UN "DURO" CHE AMA FARE IL PAPA'

 

 

Il pesce combattente ha un caratteraccio: il maschio non tollera rivali e ingaggia con loro lotte furibonde. Ma quando si tratta di curare le uova, si trasforma.

Le sue pinne sono lunghe e fluenti, i suoi colori intensi e drammatici con tutte le sfumature del blu cobalto e del rosso porpora. Il suo carattere è impossibile. Ma solo con i suoi simili, perché con gli altri ospiti dell’acquario non manifesta alcun istinto aggressivo. Il combattente è un pesce straordinario, amatissimo dagli acquariofili. Ma quello che vedete nella vostra vasca è soltanto un lontano parente, dal punto divista del comportamento, della varietà selvatica, che popola i corsi d’acqua del Sud est asiatico. Il combattente dell’acquario è una creatura dell’uomo. Accurate selezioni hanno generato un pesce da combattimento, esasperando all’ultimo grado il naturale istinto territoriale del maschio in amore. In Tailandia e in altri paesi dell’Indocina ancora sopravvive la triste abitudine di scommettere su questi pesci, che vengono fatti lottare tra loro all'ultimo sangue. Un po’ come succede con galli e pitbull. Sì, perché il maschio di combattente è stato reso talmente feroce da non accontentarsi di minacciare i suoi simili e rivali in amore, ma da sentire l’irrefrenabile bisogno di ucciderli a morsi, strappando loro le pinne e provocando ferite gravissime. Per renderli più aggressivi pare che gli allevatori li tengano in piccole vasche trasparenti accostate l’una all’altra. Perennemente tormentati dalla presenza di altri maschi, i combattenti vengono portati a un vero e proprio stato di isteria, che riversano con ferocia sul loro antagonista. I pesci combattenti venduti dalle nostre parti, poco hanno a che vedere con questa barbara usanza. Ma conservano un'indomita aggressività nei confronti dei loro simili. Volete averne una prova? Immergete uno specchietto nella vasca dove nuota uno di questi pesci e lo vedrete immediatamente gonfiare le pinne, assumere posture di minaccia e partire come un siluro contro la sua stessa immagine.

Un papà irreprensibile

La prima regola da seguire per chi desidera tenere i combattenti nell’acquario è quindi ovvia: mai mettere insieme due maschi. Per fare le cose per bene è opportuno tenere anche due femmine. Una sola potrebbe trovarsi a mal partito nel periodo dell’accoppiamento. Non è però necessario isolare questo pesce e tenerlo in una vasca tutta sua: è infatti capacissimo di convivere con altre specie, con le quali instaura un rapporto di assoluta indifferenza. Certo, fate in modo di non mischiarlo con pesci dall’indole aggressiva, che potrebbero mordergli le pinne, provocando ferite e infezioni. Se comunque volete dedicare l’intero acquario al combattente non rimarrete delusi. Oltre ad essere un fiero corteggiatore questo piccolo pesce è anche un padre risoluto, che non ammette intromissioni da parte di nessuno, neanche della madre, mentre svolge il suo compito che consiste nel prendersi cura delle uova, sorvegliandole durante tutto il periodo che va dalla deposizione alla schiusa. Non è un periodo lungo, dura raramente più di trentasei ore, ma in questo tempo il nostro pesce fa cose straordinarie. Innanzi tutto costruisce un nido di bolle sulla superficie dell’acqua. Intrappolate in questa “schiuma” restano le uova, rifornite di un’abbondante quantità di ossigeno. Perché le cose vadano per il meglio occorre che l'aria appena sopra la superficie dell’acqua si mantenga molto umida. Per far sì che ciò avvenga è consigliabile applicare una copertura ermetica alla vasca, per favorire la condensa e ridurre al minimo l’evaporazione dell’acqua. Dopodiché il maschio monta la guardia alla ”covata”e non tollera nessun intruso fino alla schiusa. In questo periodo è meglio fare in modo che si trovi solo nella vasca, senza femmine, perché anch’esse potrebbero divenire bersaglio della sua furia paterna. Quando i piccoli nascono non hanno bisogno dei genitori, ma di un’acqua molto ossigenata. La presenza degli adulti potrebbe costituire un rischio per loro, perché anche il maschio, dimentico delle fatiche appena portate a termine, non resiste in genere alla tentazione di ingoiarne qualcuno. E' bene quindi togliere anche il padre dalla vasca subito dopo la schiusa. La necessità di acqua molto ossigenata risponde a un preciso bisogno fisiologico dei piccoli. Gli adulti di combattente, infatti, non hanno problemi a vivere anche in acque molto eutrofizzate, perché sono dotati di un particolare organo, il labirinto. Grazie ad esso sono in grado di assumere l’ossigeno necessario al loro organismo direttamente dall’atmosfera, dall’aria, saltando completamente tutto il circolo branchiale. Non per niente in natura questi pesci, come tutti gli appartenenti all’ordine degli Anabantoidei, sono in grado di vivere anche in acque stagnanti, nelle pozzanghere e sono perfino capaci di brevi trasferimenti via terra, fuori dall’acqua, per raggiungere luoghi più favorevoli alla loro sopravvivenza. I piccoli di combattente ancora non hanno sviluppato il labininto e perciò non sono capaci di simili performance. Si alimentano nei primi giorni attraverso il sacco vitellino, una sacca piena di materiale nutritivo che si portano dietro ancora per un po’ di tempo dopo essere usciti dall’uovo. Nel secondo mese cominciano a differenziarsi chiaramente i sessi, e anche i caratteri, per cui occorrerà predisporsi a separare i maschi.

 

Come preparare la vasca da riproduzione

Volete fare in modo che i vostri combattenti si riproducano? Allestite allora una vasca “nursey”, arredandola con qualche pianta che raggiunga la superficie, dotata di foglie galleggianti. Ad esse i pesci ancorano i loro nidi di bolle, che servono a tenere unite e in superficie le uova subito dopo la schiusa. Le bolle consentono anche una migliore ossigenazione dell’acqua, che consentirà ai piccoli di “respirare” meglio subito dopo la nascita. Predisponete anche una copertura ermetica di vetro, per assicurare un adeguato tasso di umidità, necessario per la miglior conservazione delle uova. Quando gli avannotti nascono, è opportuno spostare il padre in un’altra vasca, per evitare che divori la sua prole. Precauzione da seguire finché non raggiungano dimensioni tali da essere introdotti nell’acquario principale senza correre rischi.