Chi ha scolpito un’arpa spezzata sulla mia tomba?
Per voi sono morto, non c’è dubbio. Ma quante arpe e pianoforti
rincordai e tirai e districai per voi,
facendoli melodiosi di nuovo—con o senza il diapason?
Sì, certo! L’arpa deriva dall’orecchio umano, si dice,
ma dov’è l’orecchio che regola la lunghezza delle corde
secondo una magia di numeri che volano più veloci del pensiero
attraverso una porta che si chiude sul vostro muto stupore?
Non c’è orecchio vicino all’orecchio umano, che colga
fra corde e colonne d’aria l’anima del suono?
Io fremo a chiamarlo un diapason che afferra
da lontano onde miste di musica e luce,
l’antenna del Pensiero che ascolta dallo spazio sconfinato.
Certo l’armonia che governò il mio spirito è prova
di un Orecchio che mi accordò, capace di accordarmi
e usarmi ancora se sarò degno dell’uso.
|