Il direttore Whedón



Saper vedere ogni aspetto d'ogni problema, 
dar ragione a tutti, essere tutto, non essere nulla a lungo;
pervertire la verità, strumentalizzarla, 
sfruttare i grandi sentimenti e le passioni della famiglia umana 
per bassi scopi, per fini astuti, 
indossare una maschera come gli attori greci -
il tuo quotidiano di otto pagine- dietro cui ti nascondi,
strillando nel megafono dei caratteri cubitali:
"Sono io il gigante".
E quindi vivere anche la vita di un ladruncolo, 
avvelenato dalle parole anonime
di un' amica segreta.
Per danaro insabbiare uno scandalo 
o divulgarlo ai quattro venti per vendetta, 
o per vendere il giornale, 
distruggendo reputazioni, o corpi, se necessario, 
vincere a ogni costo, salvo la vita. 
Gloriarsi di un potere demoniaco, minare la civiltà, 
come un ragazzo paranoico mette un tronco sulle rotaie
e fa deragliare il rapido. 
Essere un direttore, com'ero io. 
Poi giacere qui accanto al fiume sopra il punto 
dove scorre la fogna del villaggio,
e scaricano barattoli vuoti e immondizie,
e nascondono gli aborti.