazione dell'orario di lavoro. 2. Agli effetti delle disposizioni di cui al presente decreto si intende per: a) «orario di lavoro»: qualsiasi periodo in cui il lavoratore sia al lavoro, a disposizione dei datore di lavoro e nell'esercizio della sua attività o delle sue funzioni; b) «periodo di riposo»: qualsiasi periodo che non rientra nell'orario di lavoro; c) «lavoro straordinario»: è il lavoro prestato oltre l'orario normale di lavoro così come definito, all'articolo 3 dei presente decreto; d) «periodo notturno»: periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l'intervallo tra la mezzanotte e le cinque dei mattino; e) «lavoratore notturno» - qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale; - qualsiasi lavoratore che svolga durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dal contratto collettivo nazionale di lavoro. In difetto di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga lavoro notturno per un minimo di ottanta giorni lavorativi all'anno; il suddetto limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale; f) «lavoro a turni»: qualsiasi metodo di organizzazione del lavoro a squadre in base al quale dei lavoratori siano successivamente occupati negli stessi posti di lavoro, secondo un determinato ritmo, compreso il ritmo rotativo, che può essere di tipo continuo o discontinuo, e il quale comporti la necessità per i lavoratori di compiere un lavoro a ore differenti su un periodo determinato di giorni o di settimane; g) «lavoratore a turni»: qualsiasi lavoratore il cui orario di lavoro sia inserito nel quadro dei lavoro a turni; h) «lavoratore mobile»: qualsiasi lavoratore impiegato quale membro del personale viaggiante o di volo presso una impresa che effettua servizi di trasporto passeggeri o merci su strada, per via aerea o per via navigabile; i) «lavoro offshore»: l'attività svolta prevalentemente su una installazione offshore (compresi gli impianti di perforazione) o a partire da essa, direttamente o indirettamente legata alla esplorazione, alla estrazione o allo sfruttamento di risorse minerali, compresi gli idrocarburi, nonché le attività di immersione collegate a tali attività, effettuate sia a partire da una installazione offshore che da una nave; j) «riposo adeguato»: il fatto che i lavoratori dispongano di periodi di riposo regolari, la cui durata è espressa in unità di tempo, e sufficientemente lunghi e continui per evitare che essi, a causa della stanchezza della fatica o di altri fattori che perturbano la organizzazione del lavoro, causino lesioni a se stessi, ad altri lavoratori o a terzi o danneggino la loro salute, a breve o a lungo termine; k) «contratti collettivi di lavoro»: contratti collettivi stipulati da organizzazioni sindacali dei lavoratori comparativamente più rappresentative. Art. 2 Campo di applicazione 1 . Le disposizioni contenute nel presente decreto si applicano a tutti i settori di attività pubblici e privati con le uniche eccezioni dei lavoro della gente di mare di cui alla direttiva 1999/63/CE, del personale di volo nella aviazione civile di cui alla direttiva 2000/79/CE e dei lavoratori mobili di cui alla direttiva 2002/15/CE. 2. Nei riguardi delle forze armate e di polizia, dei servizi di protezione civile, ivi compresi quelli del Corpo nazionale dei vigili dei fuoco, nonché nell'ambito delle strutture giudiziarie, penitenziarie e di quelle destinate per finalità istituzionali alle attività degli organi con compiti in materia di ordine e sicurezza pubblica, delle biblioteche, dei musei e delle aree archeologiche dello Stato le disposizioni contenute nel presente decreto non trovano applicazione in presenza di particolarità inerenti alla attività lavorativa o di ragioni di ordine e sicurezza pubblica, così come individuate con decreto del Ministro competente, di concerto con i Ministri del lavoro e delle politiche sociali, della salute, dell'economia e delle finanze e per la funzione pubblica e per il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza, da emanarsi entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. 3. La disciplina contenuta nel presente decreto si applica anche agli apprendisti maggiorenni. 