I GEMELLI |
Che
sente il fiore cui la molle forza di
vita svolge i petali del boccio? Quel
che sentiva allora la fanciulla, che
si svolgea dal calice più bianca e
più sottile, il collo così lasso, che
lo piegava l'occhio di sua madre. La
neve già struggeva, ma non tutta: se
ne vedeva qua e là sui monti. Spuntava
l'erba, verdicava il salcio, e
ravvenate ora mescean le polle. Era
sui monti, era a bacìo la neve ancora:
ella si fece anche più bianca e
più sottile: un pianto nella casa sonò:
poi, la fanciulla era sparita. E
il suo gemello la richiese al padre meditabondo.
Egli accennò lontano. E
la richiese alla soletta madre, che
gli sorrise, e lacrimò più tanto. «Sappi:
è nel prato asfòdelo... C'è bello... Lieta,
sebbene senza il suo gemello... No,
non è sola, ma tra un fitto sciame... Un
fiore hanno alla sete ed alla fame... Sì:
tu ci andrai... Sì: la vedrai... tra giorni... Resta
con me! s'ora ci vai, non torni!» Ma
il giovinetto andò per prati e boschi, sempre
cercando. Un giorno seguì l'api a
un prato, le ronzanti api ad un fonte. Nel
fonte ritrovò la sua sorella. Il
giovinetto si chinò sul fonte, e
la fanciulla apparve su dal fonte. Egli
era mesto, ed era, anch'ella, mesta. Ma
le sorrise, ed ella gli sorrise. Aprì
la bocca per chiamarla a nome; subito
anch'ella aprì la bocca a un nome. Ed
egli chiese, chi l'avea rapita, se
lieta le era la solinga vita; ed
ella presto rispondea, ma troppo, ch'ella
parlava mentre egli parlava. Ed
egli tacque, ed ella tacque: allora egli
riprese, ma riprese anch'ella. E
il giovinetto non intese, e pianse. E
la fanciulla si confuse, e pianse. Ora
una voce chiamò lui: la voce della
sua madre che l'avea smarrito. «Ci
chiama. Vieni con il tuo gemello dalla
tua madre. C'è, con lei, più bello!» Ella
rispose; ma fondea nell'ansia le
sue parole con le sue parole. «Qui
non c'è fiori per il tuo digiuno! Tu
sei nel prato ove non c'è nessuno!» La
madre ancora lo chiamò. Le labbra chinò...
che freddo in quelle dolci labbra! Le
diede un bacio sussurrando, Addio! ed
un gorgoglio udì nell'acqua: Addio! E
il giovinetto s'alzò su dal fonte, e
la fanciulla sparve giù nel fonte. «O
madre! O madre! È dove tu m'hai detto! Ma
ella è sola, nel fonte soletto. Non
ho veduto altro che il suo, di capi. Non
ho sentito altro ronzio, che d'api. Non
ha vicine altre compagne care! Non
ha quei fiori per il suo mangiare! Vieni
tu, madre; ella ritornerà!» «O
figlio! O figlio! T'ha deluso un Dio! Il
fior che dissi è il fiore dell'oblio. E
tu non vieni dal fiorito prato ch'è
più lontano del cielo stellato! A
chi ci va, gli è presso, come l'orto; ma
chi ne torna, anche se arriva smorto a
dove dormì, è tuttavia di là!» Ma
il giovinetto le afferrò la mano, e
disse: «O Vieni, se non è lontano!» E,
giunti al prato, si chinò sul fonte, e
la sorella venne su dal fonte. Ah!
ma nel fonte presso il suo sorriso c'era
la madre col suo mesto viso! «O
madre! O madre! Ecco che lei s'attrista dacché
nel grave tuo dolor t'ha vista!» «O
figlio! O figlio! Io sono lì pur quella! Non
hai due madri! E non hai più sorella!» E
turbò l'acqua. E madre e figlia sparve oscuramente,
qua e là, nel gorgo; fin
che, ondeggiando, tremuli, a fior d'acqua vennero
ancora figlio e madre in pianto. Ed
egli allora oh! sì, capì. Ma venne per
molti giorni al tralucente lago, a
rivedere in sé la sua sorella che
in lui viveva; ed esso in lei moriva. Ed
era il tempo che il nostro dolore cadea
qual seme, e ne nasceva un fiore: un
fior dal sangue delle nostre vene, un
fior dal pianto delle nostre pene. Ed
egli fu il leucoio, ella il galantho, il
fior campanellino e il bucaneve. E
questo avea tre petali soltanto; e
quello, sei, coi sommoli un po' verdi. Candidi
entrambi, a capo chino entrambi. Spuntava
il croco, il morto per amore bel
giovinetto. E non fu lor compagno. E
non l'AI AI videro del giacinto dal
vento ucciso. Non fioriva ancora. Erano
soli soli; ché la neve era
sui monti, era a bacìo, tuttora. E
qualche alato, ch'ebbe vita umana già,
come loro, già piangea, ma seco, sommessamente:
o dentro sé pensava quel
pianto amaro ch'è poi dolce canto. I
due puri gemelli esili fiori, fu
breve la lor vita anche di fiori. Amor
fu quello prima dell'amore. Non,
forse, amore, ma dolor, sì, era. Sparvero
prima della primavera.
|