39. Primo canto
Quando apparisce l'oro nel grano col verdolino nuovo
dei tralci, e già nell'ore d'ozio il villano sopra una pietra batte le
falci; dall'aie, dalle prode, dal fimo che vaporando sente la state,
voi con la gioia del canto primo, primi galletti, tutti cantate:
Vita da re...! A tutte l'ore gettate all'aria, chi di tra i
solchi, chi di sui rami, la vostra voce stridula e varia, chi, che
ripeta, chi, che richiami. Chi fioco i versi muta e rimuta, chi strilla
quasi lo correggesse: e l'uno dopo l'altro saluta la casa, il sole,
l'ombra, la mèsse: Vita da re...! Galletti arguti, gloria
dell'aia che da due mesi v'ospita e pasce, ora la vostra vecchia
massaia, quando vi sente, pensa alle grasce: quando vi sente, pensa ai
padroni il contadino vostro che miete, e mentre lega manne e covoni,
galletti arguti, con voi ripete: Vita da re...! Quando,
odorati sempre di lolla, lasciate i campi dove nasceste, perché, se
un'aspra mano vi sgrolla, voi vi beccate tra voi le creste? Lunga è la
strada, grave la state, vi stringe il duro cappio di tozzo: voi l'uno
all'altro rimproverate quel vostro canto chiuso nel gozzo: Vita da
re...! Poi nel paese, tra quattro mura, sotto il barlume forse d'un
moggio, nella cucina tacita e scura voi ricordate l'aia ed il poggio;
e mentre tutti dormono, e scialba geme la luce dalle finestre, come
un lamento lungo su l'alba suona l'antico grido silvestre: Vita da
re...!
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