4. Nei riguardi dei lavoratori a domicilio e nelle ipotesi di tele-lavoro le norme dei presente decreto si applicano nei casi espressamente previsti. Titolo Il Principi in materia di organizzazione dell'orario di lavoro Art. 3 Orario normale di lavoro 1. L'orario normale di lavoro è fissato in 40 ore settimanali. 2. I contratti collettivi di lavoro possono stabilire, ai fini contrattuali, una durata minore e riferire l'orario normale alla durata media delle prestazioni lavorative in un periodo non superiore all'anno. Art. 4 Durata massima dell'orario di lavoro 1. I contratti collettivi di lavoro stabiliscono la durata massima settimanale dell'orario di lavoro. 2. La durata media dell'orario di lavoro non può in ogni caso superare, per ogni periodo di sette giorni, le quarantotto ore, comprese le ore di lavoro straordinario. 3. Ai fini della disposizione di cui al comma 2, la durata media dell'orario di lavoro deve essere calcolata con riferimento a un periodo non superiore a quattro mesi. 4. l contratti collettivi nazionali di lavoro possono in ogni caso elevare il limite di cui al comma 3 fino a sei mesi ovvero fino a dodici mesi a fronte di ragioni obiettive, tecniche o inerenti all'organizzazione del lavoro, specificate negli stessi contratti collettivi 5. In caso di superamento delle 48 ore di lavoro settimanale, attraverso prestazioni di lavoro straordinario, per le unità produttive che occupano più di dieci dipendenti il datore di lavoro è tenuto ogni quattro mesi a informare la Direzione provinciale del lavoro - Settore Ispezione del lavoro competente per territorio. I contratti collettivi nazionali di lavoro possono stabilire le modalità per adempiere al predetto obbligo di comunicazione. Art. 5 Lavoro straordinario l.
Il ricorso a prestazioni di lavoro straordinario deve essere
contenuto. 2.
Fermi restando i limiti di cui all'articolo 4, i contratti
collettivi di lavoro regolamentano le eventuali modalità di esecuzione
delle prestazioni di lavoro straordinario. 3.
In difetto di disciplina collettiva applicabile, il ricorso al
lavoro straordinario è ammesso soltanto previo accordo tra datore di
lavoro e lavoratore per un periodo che non superi le duecentocinquanta
ore annuali. 4.
Salvo diversa disposizione dei contratti collettivi il ricorso a
prestazioni di
lavoro
straordinario
è inoltre ammesso in relazione a: a)
casi di eccezionali esigenze tecnico-produttive e di impossibilità
di fronteggiarle
attraverso l'assunzione di altri lavoratori; c)
per
eventi
particolari, come mostre, fiere e manifestazioni collegate 5.
Il lavoro straordinario deve essere computato a parte e
compensato con le maggiorazioni retributive previste dai contratti
collettivi di lavoro. I contratti collettivi possono in ogni caso
consentire che, in alternativa o in
aggiunta alle maggiorazioni retributive, i lavoratori usufruiscano di
riposi compensativi. Art.
6 Criteri
di computo 1
. I periodi di
ferie annue e i periodi di assenza per malattia non sono presi in
considerazione ai fini dei computo della media di cui
all'articolo 4. 2.
Nel caso di lavoro straordinario, se il riposo compensativo di cui
ha beneficiato il lavoratore
è previsto in alternativa o in
aggiunta alla maggiorazione retributiva di cui
al comma 5 dell'articolo 5, le ore di lavoro straordinario prestate
non si
computano ai fini della media di cui
all'articolo 4. Titolo
III Pause,
riposi e ferie Art.
7 Riposo
giornaliero 1.
Ferma restando la durata normale dell'orario settimanale, il
lavoratore ha diritto a undici ore di riposo consecutivo ogni
ventiquattro ore. Art.
8 Pause 1
. Qualora
l'orario di lavoro giornaliero ecceda il limite di sei ore il lavoratore
deve beneficíare di un intervallo per pausa, le cui modalità e la cui
durata sono stabilite dai contratti collettivi di lavoro, ai fini dei
recupero delle energie psico-fisiche e della eventuale consumazione dei
pasto anche al fine di attenuare il lavoro monotono e ripetitivo. 2.
Nelle ipotesi di cui al comma che precede, in difetto di
disciplina collettiva che preveda un intervallo a qualsivoglia titolo
attribuito, al lavoratore deve essere concessa una pausa, anche sul
posto di lavoro, tra l'inizio e la fine di ogni periodo giornaliero di
lavoro, di durata non inferiore a dieci minuti e la cui collocazione
deve tener conto delle esigenze tecniche dei processo lavorativo. 3.
