Georgine Sand Miner |
Una matrigna mi cacciò di casa, inasprendomi. Un donnaiolo fannullone e dilettante mi prese la virtù. Fui la sua amante per anni - non lo sapeva nessuno. Da lui imparai quell'astuzia parassita con cui stavo a mio agio coi bulli, come una pulce addosso a un cane. Per tanto tempo non feci altro che essere «in intimità» con diversi uomini. Poi mi misi con Daniel, il radicale, per anni. Sua sorella diceva che ero la sua amante; e Daniel mi scrisse: «Parola infame, che, sporca il nostro grande amore!». Ma la mia rabbia s'attorse in spire, affilando i denti. Poi fu la volta della mia arnica lesbica. Odiava la sorella di Daniel. E Daniel detestava quel nanerottolo del marito. E lei ci vide l'occasione per una stoccata velenosa: avrei voluto lamentarmi con la moglie di Daniel della corte che lui mi faceva! Ma prima gli chiesi di fuggire a Londra con me. «Perché non restiamo in città come al solito?» disse lui. Allora lavorai sott'acqua e mi vendicai del suo rifiuto tra le braccia del mio amico dilettante. Poi di nuovo a galla, con la lettera di Daniel per provare che il mio onore era intatto, mostrandola a sua moglie, alla mia arnica lesbica e a tutti quanti. Se solo Daniel m'avesse ammazzata con un colpo! invece di strapparmi di dosso le menzogne, puttana nel corpo e nell'anima! |