40. La canzone del girarrosto
I Domenica! il dì che a mattina
sorride e sospira al tramonto!... Che ha quella teglia in cucina?
che brontola brontola brontola... E` fuori un frastuono di giuoco,
per casa è un sentore di spigo... Che ha quella pentola al fuoco?
che sfrigola sfrigola sfrigola... E già la massaia ritorna da messa;
così come trovasi adorna, s'appressa: la brage qua copre, là desta,
passando, frr, come in un volo, spargendo un odore di festa,
di nuovo, di tela e giaggiolo.
II La macchina è in punto;
l'agnello nel lungo schidione è già pronto; la teglia è sul chiuso
fornello, che brontola brontola brontola... Ed ecco la macchina parte
da sé, col suo trepido intrigo: la pentola nera è da parte, che
sfrigola sfrigola sfrigola... Ed ecco che scende, che sale, che frulla,
che va con un dondolo eguale di culla. La legna scoppietta; ed un
fioco fragore all'orecchio risuona di qualche invitato, che un poco
s'è fermo su l'uscio, e ragiona.
III E` l'ora, in cucina,
che troppi due sono, ed un solo non basta: si cuoce, tra murmuri e
scoppi, la bionda matassa di pasta. Qua, nella cucina, lo svolo di
piccole grida d'impero; là, in sala, il ronzare, ormai solo, d'un ospite
molto ciarliero. Avanti i suoi ciocchi, senz'ira né pena, la docile
macchina gira serena, qual docile servo, una volta ch'ha inteso, né
altro bisogna: lavora nel mentre che ascolta, lavora nel mentre che
sogna.
IV Va sempre, s'affretta, ch'è l'ora, con una
vertigine molle: con qualche suo fremito incuora la pentola grande che
bolle. E` l'ora: s'affretta, né tace, ché sgrida, rimprovera, accusa,
col suo ticchettìo pertinace, la teglia che brontola chiusa. Campana
lontana si sente sonare. Un'altra con onde più lente, più chiare,
risponde. Ed il piccolo schiavo già stanco, girando bel bello, già
mormora, in tavola! in tavola!, e dondola il suo campanello.
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