29. La bicicletta
I Mi parve d'udir nella siepe la sveglia d'un
querulo implume. Un attimo... Intesi lo strepere cupo del fiume. Mi
parve di scorgere un mare dorato di tremule mèssi. Un battito... Vidi un
filare di neri cipressi. Mi parve di fendere il pianto d'un lungo
corteo di dolore. Un palpito... M'erano accanto le nozze e l'amore.
dlin... dlin... II Ancora echeggiavano i gridi
dell'innominabile folla; che udivo stridire gli acrìdi su l'umida
zolla. Mi disse parole sue brevi qualcuno che arava nel piano: tu,
quando risposi, tenevi la falce alla mano. Io dissi un'alata parola,
fuggevole vergine, a te; la intese una vecchia che sola parlava con
sé. dlin... dlin...
III Mia terra, mia labile strada,
sei tu che trascorri o son io? Che importa? Ch'io venga o tu vada,
non è che un addio! Ma bello è quest'impeto d'ala, ma grata è
l'ebbrezza del giorno. Pur dolce è il riposo... Già cala la notte: io
ritorno. La piccola lampada brilla per mezzo all'oscura città. Più
lenta la piccola squilla dà un palpito, e va... dlin... dlin...
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