Il direttore Whedón |
Saper vedere ogni aspetto d'ogni problema, dar ragione a tutti, essere tutto, non essere nulla a lungo; pervertire la verità, strumentalizzarla, sfruttare i grandi sentimenti e le passioni della famiglia umana per bassi scopi, per fini astuti, indossare una maschera come gli attori greci - il tuo quotidiano di otto pagine- dietro cui ti nascondi, strillando nel megafono dei caratteri cubitali: "Sono io il gigante". E quindi vivere anche la vita di un ladruncolo, avvelenato dalle parole anonime di un' amica segreta. Per danaro insabbiare uno scandalo o divulgarlo ai quattro venti per vendetta, o per vendere il giornale, distruggendo reputazioni, o corpi, se necessario, vincere a ogni costo, salvo la vita. Gloriarsi di un potere demoniaco, minare la civiltà, come un ragazzo paranoico mette un tronco sulle rotaie e fa deragliare il rapido. Essere un direttore, com'ero io. Poi giacere qui accanto al fiume sopra il punto dove scorre la fogna del villaggio, e scaricano barattoli vuoti e immondizie, e nascondono gli aborti. |