Proverbi del contado milanese (raccolti a Buscate)

(con l'asterisco modi di dire o altro)



A févra da nascundun la vèn föa in sul musun

Una febbre nascosta affiora sempre sulla faccia.

Difficile dissimulare una malattia, ti si legge in volto. Lombroso non avrebbe nulla da ridire...


A fò l'osti e a cercò-sü l'é un misté da dasméti pü

Far l'oste ed il mendicante sono lavori inesauribili e redditizi.


A légua šènša cur la sa ciopa tüti i ur

La lepre si prende senza correre a tutte le ore.

Non c'è velocità che batta la pazienza.


A lèngua l'ha g'ho minga d'óss, ma la fò rumpi i óss

La lingua non ha osso, ma fa rompere le ossa.

Ne uccide di più la lingua della spada.


*A Pasquéta paegia a furtò e pö sa solta cont'a corda

A Pasquetta prepara la frittata e poi si salta con la corda

La frittata era opera d'arte prodotta spesso con molte decine di uova a formare una torta alta una spanna... Dopo simile prova era indispensabile il salto con la corda...


Al vör nos cun sü i scorpi

Vuol nascere con le scarpe

Patimenti di primipare in ritardo sulla nascita del figlio.


A Madona da sciöa (2/2) de l'inverno a semm föa, ma sal piö o al tia vèntu in invernu a turnan dèntu

La Madonna di sciöa dall'inverno siamo fuori, ma se piove e tira vento nell'inverno torniamo dentro.

Previsioni meteo d'altri tempi con inevitabili battute sul tempo di una volta che , chissà perché, è sempre diverso da quello odierno.


*Ando a vigna a spaiò (diradare dopo la semina e la prima nascita) ul maagun

Andare alla vigna (vigna=campo, vedi oltre) a spaiare il granoturco.

Lavori agricoli che non esistono più: oggi il granturco nasce allineato e dritto come in serra...


A ölti a trópa cunfidènsa la fò pèrdi a riverensa

La troppa confidenza fa perdere il rispetto


A San Bios (3/2) gha géa a guta sutu al nòs

A San Biagio gela la goccia sotto al naso


A San Marten (11/11) ul mustu al diènta vèn

A San Martino il mosto diventa vino.

E' anche tempo di rinnovo di contratti agricoli e di traslochi. Dolori per il villano che doveva sopportare le angherie dei proprietari e subire oltre ai contratti anche gli appendizzi (giornate aggiuntive di lavoro gratis per il proprietario). Non rimaneva che la consolazione di un sorso al Circolo...


A San Pédar (29/6) tòia ul gron

A San Pietro taglia il grano


A San Sebastian sa vå ancamó in léci cun ul fögu in man (con lo scaldino se è luna di Gennaio)

San Sebastiano si va ancora a letto con lo scaldino

La termocoperta dei poveri.


A San Sebastian cun i viör in man (se la luna è di Febbraio)

San Sebastiano con le viole in mano


A San Vitur (8/5) tia-föa ul gipun cun unur

A San Vittore togli la maglia di lana dell'inverno con onore.

Era evidentemente un disonore essere freddolosi e concedersi la maglia di lana oltre Maggio


Al vör püsé un andò che cèntu andèm

Vale di più un andare che cento andiamo.

Fiducia nella volontà personale e meno in quella collettiva: individualismo contadino, ma anche spirito di avventura ed iniziativa


April una guta tuti i dì

Aprile una goccia tutti i giorni.

Speranza meteo di contadino


*Bé un bal bicér da Baragiö ca tacan nü i muschi d'astò

Bere un bicchiere di Baragiö d'inverno non fa attaccare le mosche d'estate. Il Baragiö era una specie di Novello d'altri tempi che doveva essere bevuto subito perché non sopportava l'invecchiamento.

Forse le mosche non si attaccavano, ma quel vino aspro e ricco di tannino da bersi in fretta perché non sopportava stagionatura, certo non faceva bene...


Beata chéla dona che a prima l'é una tusa

Beata quella donna che la primogenita è una bambina


Beatu chél mórtu cal piö sul sö córpu

Beato quel morto sul quale piove durante il funerale.

Lacrime umane e meteorologia.


Brüt in fassa bal (bèl) in piassa

Brutto in fasce bello in piazza.

