Zilpha Marsh

 

Alle quattro sul finire di ottobre
me ne stavo sola nella scuola di campagna
oltre la strada fra i campi spogli,
e un turbine di vento sbatteva le foglie contro i vetri,
e borbottava nella canna della stufa,
che dallo sportello aperto attenuava le ombre
con lo spettrale bagliore di un fuoco morente.
Mi gingillavo con la planchette—
all’improvviso il polso mi divenne inerte,
e la mano cominciò a muoversi rapida sulla lavagna,
finché fu tracciato il nome di «Charles Guiteau»,
che minacciava di materializzarsi davanti a me.
Mi alzai e fuggii dalla stanza senza cappello
nell’oscurità, atterrita dai miei poteri.
Da allora gli spiriti si affollarono—
Chaucer, Cesare, Poe e Marlowe,
Cleopatra e Mrs. Surrat—
dovunque andassi, con messaggi,—
tutte sciocchezze convenne Spoon River.
Vai dicendo assurdità ai bambini, non è vero?
Ma supponete che io veda quel che voi non avete mai visto
e mai udito e per cui non avete parole,
certo che dico cose assurde quando mi chiedete
cos’è che vedo!