Ida Frickey


Niente della vita ci è estraneo:
ero una ragazza di Summum senza una lira,
scesa dal treno una mattina a Spoon River.
Le case mi si paravano davanti con le porte chiuse
le tende tirate—ero esclusa;
non avevo posto né parte in nessuna di esse.
E oltrepassai la vecchia villa dei McNeely,
un castello di pietra fra sentieri e giardini,
operai di guardia tutt’intorno,
con la protezione della contea e dello stato
per il suo grandioso padrone, pieno d’orgoglio.
Ero così affamata che ebbi una visione:
vidi un paio di forbici giganti
calare dal cielo, come il braccio di una benna,
e fendere in due la casa come un sipario.
Ma al «Commercial» vidi un uomo,
che mi fece l’occhietto mentre chiedevo lavoro—
era il figlio di Wash McNeely.
Si rivelò l’anello della catena che mi legittimò
proprietaria di metà della villa,
grazie a una causa per mancata promessa di matrimonio—le forbici.
Vedete, dunque, quella casa, dal giorno che sono nata,
non aspettava che me.