Speranza di mamma di fronte a creature nate brutte: 'O scarrafone lombardo...


Che vita l'é moi aveghi ul murus e vidél moi

Che vita è mai aver l'innamorato e non vederlo mai.

Interrogativo di tante coppie di "morosi" lontani. Non si pensi ad una realtà contadina immobile: il lavoro stagionale era ampiamente praticato nelle nostre campagne (si andava a mondare il riso nel novarese e vigevanese). Ma vi era anche l'emigrazione stagionale verso la Francia o per le grandi opere pubbliche (la costruzione del porto di La Spezia, il Gottardo ed il Sempione ecc).


Chi beve in quela tasa diventa di quela rasa

Chi beve in quella tazza, diventa di quella razza.

Chi va con lo zoppo... anzi il bere nella tazza è qualcosa di ancor più intimo...


Chi cunsèrva par duman cunsèrva par ul can

Chi conserva per domani conserva per il cane

Un invito a godersi i pochi guadagni senza pensare alla vecchiaia. Carpe diem...


Chi gh'ho l'omm gh'ha'l Domm: a crédan da tucå ul ciél cun un dì invéci al tucan nü nanca

cunt'una partiga

Chi ha l'uomo ha il Duomo: credono di toccare il cielo con un dito, ma non lo toccano neanche con una pertica

Un contentino per gli uomini che escono male da questi proverbi... In realtà nella casa la padrona è e rimane la Masèra.


Chi gha voltan ul cü (ul cö all'oratorio) a Milan gha volta ul cü al pan

Chi volta il culo (la testa all'oratorio) a Milano lo volta al pane


Chi ghé bun nü da taiò i ungi da tul do i mann, inn nanca bun da guadagnos ul pan

Chi non riesce a tagliarsi le unghie da tutte e due le mani, non sarà buone nemmeno di guadagnarsi il pane.

Prove d'abilità manuali.


Chi l'é bun nü par ul ré, l'é nanca bun da tö mié

Chi non è abile per il re, non è buono nemmeno di prendere moglie

La virilità, si sa, è prerogativa del soldato… E chi non è buono per fare il soldato…


Còrni saòo par scödi a sédi

Carne salata per scuotere la sete


Cunfasos e mòi emendos l'é una vita da disperò

Confessarsi e mai pentirsi è vita da disperati


Custüma ul cü intóntu ca l'é daparlü (proverbio attribuito a padre Masseo)

Sistema il culo intanto che sei da solo


Da chi segnò da Diu gha vör fò trii poss indriu

Da quelli segnati da Dio bisogna allontanarsi tre passi

La deformità fisica come segno della disgrazia divina.


Da fiö sa nòs, da fiö sa mör

Bambini si nasce, bambini si muore

Tenerissimo proverbio che accomuna la fragilità dell'infanzia con quella della vecchiaia


*Fo nü ul pos püsé lungu da a gomba

Non fare il passo più lungo della gamba


Ga ör malos par guarì

Bisogna ammalarsi per guarire


Genor al fò ul punti Fébror al rumpi

Gennaio fa il ponte, Febbraio lo rompe (ci si riferisce al ghiaccio)

Quando le pozzanghere si stanno gelando si dice che è carpioo


Gh'éa lö un binis su a credènsa, gh'é pasòo un ratin gh'à föi a riverènsa

C'era un confetto sulla credenza, è passato un topolino e gli ha fatto la riverenza


*Gh'é gió una scigå d'infèrnu

C'è giù una nebbia d'inferno


Giugn a fólcia in pugn

Giugno la falce in pugno


I oman, i asniti e i pulun inn trii cuiun

Gli uomini, gli asini ed i tacchini sono tre coglioni

Accostare gli uomini a due animali che nell'accezione popolare sono considerati uno infaticabile (ma stupido) l'altro tronfio (ma buono per il forno) certo non è una bella pubblicità. Le donne graffiano anche con i proverbi.


In manconsa di cavoi ghé i osin

In mancanza di cavalli son buoni anche gli asini

Viva l'adattamento


In tèmpu da guara inn püsé bol che tara

In tempo di guerra sono di più le palle che la terra


Inn asée trée o quotar donn par fò ul marcò da Saronn. Se póo té meti insèma una gaina al düa fin'a matina

Sono sufficienti tre o quattro donne per fare il mercato di Saronno. Se poi aggiungi una gallina dura fino alla mattina

Rivincita degli uomini con accostamanto animalesco...