Salvo diverse disposizioni dei contratti collettivi, rimangono
non retribuiti o computati come lavoro ai fini dei superamento dei
limiti di durata i periodi di cui all'articolo 5 R.D. 10.9.1923, n. 1955
e successivi atti applicativi e dell'articolo 4 del R.D. 10 settembre
1923, n. 1956 e successive integrazioni. Art.
9 Riposi
settimanali 1
. Il lavoratore
ha diritto ogni sette giorni a un periodo di riposo di almeno
ventiquattro ore consecutive, di regola in coincidenza con la domenica,
da cumulare con le ore di riposo giornaliero di cui all'articolo 7. 2.
Fanno eccezione alla disposizione di cui al comma che precede: a)
le attività di lavoro a turni ogni volta che il lavoratore cambi
squadra e b)
le attività caratterizzate da periodi di lavoro frazionati
durante la c)
per il personale che lavora nel settore dei trasporti ferroviari:
le attività d)
i contratti collettivi possono stabilire previsioni diverse, nel
rispetto delle condizioni previste dall'articolo 17, comma 4. 3.
Il riposo di ventiquattro ore consecutive può essere fissato in un
giorno diverso dalla domenica e può essere attuato mediante turni per
il personale interessato a modelli tecnico-organizzativi di turnazione
particolare ovvero addetto alle attività aventi le seguenti
caratteristiche: a)
operazioni industriali per le quali si abbia l'uso di forni a
combustione o b)
attività industriali il cui processo richieda, in tutto o in
parte, lo svolgimento
continuativo per ragioni tecniche; c)
industrie stagionali per le quali si abbiano ragioni di urgenza
riguardo d)
i servizi ed attività il cui funzionamento domenicale
corrisponda ed e)
attività che richiedano l'impiego di impianti e macchinari ad
alta f)
attività di cui all'articolo 7 della legge 22 febbraio 1934, n.
370; g)
attività indicate agli articoli 11, 12, 13 dei decreto
legislativo 31 marzo 4.
Sono fatte salve le disposizioni speciali che consentono la fruizione
del riposo settimanale in giorno diverso dalla domenica nonché le
deroghe previste dalla legge 22 febbraio 1934, n. 370. 5.
Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, adottato
sentite le organizzazioni sindacali nazionali di categoria
comparativamente più rappresentative nonché le organizzazioni
nazionali dei datori di lavoro, saranno individuate le attività aventi
le caratteristiche di cui al comma 3, che non siano già ricomprese nel
decreto ministeriale 22 giugno 1935, e successive modifiche e
integrazioni, pubblicato nella G.U. n. 161 dei 12 luglio 1935, nonché
quelle di cui al comma 2, lett. d), salve le eccezioni di cui alle
lettere a), b) e c). Con le stesse modalità il Ministro dei lavoro e
delle politiche sociali provvede all'aggiornamento e alla integrazione
delle predette attività. Nel caso di cui al comma 2, lett. d), e salve
le eccezioni di cui alle lettere a), b), e c) l'integrazione avrà
senz'altro luogo decorsi trenta giorni dal deposito dell'accordo presso
il Ministero stesso. Art.
10 Ferie
annuali 1
. Fermo
restando quanto previsto dall'articolo 2109 dei Codice Civile, il
prestatore di lavoro ha diritto a un periodo annuale di ferie retribuite
non inferiore a quattro settimane. I contratti collettivi di lavoro
possono stabilire condizioni di miglior favore. 2.
Il predetto periodo minimo di quattro settimane non può essere
sostituito dalla relativa indennità per ferie non godute, salvo il caso
di risoluzione dei rapporto di lavoro. 3.
Nel caso di orario espresso come media ai sensi dell'articolo 3,
comma 2, i contratti collettivi stabiliscono criteri e modalità di
regolazione. Titolo
IV Lavoro
notturno Art.
11 Limitazioni
al lavoro notturno 1
. L'inidoneità al lavoro notturno
può essere accertata attraverso le competenti strutture sanitarie
pubbliche. 2.
1 contratti collettivi stabiliscono i requisiti dei lavoratori
che possono essere esclusi dall'obbligo di effettuare lavoro notturno.
E' in ogni caso vietato adibire le donne al lavoro, dalle ore 24 alle
ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di
un anno di età dei bambino. Non sono inoltre obbligati a prestare
lavoro notturno: a)
la lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o,
in b)
la lavoratrice o il lavoratore che sia l'unico genitore
affidatario di un c)
la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico un
soggetto Art.
