47. In viaggio
Si ferma, e già fischia, ed insieme, tra il ferreo
strepito del treno, si sente una squilla che geme, là da un paesello
sereno, paesello lungo la via: Ave Maria... Un poco, tra
l'ansia crescente della nera vaporiera, l'addio della sera si sente
seguire come una preghiera, seguire il treno che s'avvia: Ave
Maria... E, come se voglia e non voglia, il treno nel partir
vacilla: quel suono ci chiama alla soglia e alla lampada che brilla,
nella casa, ch'è una badia: Ave Maria... Il padre a quel
suono rincasa facendo un passo ad ogni tocco; e subito all'uscio di casa
trova il visino del suo cocco, del più piccino che ci sia... Ave
Maria... Si chiude, la casa; e s'appanna d'un tratto il vocerìo che
c'è; si chiude, ristringe, accapanna, per parlare tra sé e sé; e
saluta la compagnia... Ave Maria... O, tinta d'un lieve rossore,
casina che sorridi al sole! per noi c'è la notte con l'ore lunghe
lunghe, con l'ore sole, con l'ore di malinconia... Ave Maria...
Il treno già vola e ci porta sbuffando l'alito di fuoco; e ancora
nell'aria più smorta ci giunge quell'addio più fioco, dal paese che
fugge via: Ave Maria... E cessa. Ma uno che vuole velar gli
occhi, pensar lontano, tra gemiti e strilli e parole, tra il frastuono
or tremolo or piano, ode il suono che non s'oblia: Ave Maria...
Con l'uomo che va nella notte, tra gli aspri urli, i lunghi racconti
del treno che corre per grotte di monti, sopra lenti ponti, vien
nell'ombrìa la voce pia: Ave Maria...
|