Inn dumò i marli ca rastan négar

Sono soltanto i merli che restano neri. C'è la favola del merlo che era bianco, ma nascostosi nel camino per il gran freddo è diventato nero


La porla pócu , ma la gnuca bèn

Parla poco, ma ragiona bene


L'ha fòi spoll da murné

Ha fatto spallucce

Il mugnaio, per motivi professionali, deve avere buone spalle per il trasporto dei sacchi ed una suo cenno è sicuramente più significativo


L'omm l'é cum ul can : o ta mordi incö o ta mordi duman

L'uomo è come il cane: o ti morde oggi o domani

Homo hominis lupo

*L'ultim Giuidì dul més (da Genòr) l'é ul Scianè : sa mongia ul risotu cunt'a luganiga

L'ultimo Giovedì del mese di Gennaio è il Scianè: si mangia il risotto con la salciccia.

La salciccia a dir la verità era un pezzo così piccolo che veniva sbriciolato nel risotto ad arte dalla masèra facendo credere a tutti di essere stato il fortunato ad averlo mangiato.


Lüi a tara la büi

Luglio la terra bolle


Mariéta ritié i óchi c'a l'é una sia gròma

Marietta ritira le oche che è una sera grama.

Frase detta dall'uomo ubriaco al ritorno dal Circolo all'indirizzo della moglie per prepararla al peggio.


*Mògg l'é ul més da a Madona

Maggio è il mese della Madonna


Natol al sóo Carnevòl al fögu

Natale al sole, Carnevale al fuoco


Natol ul sbogg d'ul gol

Natale lo sbadiglio di un gallo

Le giornate cominciano ad allungarsi dopo il solstizio d'inverno


Oli e sòo l'é a marcansia di reol

Olio e sale sono mercanzia reale

Due degli alimenti più preziosi della casa, custoditi come reliquie e la cui perdita (per disgraziata caduta) è considerata foriera di guai.


Oria da fesura a porta a sepoltura

Spiffero d'aria porta alla morte. Una semplice polmonite era malattia senza speranza


*Paegia i mursóchi da méti in da stüa

Prepara i ciocchi delle pannocchie di granturco per la stufa.

Dopo aver sgranato a mano le pannocchie rimaste appese per tutta l'estate in bei grappoli nella parte più soleggiata del ballatoio, non rimane che recuperare anche il ciocco che non ha un gran potere energetico, ma tutto era buono nell'economia di sussistenza delle nostre campagne...


Pan da trii dì, vèn da trii onn, sa scompa cent'onn

Pane di tre giorni, vino di tre anni, si scampa cent'anni


Par ul magèncu guorda ul tèmpu

Per raccogliere il maggenco (qualità di grano precoce che matura a Maggio) guarda il tempo


Par ul quartiö få ma té pö

Per il quartiö fa come puoi

E' l'ultimo taglio d'erba prima dell'inverno e bisogna raccoglierlo tempo permettendo cercando di non farlo marcire nel campo


Pasquéta (6/1) un'uéta, Sant'Antonî (17/1) un'ua buna

Epifania un'oretta (di sole), Sant'Antonio un'ora buona


Pecò cunfasòo l'é més perdunòo

Peccato confessato è mezzo perdonato


Pian pian a van a cò sua

Pian piano vanno a casa sua


Quan che a légua l'é in pé tut i can gha curan a drée

Quando la lepre è in piedi tutti i cani la rincorrono


*Quan gha vignéa cò ul rigiö da a vigna beea a mariéta frésca

Quando tornava il capo famiglia dalla vigna beveva la marietta fresca (acqua con un dito di vino)

Per i nostri anziani ancora oggi la campagna è la vigna anche se dalla fine del secolo scorso la fillossera ha distrutto tutte le vigne e si trova ormai solo qualche filare di uva americana e qualche toppia nei cortili. Nei boschi del Vigneto ancora oggi si può trovare traccia di qualche filare e del contenitore del verderame.