12 Modalità
di organizzazione 1
. L'introduzione dei lavoro
notturno deve essere preceduta, secondo i criteri e con le modalità
previsti dai contratti collettivi, dalla consultazione delle
rappresentanze sindacali in azienda, se costituite, aderenti alle
organizzazioni firmatarie dei contratto collettivo applicato
dall'impresa. In mancanza, tale consultazione va effettuata con le
organizzazioni territoriali dei lavoratori come sopra definite per il
tramite dell'Associazione cui l'azienda aderisca o conferisca mandato.
La consultazione va effettuata e conclusa entro un periodo di almeno
sette giorni. 2.
Il datore di lavoro, anche per il tramite dell'Associazione cui
aderisca o conferisca mandato, informa per iscritto i servizi ispettivi
della Direzione provinciale dei lavoro competente per territorio, con
periodicità annuale, della esecuzione di lavoro notturno svolto in modo
continuativo o compreso in regolari turni periodici, salvo che esso sia
disposto dal contratto collettivo. Tale informativa va estesa alle
organizzazioni sindacali di cui al comma che precede Art.
13 Durata
del lavoro notturno 1
L'orario di lavoro dei lavoratori notturni non può superare le
otto ore in media nelle ventiquattro ore, salva l'individuazione da
parte dei contratti collettivi, anche aziendali, di un periodo di
riferimento più ampio sul quale calcolare come media il suddetto
limite. 2)
E' affidata alla contrattazione collettiva l'eventuale
definizione delle riduzioni 3.
Entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore dei
presente decreto, con decreto dei Ministro dei lavoro e delle politiche
sociali, previa consultazione delle organizzazioni sindacali nazionali
di categoria comparativamente più rappresentative e delle
organizzazioni nazionali dei datori di lavoro, viene stabilito un elenco
delle lavorazioni che comportano rischi particolari o rilevanti tensioni
fisiche o mentali il cui limite è di otto ore nel caso di ogni periodo
di ventiquattro ore. 4.
Il periodo minimo di riposo settimanale non viene preso in
considerazione per il computo della media quando coincida con il periodo
di riferimento stabilito dai contratti collettivi di cui al comma l. Art.
14 Tutela
in caso di prestazioni di lavoro notturno 1
La valutazione dello stato dì salute dei lavoratori addetti al
lavoro notturno deve avvenire attraverso controlli preventivi e
periodici adeguati al rischio cui il lavoratore è esposto, secondo le
disposizioni previste dalla legge e dai contratti collettivi. 2.
Durante il lavoro notturno il datore di lavoro garantisce, previa
informativa alle rappresentanze sindacali di cui all'articolo 12, un
livello di servizi o di mezzi di prevenzione o di protezione adeguato ed
equivalente a quello previsto per il turno diurno. 3.
Il datore di lavoro, previa consultazione con le rappresentanze
sindacali di cui all'articolo 12, dispone, ai sensi degli articoli 40 e
seguenti dei decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, per ì
lavoratori notturni che effettuano le lavorazioni che comportano rischi
particolari di cui all'elenco definito dall'articolo 13, comma 3,
appropriate misure di protezione personale e collettiva. 4.
I contratti collettivi di lavoro possono prevedere modalità e
specifiche misure di prevenzione relativamente alle prestazioni di
lavoro notturno di particolari categorie di lavoratori, quali quelle
individuate con riferimento alla legge 5 giugno 1990, n. 135, e alla
legge 26 giugno 1990, n. 162. Art.15 Trasferimento
al lavoro diurno 1.
Qualora sopraggiungano condizioni di salute che comportino
l'inidoneità alla prestazione di lavoro notturno, accertata dal medico
competente o dalle strutture sanitarie pubbliche, il lavoratore verrà
assegnato al lavoro diurno, in altre mansioni equivalenti, se esistenti
e disponibili. 2.
La contrattazione collettiva definisce le modalità di
applicazione delle disposizioni di cui al comma precedente e individua
le soluzioni nel caso in cui l'assegnazione prevista dal comma citato
non risulti applicabile Titolo
V Disposizioni
finali e deroghe Art.
