Dora Williams |
Quando Reuben Pantier scappò via piantandomi in asso andai a Springfield. Lì incontrai un debosciato, suo padre morto da poco gli aveva lasciato una fortuna. Era ubriaco quando mi sposò. La mia vita fu un inferno. Passò un anno e un bel giorno lo trovarono morto. Così diventai ricca. Me ne andai a Chicago. Dopo un po' conobbi Tyler Rountree, canaglia. Me ne andai a New York. Un magnate coi capelli grigi fece follie per me-e così altri soldi. Una notte mi morì proprio fra le braccia, capite. (Dopo me la sono rivista per anni quella faccia violacea.) Ci fu quasi uno scandalo. Me ne andai via, questa volta a Parigi. Ero ormai una donna, insidiosa, scaltra, esperta del mondo e ricca. Il mio bell'appartamento vicino agli Champs-Elysées divenne il ritrovo d'un mucchio di gente, musicisti, poeti, dandies, artisti, nobili, parlavano francese e tedesco, italiano, inglese. Sposai il conte Navigato, di origine genovese. Andammo a Roma. Mi avvelenò, credo. Ora nel Campo Santo che guarda il mare dove il giovane Colombo sognò nuovi mondi, ecco cos'hanno scritto: «Contessa Navigato implora eterna quiete». |