Edith Conant

 

Noi aleggiamo in questo luogo—noi, le memorie,
e ci copriamo gli occhi per timore di leggere:
«17 giugno 1884, all’età di 21 anni e 3 giorni».
E tutto è cambiato.
E noi—noi, le memorie, restiamo qui sole,
perché nessun occhio s’accorge di noi, né saprebbe perché siamo qui.
Tuo marito è morto, tua sorella vive lontano,
tuo padre è curvo per gli anni,
ti ha dimenticato, esce poco di casa
ormai.
Nessuno ricorda il tuo volto dolcissimo,
la tua voce melodiosa!
Come cantavi, persino il mattino che sei stata colpita,
con acuta dolcezza, con dolore penetrante,
prima della venuta del figlio che è morto con te.
Tutto è dimenticato, tranne che da noi, le memorie,
che siamo dimenticate dal mondo.
Tutto è cambiato, tranne il fiume e la collina—
anche loro sono cambiati.
Soltanto il sole ardente e le stelle quiete sono le stesse.
E noi—noi, le memorie, restiamo qui sgomente,
gli occhi chiusi per la stanchezza del pianto—
in una stanchezza infinita!