16 Deroghe
alla disciplina della durata settimanale dell'orario 1.
Fatte salve le condizioni di miglior favore stabilite dai
contratti collettivi nazionali, sono escluse dall'ambito di applicazione
della disciplina della durata settimanale dell'orario di cui all'art. 3 a)
le fattispecie previste dall'art. 4 del R.D. n. 692/1923 e successive
modifiche; b)
le fattispecie di cui al R.D. n. 1957/1923 e successive modifiche, alle
condizioni ivi previste, e le fattispecie di cui agli artt. 8 e 10 dei
R.D. n.1955/1923; c)
le prestazioni rese dal personale con funzioni direttive o da altre persone
aventi potere di decisione autonomo sul proprio tempo di lavoro,
tenendo comunque conto di eventuali limiti fissati dalla contrattazione
collettiva; d)
le prestazioni rese nell'ambito di rapporti di lavoro a domicilio; e)
le industrie di ricerca e coltivazione di idrocarburi, sia in mare che
in terra, di posa di condotte ed installazione in mare; f)
le occupazioni che richiedono un lavoro discontinuo o di semplice attesa
o custodia elencate nella tabella approvata con R.D. 6 dicembre 1923,
n.2657, e successive modificazioni ed integrazioni, alle condizioni ivi
previste; g)
i commessi viaggiatori o piazzisti; h)
il personale navigante impiegato nella navigazione marittima, aerea e interna,
nonché il personale viaggiante dei servizi pubblici di trasporto; i)
gli operai agricoli a tempo determinato; j)
i giornalisti professionisti, praticanti e pubblicisti dipendenti da
aziende editrici di giornali, periodici e agenzie di stampa, nonché
quelli dipendenti da aziende pubbliche e private esercenti servizi
radiotelevisivi; k)
il personale poligrafico (operai ed impiegati) addetto alle attività di composizione,
stampa e spedizione di quotidiani e settimanali, di documenti
necessari al funzionamento degli organi legislativi e amministrativi
nazionali e locali, nonché alle attività produttive delle agenzie di
stampa; l)
il personale addetto ai servizi di informazione radiotelevisiva gestiti
da aziende pubbliche e private; m)
i lavori di cui all'art. 1 della legge 20.4.1978, n. 154 e all'art. 2
della legge 13.7.1966, n. 559; n)
le prestazioni rese da personale addetto alle aree operative, per assicurare -
personale dipendente da imprese concessionarie di servizi nei -
personale dipendente da aziende pubbliche e private di
produzione, -
personale dipendente da quelle di raccolta, trattamento,
smaltimento -
personale addetto ai servizi funebri e cimiteriali limitatamente
ai casi o)
personale dipendente da gestori di impianti di distribuzione di carburante p)
personale non impiegatizio dipendente da stabilimenti balneari, marini,
fluviali, lacuali e piscinali. 2.
Le attività e le prestazioni indicate alle lettere da a) a p) dei comma
precedente verranno aggiornate mediante decreto del Ministero dei lavoro
e delle politiche sociali da adottarsi sentite le organizzazioni
sindacali nazionali maggiormente rappresentative nonché le
organizzazioni nazionali dei datori di lavoro. Art.
17 Deroghe
alla disciplina in materia di riposo giornaliero, 1
. Le disposizioni di cui agli articoli 7, 8, 11, 12, 13, 14, 15 possono
essere derogate mediante contratti collettivi o accordi conclusi a
livello nazionale tra le organizzazioni sindacali nazionali
comparativamente più rappresentative e le associazioni nazionali dei
datori di lavoro firmatarie di contratti collettivi nazionali di lavoro
o, conformemente alle regole fissate nelle medesime intese, mediante
contratti collettivi o accordi conclusi al secondo livello di
contrattazione. 2.
