PERCHE'  CAMBIARE  L'ACQUA ?

 

 

L'industria è diventata anche nell'acquariofilia uno dei più importanti "aiutanti" dell'appassionato. Come è successo in molti altri settori hobbistici, anche nell'acquariofilia, la tecnica ha sostituito in moltissimi casi l'intervento dell'uomo. L'hobby è diventato più facile e spesso solo grazie ai perfezionati accessori offerti dall'industria specializzata si è riusciti a superare problemi che fino a poco tempo fa sembravano insormontabili. Ciò non toglie però che volentieri gli appassionati si dimentichino di alcune regole fondamentali riguardanti l'allevamento degli animali, convinti che ormai la tecnica pensi a tutto. A tutto però c'è un limite, anche al perfezionismo tecnico. Sarà bene ricordarselo, quando ad un certo punto per motivi apparentemente inspiegabili i nostri pesci cominciano a perdere l'appetito, a "scolorirsi" o addirittura a morire. Tutto sembrava funzionare bene fino ad ieri! La vasca è dotata di un buon impianto di filtraggio, disponiamo di un orologio che regola l'illuminazione, sufficientemente potente, e anche di un distributore automatico per il mangime. Tutto funziona bene, ma i pesci non si presentano così vivaci e colorati come quando li abbiamo introdotti nel nostro acquario alcuni mesi fa.

 

COSA E' SUCCESSO ????

L'acquariofilo esperto avrà la risposta pronta, ma la maggior parte degli appassionati e soprattutto il neofita saranno seriamente preoccupati e qualcuno si convincerà della "impossibilità di tenere un acquario". Non solo non è impossibile tenere un acquario, ma se ci ricordassimo più frequentemente di alcune regole fondamentali della chimica e della biologia, l'acquariofilia potrebbe essere molto, ma molto più semplice di quanto non appaia a qualche acquariofilo distratto. Per spiegarmi meglio però devo chiedere ai lettori di fare con me qualche passo indietro per riparlare del processo di decomposizione delle sostanze organiche e la loro eliminazione dall'acqua attraverso il sistema di filtraggio. Tutti ci ricordiamo che quando abbiamo acquistato il primo acquario, ci è stato detto che il filtro è indispensabile per tenere pulita l'acqua. Probabilmente in quell'occasione ci è stata anche sottolineata l'importanza di cambiare ogni tanto una parte dell'acqua. Chi poi ha avuto il buon senso di leggere qualche libro o articolo specializzato, avrà trovato frequentemente l'indicazione sull'opportunità di cambiare regolarmente o frequentemente parte dell'acqua dell'acquario.

 

PERCHE' SI DEVE CAMBIARE QUEST'ACQUA, QUANDO GIA' DISPONIAMO DI UN SISTEMA DI FILTRAGGIO ????