Quan gha suna misdì imbruiòo a stimona l'é pasòo

Quando suona mezzogiorno a distesa la settimana è passata


Quandu ul sóo al guorda indrée ghé oqua dadrée di pée

Quando il sole guarda indietro c'è acqua dietro ai piedi


Quondu a balsona la tuca i pée sa impora a caminò

Quando la balza del vestito tocca i piedi si impara a camminare


Quondu gha na pödu pü, ma rivolgu al bun Gésü

Quando non ne posso più, mi rivolgo al buon Gesù


Quondu ul corpu al sa früsta , l'anima la sa giüsta

Quando il corpo si frusta, l'anima si aggiusta


*Ragordas d'andò a prucesiun da a Madona dul Carman (16/7)

Ricordati d'andare alla processione della Madonna del Carmine.

Processione di grande importanza civile e religiosa per il piccolo borgo di Buscate: tutte le case provvedevano a pulire la propria porzione di strada e si allineavano vasi di fiori e lumini (più tardi luci colorate) per abbellire le vie del passaggio. Prima della statua della madonna le Figlie di Maria con l'abito bianco e la fascia azzurra. Poi il Curato con i paramenti delle grandi feste. Poi le prime file della processione erano riservate alle autorità del paese (Sindaco, Medico condotto, notabili...) che camminavano al centro della strada mentre poi la processione si snodava in due file di bambini, poi di donne ed infine di uomini.


*Ragordas da paagiò ul stuò da San Moval

Ricordati di preparare lo stufato di San Mauro.

L'unica occasione di mangiare la carne per la maggioranza delle famiglie contadine. Lo stufato avanzato veniva tenuto sulla finestra per mantenerlo al fresco. Doveva essere consumato e gustato per molti giorni...


S'al piö ul dì da a Scènsa par quaronta dì nun sem sensa

Se piove il giorno dell'Ascensione per quaranta dì non siamo senza


S'al piö ul dì da Ascensiun (28/5) par quaronta dì g'han bagnò i culsun

Se piove il giorno dell'Ascensione per quaranta giorni abbiamo i calzoni bagnati


Sa ghé ul trun prima dul sciòtu l'é un onn bunn

Se viene prima il tuono del rospo è un anno buono


*Sa té ör murusö una quoi tusona, vò a fasta dul Sasen (4/10)

Se vuoi fidanzarti con una ragazza, và alla festa del Sassolino

La processione che aveva per méta la chiesa di Santa Maria si svolgeva con le stesse modalità dell'altra processione della Madonna del Carmine. Al termine veniva fatta baciare la reliquia conservata nella chiesa. Nel tragitto i giovanotti che si assiepavano ai lati della processione buttavano una piccola pietra alla ragazza che avevano scelto quale fidanzata. Una forma di corteggiamento molto arcaica.


Sal piö a Stimona Sònta par tutu u onn sa cònta

Se piove la settimana Santa per tutto l'anno si canta


San Barnardu (20/8) l'é buna ma l'é tòrdu

San Bernardo è buona ma è tardi


San Bartulumé (24/8) l'é buna da lavò i pée

San Bartolomeo è buona (l'acqua) per lavarsi i piedi.

Ormai la stagione agricola volge alla fine e l'acqua invocata nei mesi precedenti è ora inutile.


San Bios (3/2) prutetur da a gua e dul nos

San Biagio protettore della gola e del naso


San Marsal (16/1), Sant'Antonî (17/1) e San Moval (15/1) i trii marcònti da a née

San Marcello, Sant'Antonio e San Mauro i tre mercanti della neve

San Mauro in particolare, essendo il patrono di Buscate, è il Santo più acclamato. Nel suo giorno è tradizione il mercato davanti alla chiesa parrocchiale dei venditori di file di castagne affumicate e di dolci.


Sant'Agnés (21/1) gha cur a lisàrta par a scés

Sant'Agnese corre la lucertola per la siepe


Sant'Ona (26/7) gha cur u òqua par a piòna

Sant'Anna corre l'acqua per la pianura


Sant'Antonï pién da virtù, femi truö ch'el c'ò pardü

Cantilena per ritrovare una cosa che si è persa e sta proprio sotto i nostri occhi


Se a Quaresima a ciopa trii més, sa fò a roba anca sui scés

Se la Quaresima prende tre mesi, si fa la roba anche sulle siepi

Annuncio di abbondanza di raccolti...


