Myricae
Giovanni Pascoli


COLLOQUIO



I

Brulli i pioppi nell'aria di vïola
sorgono sopra i lecci, sfavillando
come oro: sopra il tetto della scuola
si sfrangia un orlo a fiocchi rosei; quando,

lieve come un sospiro, entra; poi sola,
bianca, le mani al cuore, ristà, ansando;
gira gli occhi - dov'è la famigliuola? -
e ha sui labbri il suo sorriso blando;

ma piange. Oh: sì: son quello: il tuo Giovanni...
un po' mutato. O madre seppellita,
che gli altri lasci, oggi, per me; parliamo.

Io devo dirti cosa da molti anni
chiusa dentro. E non piangere. La vita
che tu mi desti - o madre, tu ! - non l'amo.




II

Non piangere. È uno sforzo così mesto
viverla senza te questa tua vita!
ad ogni gioia è tanto dolor questo
subito ricordar te, seppellita!

Dai sogni, oh! brevi, della gioia desto
io mi ritrovo a piangere infinita-
mente con te: morire! così presto!
partire, o madre, come sei partita!

Tu non dovevi. Con quelli occhi in pianto!
con quella bimba che parlava appena!
Dovevi, o madre pia, dirlo a Dio padre,

che non potevi; e ti lasciasse; e in tanto
te la guarisse Dio quella tua vena
che ci si ruppe nel tuo cuore, o madre!




III

Non piangere. . . Sarebbe così bello
questo mondo odorato di mistero!
sarebbe la tua via come un sentiero
con l'erba intatta, all'ombra dell'ornello.

E nuova tu saresti anche all'amello,
anche al frullo d'un passero ciarliero!
Ma rasentando il muto cimitero,
ti fermeresti pallida al cancello . . .

E io direi del sonno delle larve
che sognano ali, e delle siepi tetre
ch'hanno nel sonno grappoli di fiori.

Pianger ti lascierei di ciò che sparve;
indi sorrideremmo anche alle pietre
bianche, là, tra cipressi e sicomori.




IV

Ma . . . ma tu piangi come non ti vidi
piangere mai, nel dolce viso attento.
Ma se lo so, con che dolce lamento
chiedevi al cielo e con che fiochi gridi
che ti lasciasse! Quali madri i nidi
lasciano soli pigolare al vento ?
S'era per mamma, t'avrei qui; lo sento:
viva; lo so: perdonami; sorridi.

Ma se lo so: fioccava senza fine;
e tu, tra i ceri, con la morte accanto,
sentendo gli urli della tramontana,
parlavi, ancora, delle due bambine
cui non potevi, non potevi, in tanto,
cucire i piccoli abiti di lana.




V

Ma sì: la vita mia (non piangere!) ora
non è poi tanto sola e tanto nera:
cantò la cingallegra in su l'aurora,
cantava a mezzodì la capinera.

I canarini cantano la sera
per la mia cena piccola e canora:
poi nell'orto vedessi a primavera
come il ciclame e l'ulivella odora!

I gerani vedrai, messi al coperto
dal gelo: qualche foglia ha la cedrina,
ricordi ? l'erba che piaceva a te . . .

Sorridi? a questo sbatter d'usci ? È certo
Ida tua che sfaccenda, oggi, in cucina.
E Maria? Maria prega, oggi, per me.


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