Cosa fa in pratica un filtro in un acquario? Un normale filtro in un acquario, sia esso d'acqua dolce o marina, ha principalmente due compiti: prima pulisce a mo' di setaccio l'acqua dalle sostanze più grossolane che si trovano in sospensione. Si tratta di un semplice filtraggio meccanico, ottenuto con materiali filtranti relativamente grossolani, che trattengono appunto le particelle in sospensione nell'acqua. Questo filtraggio meccanico viene normalmente usato come prefiltro. Va ricordato e sottolineato che questo prefiltro non elimina assolutamente niente dall'acqua ma trattiene solo le sostanze in un angolo dell'acquario (per esempio uno scomparto del filtro incorporato nella vasca) oppure in un recipiente più o meno lontano dalla vasca, ma sempre in diretto collegamento con la vasca stessa. In altre parole, pur trattenendo meccanicamente buona parte delle sostanze più grossolane in sospensione nell'acqua, la "qualità" chimica dell'acqua non e affatto cambiata. Per cambiare le caratteristiche dell'acqua si deve arrivare al secondo stadio di filtraggio e cioè al secondo compito del filtro che sarebbe quelli di trasformare con l'aiuto di batteri le sostanze organiche in sali minerali. Questo secondo compito viene comunemente chiamato in acquariofilia "filtraggio biologico" in quanto avviene grazie a dei processi biologici dovuti alla capacità dei batteri di decomporre e mineralizzare le sostanze organiche. Il prefiltro che trattiene lo "sporco" più grossolano, dovrebbe essere pulito abbastanza frequentemente. Con questa operazione si elimina una certa parte del materiale organico presente nell'acqua, cosa che del resto fà ogni acquariofilo nel momento che allontana dal proprio acquario eventuali organismi morti (pesci o piante). Se si pulisce perciò frequentemente il materiale del prefiltro, il compito della seconda parte del filtraggio, e cioè la trasformazione delle rimanenti sostanze oganiche in sali minerali non solo è facilitato, ma è anche più probabile che avvenga completamente. Per capire però che cosa succede nel filtro biologico, dobbiamo spiegare brevemente l'azione dei batteri, chiamati genericamente batteri nitrificanti. Questi batteri trasformano dapprima le sostanze organiche in ammoniaca (o in ammonio); queste sostanze a loro volta vengono trasformate da altri batteri in nitriti, i quali vengono trasformati da altri tipi di batteri in nitrati. Si tratta di un ciclo più complesso di quanto l'ho descritto e il suo completo funzionamento dipende da molti fattori, uno dei primi e principali è la sufficiente saturazione dell'acqua con l'ossigeno. Infatti tutti i tipi di batteri coinvolti in questo lavoro di trasformazione hanno bisogno di un enorme quantità di ossigeno per poter assolvere questo loro compito. In mancanza di ossigeno il ciclo non si completa e magari solo i batteri che trasformano la sostanza organica in ammoniaca sono in grado di lavorare, perciò nell'acqua si presentano elevate quantità di ammoniaca o di ammonio. Se invece il ciclo si ferma al livello della nitrificazione abbiamo una elevata concentrazione di nitriti. Comunque, anche nella migliore delle ipotesi, il ciclo si chiude in pratica quando le sostanze organiche sono state trasformate in nitrati. L'ammoniaca e i nitriti sono altamente tossici per i pesci, mentre l'ammonio (una "forma" dell'ammoniaca presente nell'acqua quando il valore di pH è inferiore a 7,2-7,5) è molto meno tossico. Le sostanze meno tossiche sono i nitrati che in parte vengono usati da alghe e piante acquatiche come sostanze nutritive. Ma si deve sottolineare un fattore di notevole importanza: anche se i testi parlano di una minore tossicità ciò non significa che una qualsiasi concentrazione dei nitrati sia sopportabile per i pesci. Ci sono molti pesci, sia fra quelli marini che d'acqua dolce, che sopportano una elevata concentrazione di nitrati nell'acqua, soprattutto