(GRTV) L'8 agosto 1956 la tragedia che segnò uno dei
momenti più dolorosi della storia dell'emigrazione italiana.
A Marcinelle, in Belgio, 262 lavoratori, di cui 136 italiani
emigrati da varie regioni del nostro Paese, in particolare dalla
Calabria e dall'Abruzzo, persero la vita in una miniera.
L'allora
Presidente della Repubblica Giovanni Leone, nella seduta di
riapertura del Parlamento, il successivo 1° ottobre, con
commozione definì quei nostri connazionali "figure povere
quanto nobili, che hanno trovato nelle viscere della terra la morte,
mentre attendevano al più duro dei lavori cui possa piegarsi
la creatura umana" ed il vicepresidente del Consiglio Saragat,
nella stessa occasione, sottolineò che "niente è
più ingiusto della morte sul lavoro, la quale colpisce degli
esseri umani nell'atto in cui essi agiscono nell'interesse di tutta
quanta la società".A quaranta anni di distanza dalla
tragedia, giovedì 8 agosto, una folta rappresentanza di
autorità italiane, guidata dal Sottosegretario agli Affari
Esteri Piero Fassino e da nove parlamentari italiani, si è
recata a Marcinelle per rendere omaggio a quei lavoratori.
Alla
cerimonia di commemorazione, avvenuta alla presenza della regina del
Belgio Fabiola, e di rappresentanti diplomatici di varie nazioni,
erano presenti per l'Italia, fra gli altri, l'onorevole Mirko
Tremaglia, i vice presidenti del CGIE Losi e Sandirocco, e numerosi
rappresentanti delle regioni italiane che hanno subito maggiori
perdite nella tragedia. L'on. Tremaglia, dopo la celebrazione, ha
chiesto al Capo dello Stato Italiano di prendere un'iniziativa
internazionale per proclamare simbolicamente Marcinelle "Città
d'Europa del lavoro e del sacrificio", e conferire la medaglia
d'oro come atto di devozione e di omaggio ai Caduti sul lavoro.
Messaggio del Ministro degli Affari Esteri
"Per le sue eccezionali dimensioni, la tragedia di Marcinelle
ha assunto un alto valore di simbolo della dura e faticosa vita di
milioni di emigranti. E' innanzitutto doveroso, in questo luogo,
rendere omaggio al sacrificio di tutti i lavoratori costretti a
lasciare la propria terra per cercare altrove quel lavoro e quella
speranza di benessere che allora l'Italia non era in grado di
garantire". In occasione della commemorazione della tragedia di
Marcinelle, il ministro degli Esteri Lamberto Dini ha ricordato i 136
minatori italiani che persero la vita nella miniera. Il ministro Dini
ha però voluto sottolineare che oltre a quel tragico
anniversario quest'anno ricorre anche il 50° anniversario
dell'Accordo di emigrazione italo-belga "che rappresentò
uno dei primi concreti segnali della volontà dei popoli di
superare le tragiche divisioni che avevano scatenato il conflitto
mondiale, per costruire insieme un mondo basato sui valori della
collaborazione, della solidarietà, della pace".
Quell'accordo, secondo il nostro ministro degli Esteri, infatti, si
può considerare "l'antesignano dei successivi trattati
che hanno posto le fondamenta della costruzione dell'Europa di oggi",
e l'arrivo in Belgio di 50 mila lavoratori italiani ha permesso un
confronto tra due popolazioni "che hanno saputo armonizzarsi e
spianare la strada alla nascita del cittadino europeo".
Il
momento di riflessione e di commemorazione di quella tragedia di
quaranta anni fa deve, dunque, secondo Dini, essere associato ad un
impegno dei due Paesi per il futuro, un futuro che, come ha scritto
nel suo messaggio, "costruito così drammaticamente da
queste esperienze, richiede una piena complementarità tra
l'integrazione degli italiani all'estero nella società di
insediamento ed il continuo recupero del loro senso di identità
culturale".
E proprio col ricordare l'enorme valore e la
risorsa che gli italiani all'estero rappresentano per il nostro
Paese, Dini ha ribadito che "è volontà del Governo
sviluppare ogni iniziativa e sinergia sul piano culturale, economico
e sociale per una piena valorizzazione della presenza e dell'attività
degli italiani nel mondo, consapevole del ruolo che le nostre
collettività possono assumere come fattore essenziale di
raccordo tra il Paese che le riceve e quello d'origine".
Intervento del Sottosegretario agli Affari Esteri
Un intervento sentito e commosso quello dell'onorevole Fassino nel
cimitero di Marcinelle, quando ha espresso il sentimento di solidale
partecipazione del Popolo italiano alla commemorazione del 40°
anniversario "di un evento che ha segnato la storia di centinaia
di famiglie, di intere comunità e l'esistenza di più
generazioni".Le 136 vittime italiane della tragedia furono
costrette, nel dopoguerra, a lasciare il proprio Paese per cercare
quel lavoro che l'Italia non poteva offrire, ed il terribile evento
di Marcinelle, ha detto l'onorevole Fassino, "offre oggi la
dimensione di quale prezzo umano e sociale sia costata l'emigrazione:
un prezzo elevatissimo, ma che è anche testimonianza di un
impegno trasparente e forte, fondato sul valore del lavoro e di chi
al lavoro affida il proprio futuro, la propria dignità, il
proprio riscatto".
Fassino ha ricordato quei milioni di donne
e di uomini che partivano dal proprio Paese per andare incontro ad
una vita dura, fatta spesso di condizioni di lavoro disumane e di
grandi sacrifici: "tutto ciò non può, non deve
essere dimenticato" ha affermato Fassino "proprio perché
la storia degli emigranti fu storia di dignità, di riscatto e
di civiltà... Oggi il Governo sente il duplice dovere di
continuare a battersi perché tutti i connazionali, che vivono
in altri Paesi, siano pienamente rispettati e integrati, ed al tempo
stesso sente la responsabilità di realizzare una politica
economica che assicuri, a chi vuole lavoro e benessere, di poterlo
ritrovare in Italia e di non essere più costretto a cercarlo
altrove" ha poi continuato il Sottosegretario, che si è
fatto portavoce del Governo nel ringraziare la Comunità
italiana in Belgio "per l'esempio civile e di coraggio che ha
mostrato nel superare ostacoli e difficoltà personali e nel
realizzare in questo Paese un futuro stabile". Come Dini,
Fassino ha voluto ricordare comunque, che fu proprio dall'esperienza
dell'emigrazione che nacque la consapevolezza della necessità
di costruire un'Europa "fondata sull'uguaglianza dei diritti e
sulla libera circolazione dei lavoratori, come momenti essenziali di
una reale politica di integrazione sociale e politica dell'Europa".
Un'Europa che dovrebbe offrire ai suoi 18 milioni di disoccupati
un'opportunità di lavoro che eviti un'emigrazione forzata, e
che sviluppi un cammino di integrazione che consenta di sentirsi
cittadini europei, con uguali diritti e opportunità,
coniugando sempre, come è avvenuto per gli italiani in Belgio,
integrazione e senso di identità: "un percorso in cui
Italia e Belgio hanno trovato e trovano motivazioni ed ispirazioni
comuni" ha concluso Fassino "nella volontà di essere
partecipi della costruzione dell'Unione Europea come lo spazio, la
dimensione, il luogo del futuro di tutti noi".
Flavia Capitani/GRTV
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