Alla finestra della vecchia casa
appollaiata sulla vetta, che domina per miglia la vallata,
cessati i giorni della fatica, assistendo inerte al declino della vita,
giorno dopo giorno frugai nella memoria,
come chi scruta nel globo di cristallo d’una maga,
e vidi le figure del passato,
come in un corteo riflesso da un sogno luminoso,
muoversi attraverso l’incredibile sfera del tempo.
E vidi un uomo levarsi dalla terra come un gigante di fiaba
e slanciarsi incontro a un destino immortale,
capitano di grandi eserciti, capo della repubblica,
unendo insieme nel ditirambo di un canto rigeneratore
le epiche speranze di un popolo;
e al tempo stesso Vulcano di fuochi sovrani,
alla cui fiamma spade e scudi imperituri erano forgiati
da spiriti temprati in cielo.
Guardate nel cristallo! Eccolo che si affretta
al luogo in cui il suo cammino s’incontra col cammino
di un figlio di Plutarco e di Shakespeare!
O Lincoln, attore davvero, che ben recitasti la parte,
e Booth, che da mimo facesti il tuo ingresso nella tragedia,
più e più volte vi ho visto,
mentre i corvi gracchianti volavano verso il bosco
sopra il mio tetto in tramonti solenni,
là alla finestra, solo.
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