se vengono abituati lentamente a questi valori, però a lungo andare si assiste a fenomeni di intossicazione a volte difficilmente reversibili. I sintomi più classici sono: il rifiuto del mangime e la perdita della colorazione e della vivacità. D'altro canto inoltre, come si è detto, il ciclo di decomposizione delle sostanze organiche non è così semplice come l'ho descritto. Durante la decomposizione vengono prodotte, seppure in minima parte, anche alcune sostanze che non saranno poi del tutto trasformate in nitrati. Così anche con un filtraggio biologico arrivano nell'acqua dell'acquario: urea, fenolo, ammina e ammide. L'urea è un prodotto del metabolismo delle sostanze proteiche ed è contenuto nell'urina o in altri prodotti di rifiuto dei nostri ospiti. Le ammine sono composti organici azotati, provenienti dall'ammoniaca per sostituzione di uno o più atomi di idrogeno. Le ammidi sono i derivati azotati degli acidi. Infine il fenolo è un acido della serie degli idrocarburi (composti organici formati da carbonio e idrogeno). Tutte queste sostanze non vengono più trasformate nell'acquario da batteri e non vengono neanche consumate da alghe o piante, se non in minima parte. Purtroppo, al contrario di alcune sostanze gassose, non vengono neanche eliminate dall'acqua, per esempio attraverso lo scambio gassoso alla superficie dell'acqua. In altre parole, queste sostanze, insieme con i nitrati, rimangono nell'acqua dell'acquario e dopo un certo periodo si accumulano in sempre maggiori quantità. Per rispettare la nostra panoramica sui processi chimici e certi fenomeni che si verificano nell'acqurio, sia esso d'acqua dolce che marino, dobbiamo accennare anche ad un altro fattore che solo di recente è stato preso maggiormente in considerazione. Gli acquariofili più esperti sanno da tanti anni che certi pesci, relativamente grandi, non raggiungano quasi mai in acquario quella lunghezza massima indicata nella letteratura. Si diceva e si dice tuttora che i pesci adattano la loro crescita allo spazio a disposizione. In piscicultura, e precisamente nell'allevamento delle carpe si è poi cercato di capire meglio questo fenomeno. Si è visto infatti che le carpe allevate in acquari restavano, anche dopo anni, relativamente piccole. Appena queste stesse carpe venivano liberate o trasferite in uno stagno all'aperto cominciavano a crescere raggiungendo dimensioni che almeno approssimativamente arrivavano alle lunghezze massime conosciute. Questo fenomeno è conosciuto anche dagli acquariofili come per esempio nel caso dell'allevamento di certi Ciclidi che, se tenuti in acquari relativamente piccoli, non raggiungono mai le misure delle lunghezze massime indicate. Anche gli acquariofili marini conoscono lo stesso fenomeno sia fra gli Acanturidi sia fra i Platax e le Cernie. Non va dimenticato inoltre che lo stesso fenomeno condiziona la crescita degli avannotti in cattività. Spesso, se il numero degli avannotti allevati in una vasca piccola è molto elevato, la loro crescita è lenta e non di rado anche dopo aver trasferito questi pesci in vasche più spaziose, non raggiungono mai le dimensioni "ideali". Dopo lunghe ricerche e controlli sofisticati della chimica dell'acqua di numerosi acquari, si è potuto stabilire che probabilmente tutti i pesci producono una speciale sostanza che viene liberata nell'acqua e ostacola la loro crescita. La produzione di queste sostanze inibitrici non solo da parte dei pesci, ma anche per esempio da parte dei girini è ormai confermata. Questi inibitori, assieme con i nitrati e le altre sostanze residue provenienti dalla decomposizione delle sostanze organiche, rendono veramente difficile la vita ai nosri pesci. Quando si supera una certa concentrazione, queste sostanze non solo sono di ostacolo per la crescita e per lo sviluppo dei pesci, ma condizionano a tal punto tutto il loro metabolismo da poter provocare anche la morte.

