Io che curavo la serra,
amavo alberi e fiori,
da vivo guardai spesso quest’olmo ombroso,
ne misurai con l’occhio i rami generosi,
e ascoltai le foglie festose
carezzarsi amorosamente
con dolci sussurri eolii.
E potevano ben farlo:
perché le radici si erano fatte così larghe e profonde
che il suolo della collina, arricchito dalla pioggia
e scaldato dal sole,
nulla tratteneva delle sue virtù,
ma tutte le cedeva alle vigorose radici,
dalle quali erano succhiate e fatte turbinare nel tronco
e poi nei rami, e nelle foglie,
da cui la brezza traeva vita e cantava.
Ora io, abitatore sotterraneo della terra, vedo
che i rami di un albero
non sono più ampi delle radici.
E come potrebbe l’anima d’un uomo
essere più grande della vita che ha vissuto?
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