COMMODO
Lucius Aurelius Commodus
17/03/180 - 31/12/192

Nasce a Lanuvium nel 161, figlio di Marco Aurelio e di Faustina Minore;
il nome di Commodus fu già del collega del padre, Lucio Vero.
Nel 166 viene proclamato Cesare, nel 177 è Augusto con il padre e nel 178 sposa Bruttia
Crispina, nipote di un amico di Antonino Pio e già di Adriano. Alla morte di Marco
Aurelio, nel 180, diviene unico Augusto, assumendo il nome di Marco Aurelio Commodo
Antonino. Al momento del proprio insediamento dichiara di voler proseguire nella politica
espansionistica portata avanti da Marco Aurelio ma presto, probabilmente a ragione, cambia
opinione nell'idea che questo orientamento, ormai, potrebbe soltanto rischiare di
indebolire lo Stato.
Poco tempo dopo dichiara di aver scoperto una congiura ai propri danni, nella quale è
coinvolta anche sua sorella Annia Lucilla, sposa di Tiberio Claudio Pompeiano - console
proveniente dalla Siria e potenziale minaccia per il trono imperiale - e già consorte del
defunto Lucio Vero. La congiura viene sventata, con Commodo che ha salva la vita per un
soffio, ed i cospiratori sono messi a morte. Lucilla è dapprima esiliata, quindi
anch'ella viene condannata alla pena capitale. Anche il prefetto del pretorio, facente
parte del complotto, viene eliminato.
Primo consigliere di Commodo è, in questo momento, Tigidio Perenne, che per tre anni è,
di fatto, l'uomo più potente dell'Impero. Sull'operato e sulle qualità di quest'uomo vi
sono opinioni piuttosto contrastanti, ad ogni modo sarà anch'egli fatto assassinare
perché sospettato di ambire alla carica imperiale per sé stesso. Di lì a due anni sarà
prefetto Marco Aurelio Cleandro, già schiavo del princeps, che per l'ampiezza
dei poteri conferitigli supererà lo stesso Perenne. Cleandro tuttavia cadrà in disgrazia
e sarà ucciso nel 190, per opera del præfectus Annonæ e, forse, dello stesso
Commodo.
La condotta accentratrice dell'Imperatore si acuisce verso la fine del suo principato; in
questa fase egli arriva a concepire di mutare il nome di Roma in Colonia Commodiana,
appellativo che viene dato anche al Senato, alla città di Cartagine, ad una flotta di
stanza in Africa e ad alcune legioni. Commodo riprende in maniera del tutto particolare il
culto di Ercole, con il quale ama identificarsi e farsi raffigurare e che, in apparenza in
modo contraddittorio, indica anche come proprio divino protettore.

Alla fine dell'anno 192 il nuovo prefetto del pretorio Quinto Emilio
Leto organizza un ennesimo - e stavolta definitivo - complotto per eliminare l'ormai per
tutti scomodo imperatore. L'odio che si nutre verso di lui è infatti diffuso, e in
accordo a ciò l'adesione alla congiura è assai vasta (l'appoggia la stessa amante di
Commodo, Marcia, destinata alla successione a Crispina, ripudiata e messa a morte). Fra i
congiurati non vi è però la certezza di avere l'adesione dell'esercito; è per questo
motivo che Leto ed altri si adoperano in modo da spingere l'assegnazione del comando di
alcune province per alcuni versi strategiche ad uomini che possano appoggiare la manovra
di rovesciamento del regime: Settimio Severo in Pannonia Superiore, Pescennio Nigro in
Siria e Clodio Albino in Britannia dovranno assicurare il loro sostegno. Il progetto
prevede l'elezione a nuovo imperatore dell'anziano prefetto di città Publio Elvio
Pertinace.
La notte del 31 dicembre del 192 Commodo viene fatto strangolare da un atleta, ed
immediatamente ne viene esecrata la memoria dal popolo e dal Senato, abbattendone le
statue e cancellandone il nome dalle iscrizioni. Il suo stesso cadavere viene gettato
nella fossa dei traditori dell'arena.
In alto: Commodo su un sesterzio e in una scultura di Gavino Caria.
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