Charles

 Baudelaire

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LE CHAT

 

 

Vieni sul mio cuore innamorato, mio bel gatto:

trattieni gli artigli della zampa,

e lasciami sprofondare nei tuoi occhi belli

misti d'agata e metallo.

 

Come s'inebria di piacere la mia mano

palpando il tuo elettrico corpo

con le dita che tranquille ti accarezzano

la testa e il dorso elastico!

 

E penso alla mia donna, a quel suo sguardo

come il tuo, amabile bestia,

freddo e profondo che taglia e fende come freccia,

 

e a quell'aria, a quel profumo

che pericoloso fluttua sul suo corpo

dai piedi su fino alla testa!

 

 

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L'HEAUTONTIMORUMENOS

 

 

 

Ti colpirò senza collera

né odio, come un beccaio,

come Mosè la roccia!

Farò scaturire acque

 

di dolore dalla tua palpebra

per abbeverare il mio Sahara!

Il mio desiderio gonfio di speranza

nuoterà sulle tue lacrime salate

 

come un vascello verso il largo!

E come rulli di tamburi nella carica

echeggeranno i tuoi cari singhiozzi

nel cuore ubriaco!

 

Non sono io forse un falso accordo

nella divina sinfonia,

grazie all'Ironia vorace

che mi scuote e morde?

 

Sta nella mia voce, la strillona!

E' tutto il mio sangue, quel nero veleno!

Sono lo specchio sinistro

Dove si guarda la megera!

 

Sono la piaga e il coltello!

Sono lo schiaffo e la guancia!

Sono le membra e la ruota,

la vittima e il carnefice!

 

Sono il vampiro del mio cuore,

-uno di quei grandi abbandonati,

condannati al riso eterno

che più non possono sorridere!

 

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IL LETE

 

Qua, sul mio cuore, anima crudele e fiera,

tigre adorata, mostro dall'aria indolente!

Immergerò a lungo le dita tremanti

nel folto della tua folta chioma,

 

seppellirò la mia testa indolenzita

sotto la gonna impregnata del tuo odore,

respirerò come un fiore appassito

il dolce tanfo del mio defunto amore!

 

A dormire! Altro che vivere, a dormire!

In un sonno dolce da morire

sai, senza rimorso, che scarica di baci

sul tuo bel corpo terso come il rame!

 

Ci vuole l'abisso del tuo letto

per inghiottire placati i miei singhiozzi!

Sulla tua bocca c'è l'oblio potente!

Nei tuoi baci scorre il Lete!

 

Questo desiderio è ormai la mia delizia:

gli obbedirò come un predestinato.

E allora, via ad affogare il mio rancore

di docile martire ed innocente condannato!

 

Il supplizio darà forza alla mia fede!

Via a succhiare il nepente e la buona cicuta

dalle punte graziose del tuo seno eretto

che non ha mai imprigionato un cuore!

 

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A UNA PASSANTE

 

La via assordante strepitava intorno a me.

Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore

immenso, passò sollevando e agitando

con mano fastosa il pizzo e l'orlo della sua gonna,

 

agile e nobile con la sua gamba di statua.

Ed io, proteso, come folle, bevevo

la bellezza affascinante e la bellezza che uccide

nel suo occhio, livido cielo dove cova l'uragano.

 

Un lampo...poi la notte! - bellezza fuggitiva

dallo sguardo che m'ha fatto subito rinascere,

ti rivedrò solo nell'eternità?

 

Altrove, assai lontano di qui! Troppo tardi! Forse mai!

Perché ignoro dove fuggi, né tu sai dove vado,

tu che avrei amata, tu che lo sapevi!

 

 

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BENEDICTION

 

Quando, per decreto di potenze superiori,

il Poeta appare in questo mondo di noia,

 sua madre spaventata e bestemmiando

stringe i pugni a Dio che ne ha pietà:

 

<< Avessi partorito un groviglio di vipere,

piuttosto che nutrire questa derisione!

Maledetta la notte degli effimeri piaceri

quando il mio ventre concepì quest’espiazione!

