FAVIA  SPECIES

 

 

Al contrario delle Sclerattinie precedenti, il genere Favia ci offre alcuni coralli particolarmente resistenti. La vasta famiglia è presente in tutte le barriere dell'Indo-Pacifico, addirittura in quelle parzialmente distrutte, e si trova pure nel Mar Rosso nonché nei Caraibi. Le massicce incrostazioni a mo' di foglia e i cuscinetti piatti o emisferici di Favia e Favites a seconda della specie formano dei polipi larghi 0,5-2 cm alloggiati in ampi calici calcarei. Di giorno sono generalmente ritratti, mentre di notte normalmente sfoggiano l'intera corona tentacolare. Quando però si somministra cibo o nella barriera di giorno le colonie vengono lambite da acqua ricca di plancton, i polipi si aprono dopo pochi minuti. Questi coralli sono di facile alimentazione. Accettano molto volentieri plancton surgelato o liofilizzato. Sono gradite pulci d'acqua sciacquate nell'acqua marina come pure mysis. Per questo motivo le poche colonie di Favia che venivano talvolta importate 15 anni fa, già allora erano in assoluto tra le Sclerattinie più resistenti. Inoltre, prosperavano abbastanza bene già sotto 3-4 tubi fluorescenti. Oggi le Favia vengono importate assai più di frequente e ci arrivano in condizioni migliori. Sotto luce HQI, a cui vanno però acclimatate con cautela, si sistemino le colonie inizialmente presso il materiale di fondo, crescono in modo eccezionale. Le Favia e Favites provenienti dalle zone di barriera basse e medie fino a una profondità di 8 m (durante l'alta marea) spesso nel loro tessuto di polipi presentano delle sostanze di protezione contro i raggi UV. Le si riconosce facilmente dalla colorazione iridescente di un verde scuro. Colonie di questo tipo si possono subito ancorare nella decorazione sotto luce HQI a circa 15-25 cm dalla superficie dell'acqua. Un'acqua trattata con un buono schiumatoio e priva di sostanze gialle contribuisce molto al benessere di Favia e Favites. Allora riescono addirittura a ricoprire parti di scheletro già morte con nuovo tessuto di polipi. In tale occasione ho potuto persino osservare come veniva respinta una lieve ricopertura di alghe filamentose fino ad essere completamente eliminata.

Coralli dei generi Favia e Favites, soprattutto Favia speciosa, F. favus, F. maxima e F. amicorum, nonché Favites rotunda, F. chinensis e F. complanata, si trovano nel Mar di Giava Centrale, lungo la costa orientale della Malaysia nonché nello Stretto di Malacca spesso sulla piattaforma corallina in pozze di marea e parzialmente addirittura all'asciutto. Si scoprì specie di Favia sparse addirittura in zone di barriera quasi del tutto morte e ricche di sedimenti nonché assai inquinate da sostanze organiche e minerali, oltre tutto ricoperte da alghe del genere Caulerpa e grossi gruppi di Sargassum japonicum. Tra radi gruppi di Zoantiniari e Actinodiscidi queste Sclerattinie resistettero ad un ambiente in fondo ostile ai coralli ermatipici. Ciò può essere una delle ragioni per cui, al contrario delle specie di Goniopora, la maggior parte di Favia e Favites si lascia allevare bene nei nostri acquari di coralli, poiché qui spesso vigono condizioni vitali migliori e addirittura più uniformi che non nei loro biotopi naturali. Nelle Favia si può osservare particolarmente bene una certa forma di assunzione di cibo. Al contrario di numerose altre Sclerattinie, che in caso di somministrazione di zooplancton fine spesso secernono molto muco per eliminare le particelle alimentari più grosse, Favia e Favites formano una sottile pellicola di muco. Con una forte lente d'ingrandimento si può poi vedere chiaramente come con le fini ciglia già menzionate vengono convogliate delle particelle commestibili ai tentacoli o addirittura alla fessura orale spalancata. Sostanze non utilizzabili, soprattutto sedimenti fini di natura minerale che per esempio galleggiano nell'acqua quando si rimesta un po' il materiale di fondo vengono ininterrottamente trasportate dalle sottili ciglia verso il margine della colonia. Questo però si può osservare soltanto quando il movimento dell'acqua è interrotto oppure è molto debole. Quindi da Favia e Favites, come in alcune altre specie di Sclerattinie, troviamo un'ulteriore sistema di alimentazione che anche in acquario integra la cattura attiva di plancton e insieme alla simbiosi con le Zooxantelle provvede ad una sufficiente energia vitale. È chiaro che anche questi coralli resistenti vanno regolarmente "curati" con acqua calcarea, offrendo un movimento dell'acqua moderato o temporaneamente intenso. Favia e Favites vivono spesso insieme ad Alcionacei, Zoantiniari e talvolta anche Actinodiscidi. Quindi anche in acquario si possono benissimo tenere con questi animali. Si badi però in ogni caso ad una sufficiente distanza di sicurezza. Le specie di Favia e Favites sembrano secernere una quantità abbondante di sostanza urticante oppure "scacciano" con particolari secreti di difesa concorrenti di spazio vitale che si avvicinano. Proprio gli Alcionacei di rapida crescita come Sarcophyton, Sinularia, Lobophytum e Cladiella nei punti di contatto vengono allora spesso avvolti con sostanze urticanti. Anche Actinodiscidi e Zoantiniari a seconda della specie vengono avvolti da sostanze urticanti da Favia e Favites, mentre per esempio Parazoanthus spec. danneggia a sua volta i coralli ermatipici. Qui si devono pertanto raccogliere esperienze personali ed eventualmente spostare i singoli Antozoi. Secondo varie esperienze, spesso confermate da altri appassionati, Favia e Favites si possono allevare senza problemi insieme a vari pesci corallini, rinunciando però alle specie del genere Centropyge. Non sono adatti gamberetti dei generi Saron e Rynchocinetes, che comunque non andrebbero mai introdotti in acquari di coralli, perché non di rado addirittura dilaniano molti Antozoi, soprattutto Sclerattinie e Actinodiscidi. Le varie specie di Hyppolysmata e Stenopus al massimo risultano fastidiose, perché si presentano come concorrenti di mangime strappando il cibo ai coralli addirittura dalla cavità gastrovascolare. Quindi molti acquariofili rinunciano ad ogni tipo di gamberetto come pure a piccoli paguri e piuttosto introducono degli Ofiuroidi come detritivori.