 

L'UNICO MEZZO PER ELIMINARE QUESTE SOSTANZE E' IL CAMBIAMENTO DELL'ACQUA

Tutti sappiamo però che un cambiamento totale dell'acqua di un acquario sarebbe la cosa peggiore che si possa fare. Un così radicale intervento significherebbe cambiare le condizioni fisico-chimiche di quel complesso sistema chiamato acquario creando più danni di quanto non si possano evitare offrendo ai pesci un'acqua più pulita. In altre parole, un lento ed un parziale cambiamento dell'acqua è la soluzione ideale. Esagerando si può dire che più piccolo e più frequente è il cambiamento parziale dell'acqua, migliori saranno i risultati che si potranno ottenere. La pratica di tutti i giorni ha ormai confermato che per un acquario non sovrappopolato sarà opportuno cambiare circa un 10-15% dell'acqua ogni 20-30 giorni. Se la relazione fra capacità della vasca e quantità di pesci allevati è molto sfavorevole (numero elevato di pesci o animali particolarmente grandi) il cambiamento parziale dell'acqua dovrà essere più frequente e in percentuale maggiore. Il cambiamento parziale dell'acqua può essere visto da qualche appassionato come un'operazione noiosa e faticosa. Con un po' di buon senso ci si può però organizzare in maniera tale che tutta l'operazione si svolga al massimo entro 30 minuti e senza che si debba bagnare mezza stanza. La soluzione più semplice è ancora quella di utilizzare a questo scopo una canna del diametro di circa 9-15 mm, avente all'estremità che si immette nell'acquario una campana di materiale plastico, con la quale, durante il travaso, sifoniamo anche il fondo dell'acquario, eliminando così eventuali sostanze melmose che qui si sono deposte. Se la vasca non ha una capacità superiore a 200-300 litri basta il semplice sistema di travaso per effettuare il cambiamento dell'acqua. Per acquari più grandi si può anche impiegare una pompa centrifuga per questa operazione, soprattutto quando si ha un po' di fretta. Se nell'acquario sono presenti pesci relativamente piccoli che rischiano di essere "risucchiati" dal tubo aspirante, conviene applicare alla estermità della canna una di quelle gabbiette, usate di solito sul tubo aspirante dei filtri, oppure prelevare direttamente l'acqua da uno scomparto del filtro. Naturalmente, minore sarà il diametro della canna usata per il travaso, inferiore sarà la forza aspirante e di conseguenza il pericolo di risucchiare qualche pesciolino. Per acquari che contengono avannotti conviene addirittura impiegare dei tubicini di plastica usati normalmente per il collegamento fra aereatore e diffusore d'aria. Questa operazione di cambiamento dell'acqua sarà molto più lenta ma in questo modo si eviterà il rischio di danneggiare i delicati avannotti a causa di un eventuale risucchio. Per stare più tranquilli si può anche appendere all'estremità di uscita della canna un retino il quale raccoglie i pesci eventualmente "aspirati" durante il travaso dell'acqua. Qualcuno si chiederà se non esistano degli indicatori che possano dare all'acquariofilo una indicazione sufficientemente sicura sul momento più opportuno di cambiare parzialmente l'acqua. Questa domanda è ingiustificata soprattutto per chi è proprietario di una acquario marino dove ovviamente il cambiamento parziale dell'acqua costituisce una spesa purtroppo non indifferente quando la vasca ha una certa dimensione. Noi siamo del parere di effettuate comunque un cambiamento parziale dell'acqua anche quando apparentemente ciò non si rende necessario. In caso di dubbio però si può ricorrere ad un misuratore di nitrati.

 

Tetra Test AnalySet

un laboratorio mobile per la misurazione dei più importanti valori dell'acqua dell'acquario

Questo misuratore, fornito per uso acquariologico sotto forma di liquido da aggiungere goccia a goccia ad una piccola parte dell'acqua dell'acquario da controllare, e paragonando il colore risultato con una scala colorimetrica indica la concentrazione dei nitrati presenti. Purtroppo però nessun sistema alla portata dell'acquariofilo può dare indicazioni su altre sostanze residue o sostanze inibitrici presenti nell'acqua. Per questo motivo il controllo dei nitrati non può da solo dare indicazione sicura sulla qualità dell'acqua. In caso di dubbio perciò sarà opportuno provvedere ad un minimo cambiamento parziale dell'acqua. Infine non voglio trascurare un aspetto nuovo nel campo del filtraggio. Non sembra del tutto da escludere che certe sostanze (resine sintetiche) possano, almeno entro determinati limiti, eliminare dall'acqua sia i nitrati che altre sostanze residue provenienti dal filtraggio biologico. I materiali filtranti potrebbero perciò agevolare ulteriormente l'acquariofilo nell'operazione del cambiamento parziale dell'acqua. Attenzione però che anche queste sostanze, del resto relativamente costose, non possono completamente sostituire il cambiamento parziale dell'acqua, perché sembra accertato che non eliminano del tutto i cosiddetti inibitori che ostacolano la crescita dei pesci. Non è escluso tuttavia che in futuro l'industria ci venga maggiormente in aiuto in questo campo e che il cambiamento parziale dell'acqua, oggi ancora indispensabile, possa diventare un'operazione di minore importanza.