In mancanza di disciplina collettiva, il Ministero dei lavoro e delle
politiche sociali, su richiesta delle organizzazioni sindacali nazionali
di categoria comparativamente più rappresentative o delle associazioni
nazionali di categoria dei datori di lavoro firmatarie dei contratti
collettivi nazionali di lavoro, adotta un decreto, sentite le stesse
parti, per stabilire deroghe agli articoli 7, 8, 11, 12, 13, 14 e 15 con
riferimento: a)
alle attività caratterizzate dalla distanza fra il luogo di lavoro e il
luogo di residenza dei lavoratore, compreso il lavoro offshore, oppure
dalla distanza fra ì suoi diversi luoghi di lavoro; b)
alle attività di guardia, sorveglianza e permanenza caratterizzate
dalla necessità di assicurare la protezione dei beni e delle persone,
in particolare, quando si tratta di guardiani o portinai o di imprese di
sorveglianza; c)
alle attività caratterizzate dalla necessità di assicurare la
continuità dei servizio o della produzione, in particolare, quando si
tratta: 1.
di servizi relativi all'accettazione, ai trattamento o alle cure
prestati da ospedali o stabilimenti analoghi, comprese le attività dei
medici in formazione, da case di riposo e da carceri; 2.
del personale portuale o aeroportuale; 3.
di servizi della stampa, radiofonici, televisivi, di produzione
cinematografica, postali o delle telecomunicazioni, di servizi di
ambulanza, antincendio o di protezione civile; 4.
di servizi di produzione, di conduzione e distribuzione dei gas,
dell'acqua e del l'elettricità, di servizi di raccolta dei rifiuti
domestici o degli impianti di incenerimento; 5.
di industrie in cui il lavoro non può essere interrotto per ragioni
tecniche; 6.
di attività di ricerca e sviluppo; 7.
dell'agricoltura; 8.
di lavoratori operanti nel settore del trasporto di passeggeri
nell'ambito di d)
in caso di sovraccarico prevedibile di attività, e in
particolare: 1
. nell'agricoltura; 2.
nel turismo; 3.
nel servizi postali. e)
per personale che lavora nel settore dei trasporti ferroviari: 1.
per le attività discontinue; 2.
per il servizio prestato a bordo dei treni; 3. per le attività connesse al trasporto ferroviario e che assicurano la regolarità dei traffico ferroviario. f) a fatti dovuti a circostanze estranee ai datore di lavoro, eccezionali e imprevedibili o eventi eccezionali, le conseguenze dei quali sarebbero state comunque inevitabili malgrado la diligenza osservata; g) in caso di incidente o di rischio di incidente imminente. 3. Alle stesse condizioni di cui al comma 2 si può derogare alla disciplina di cui all'articolo 7: a) per l'attività di lavoro a turni tutte le volte in cui il lavoratore cambia squadra e non può usufruire tra la fine del servizio di una squadra e l'inizio di quello della squadra successiva di periodi di riposo giornaliero; b) per le attività caratterizzate da periodo di lavoro frazionati durante la giornata, in particolare dei personale addetto alle attività di pulizie. 4. Le deroghe previste nei commi che precedono possono essere ammesse soltanto a condizione che ai prestatori di lavoro siano accordati periodi equivalenti di riposo compensativo o, in casi eccezionali in cui la concessione di tali periodi equivalenti di riposo compensativo non sia possibile per motivi oggettivi, a condizione che ai lavoratori interessati sia accordata una protezione appropriata. 5. Nel rispetto dei principi generali della protezione della sicurezza e della salute dei lavoratori, le disposizioni di cui agli articoli 3, 4, 5, 7, 8, 11, 12, 13, 14, 15 del presente decreto legislativo non si applicano ai lavoratori la cui durata dell'orario di lavoro, a causa delle caratteristiche dell'attività esercitata, non è misurata o predeterminata o può essere determinata dai lavoratori stessi e, in particolare, quando si tratta: a) di dirigenti , di personale direttivo delle aziende o di altre persone aventi potere di decisione autonomo; b) di manodopera familiare; c) di lavoratori nel settore liturgico delle chiese e delle comunità religiose. Art. 18 Disposizioni transitorie e abrogazioni Le clausole dei contratti collettivi in materia di orario di lavoro vigenti alla data di entrata in vigore dei presente decreto mantengono, in via transitoria e salve diverse intese, la loro efficacia fino alla data di scadenza dei contratti collettivi stessi. Nelle ipotesi di contratti scaduti o di specifici accordi tra le parti, le clausole dei contratti collettivi in materia di orario di lavoro hanno efficacia fino al 31 dicembre 2004. Dalla data di entrata in vigore dei presente decreto legislativo sono abrogate tutte le disposizioni legislative e regolamentari nella materia disciplinata dal presente medesimo decreto, salve le disposizioni espressamente richiamate. |