 

Poiché mi hai scelta fra tutte le donne

per essere disgusto del mio triste marito,

e non posso gettare questo aborto di natura,

come un biglietto d'amore tra le fiamme

 

farò rimbalzare il tuo odio che mi opprime

sullo strumento maledetto delle tue malvagità,

 e torcerò a tal punto quest'albero spregevole

che non potrà più germogliare la sua peste! >>

 

Cosi inghiotte la schiuma del suo odio

e lei, che non comprende i disegni eterni,

 lei stessa prepara in fondo alla Geenna

i roghi consacrati ai crimini materni.

 

Pure, sotto la tutela invisibile d'un Angelo,

s'inebria di sole quel Figlio ripudiato

e in tutto ciò che beve e mangia

 ritrova l'ambrosia e il nettare vermiglio.

 

Gioca col vento, parla con le nuvole,

e cantando s'inebria del calvario;

e lo Spirito, che lo segue in quel pellegrinaggio,

piange nel vederlo gaio come uccel di bosco

 

L'osservano con timore quelli che vuole amare,

oppure, arditi per la sua tranquillità,

 ai divertono a strappargli un lamento

e provano la loro ferocia su di lui.

 

Mischiano cenere e  impuri sputi

nel pane c nel vino destinati alla sua bocca,

buttano con ipocrisia ciò che egli tocca,

e si accusano di aver messo i piedi sui suoi passi.

 

Grida sulla pubblica piazza la sua donna:

<< Mi trova tanto bella da adorarmi,

per cui farò il mestiere degli antichi idoli,

diventerò d'oro come quelli un tempo;

 

m'ubriacherò di nardo, incenso, e mirra,

 di genuflessioni, di carni e di vini,

per sapere se posso usurpare, tra le risa,

gli omaggi divini d'un cuore che m'ammira!

 

E quando m'annoierò dell'empia farsa,

 poserò la mano esile e forte su di lui;

 le mie unghie, come unghie, delle arpie,

sapranno aprirsi un varco nel suo cuore!

 

Come un tremulo uccellino palpitante,

gli strapperò dal petto il cuore rosso

e, per saziare la mia bestia favorita,

lo getterò per terra con disprezzo! >>

 

Serene, il poeta alza le braccia ai Cielo,

dove il suo occhio vede un trono splendido

e i vasti lampi del suo spirito lucido

gli celano la vista di popoli furiosi:

 

<< Benedetto Dio, che doni sofferenza

come divino rimedio alle nostre impurità

e come migliore e più pura essenza

 per disporre i forti alle sante voluttà!

 

Lo so che al poeta tu conservi un posto

tra le schiere beate delle legioni sante,

e che l'inviti a quella festa eterna

di Troni, Virtù e Dominazioni.

 

Lo so che il dolore è la sola nobiltà

che mai terra o inferno morderanno,

e che occorrono tutti i tempi e gli universi

 per intrecciare la mia mistica corona.

 

Ma non basterebbero le perdute gioie

dell'antica Palmira, i metalli ignoti,

le perle del mare dalla tuo mano incastonati

per quel bel diadema chiaro e sfolgorante;

 

perché sarà fatto di solo luce pura,

 attinta al fuoco santo dei raggi primitivi

e al confronto occhi mortali di massimo splendore

non sono altro che piangenti e oscuri specchi! >>

 

 

C.Baudelaire

 

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IL VINO DEGLI AMANTI

 

Oggi che splendido lo spazio!

Via verso un cielo fantastico e divino,

in groppa al vino,

senza morso né speroni, a briglia sciolta!

 

Via come due angeli torturati

da un implacabile delirio,

lontano la verso il miraggio

nell'azzurro cristallo del mattino!

 

Sorella mia, culliamoci

all'ala del cerebrale vortice!

Nuotiamo fianco a fianco

 

In un delirio parallelo!

Fuggiamo senza tregua né riposo

verso il paradiso dei miei sogni!

 CHARLES BAUDELAIRE

 

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