Se ul tampuol al vegn da a muntogna, ciopa a sòpa e vò in campogna

Se il temporale viene dalla montagna, prendi la zappa e va in campagna


Se ul tampuol al vegn da a culina, ciopa a sòpa e vò in cantina

Se il temporale viene dalla collina, prendi la zappa e va in cantina


Se ul tampuol al vegn dul Baragiö, oqua a brasciö

Se il temporale viene dal Baragiö, acqua a catinelle


Setembar Setembrin l'é ul més ca sa fò ul vèn

Settembre Settembrino è il mese del vino


*S-gicarlin dem dem, a Buscòo sèm sèm, si sü tüc si sü tüc (alla partenza del Gamba de lègn)

S-gicarlin andiamo andiamo, a Buscate siamo siamo, siete saliti tutti?

Il mitico Gamba di lègn è stato il mezzo più importante di trasporto con Milano con le caratteristiche di un omnibus (velocità moderata, passaggio per le strade senza una delimitazione del percorso).


Suchi e melun a sua stagiun

Zucche e meloni alla sua stagione


*Sun diantòo intréga m'el lòo

Sono diventata impacciata come il lupo


Suta i caldon gh'é a dona sona

Sotto le caldane c'è la donna sana


Tampuòl da a matina par tütu ul dì al tampina

Temporale alla mattina per tutto il giorno ti tampina (segue)


Té sé curgiaé quondu che té a impianì a büsera da a sòo

Te ne accorgerai quando dovrai riempire la büsera (piccolo contenitore in legno con il coperchio apribile) per il sale.

Minaccia benevola che ricordava le fatiche di tirare avanti una famiglia.


Ton t'onn e ton més u oqua la vò al sóo paes

Tanti anni e tanti mesi l'acqua va al suo paese

Tanto fai, tanto giri, poi finisci dove sei nato. Un senso circolare della vita tipico dei contadini legati com'erano alle stagioni.


Tromba di culo sanità di corpo: se no g'avevo il mio culo s'ero già morto

Scorreggia salute di corpo: se non avevo il mio culo ero già morto


Tusa d'astö, diarea d'invèrnu sa pö cantò ul Requiemeternu

Tosse d'estate, diarrea d'inverno si può cantare il Requiem Eterno

Sintomatologia spicciola.


Tüti i s-ciópi ghan a sua mìa

Tutti gli schioppi hanno la loro mira


Ul dioval in cardènsa ch'el cal fö al pènsa

Il Diavolo nella credenza quello che fa pensa


Ul léciu l'é un gran pròo: se sa vå nü a durmì sa vå a ripusò

Il letto è un grande prato: se non si va a dormire si va a riposare

Leggero e malizioso il sottinteso, il massimo concesso dal rigido controllo sociale della corte.


Ul pann di oll al g'ho sal crusti

Il pane degli altri ha sette croste

Il lavoro che produce ricchezza per gli altri (pane) è quello più duro


Ul tortu l'é un gran bal giuin che nisson voran spusò

Il torto è un gran bel giovine che nessuno vuole sposare

Uno dei proverbi più transciant di questa raccolta. L'avere torto in qualche modo è un abbaglio della ragione come l'innamoramento di un bel giovine. Ma quando ci si accorge non è troppo tardi per fare un passo indietro, ricredersi e non volerlo sposare...


Ul tról tiò al s-ciòta

Il troppo tirare spezza


Ul Vilurés al vör un mórtu al més

Il Villoresi vuole un morto al mese.

Tragico destino di un Canale che attraversa tranquillo i nostri paesi e che attira nelle sue acque anime perse e disperate.


Un patar par chi pöor suldò ch'inn lò in guara a s-giacò bol da chi e da lò

Una preghiera per quei soldati che sono in guerra a buttar palle di quà e di là


Ustan mèna i man

Agosto mena le mani (lavora)


Ustu giö ul sóo l'é un buscu

Ad Agosto giù il sole ed è notte (buscu=bosco)




venerdì 26 febbraio 1999



Bibliografia


Anna Maria Antoni e Carlo Lapucci, I proverbi dei mesi, Cappelli, 1975

Nino Jomini, Un quaicóss da salvà, il Papiro Editore, 1995

Riccardo Schwamenthal e Michele Straniero, Dizionario dei proverbi, Rizzoli, 1991