31. La figlia maggiore
Ninnava ai piccini la culla, cuciva ai
fratelli le fasce: non sapeva, madre fanciulla, come si nasce. Nel
cantuccio, zitta, da brava, preparava cercine e telo pei bimbi che mamma
le andava a prendere in cielo. Or cantano i passeri intorno la
piccola croce, in amore... ché lo seppe, misera, un giorno, come si
muore! L'erba è verde, piena di grilli. Non un passo, non una voce
mai. Vivono, loro, tranquilli intorno la croce. Si beccano, s'amano,
pascono, in mezzo a quel pieno di cose e di silenzio, dove il verbasco
fa tra le rose. No, passeri! su le sue zolle, no! non fate tanto
vicino! Là fitto di bianche corolle è il pero e il susino. Andate su
l'albero in fiore che al vento si dondola e culla! Non turbate l'umile
cuore che non sa nulla! Passa il vento come un respiro caldo, lungo,
dolce, che porta su l'alito il polline in giro... sopra la morta.
No, vento d'aprile, no, vento d'amore, no tanto vicino! Là nei campi
bacia il frumento, soffia tra il lino! Fa che venga l'anima ai cardi,
che le viti tengano il raspo: fa che abbiano l'accia, più tardi, il
guindolo e l'aspo! Ma l'erba qui prima del fiore, ma il fiore qui prima
del seme, la frullana taglia, e due ore sibila e freme. Un vecchione
falcia e raduna l'erbe e i fiori di primavera; poi tutto egli brucia,
là, una limpida sera: la sera, una sera di maggio, che s'odono tanti
stornelli di sui gelsi, e sente, il villaggio, di filugelli. Dal
villaggio vedon la fiamma ch'arde sola, rossa, in quel canto: la vedono
gli occhi di mamma pieni di pianto. Oh! piange, ché il vecchio le toglie
qualcosa più che le togliesse: fili d'erba, piccole foglie, povera
mèsse, fioritura, sì, bianca e rossa, della bimba, che non lo sa:
sua sola, laggiù, nella fossa, maternità.
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