MALATTIE E LORO TRATTAMENTO

 

 

Sulle malattie dei pesci marini si sa molto meno che su quelli di acqua dolce. La ragione di ciò è facilmente intuibile se si pensa a quante esperienze sono state fatte nella lotta delle malattie che interessano particolarmente i pesci d'acqua dolce, allevati da lungo tempo, in ogni parte del mondo, a scopi alimentari. L'interesse invece per le malattie dei pesci marini, ha avuto sinora uno scopo puramente scientifico. Ciò che sappiamo deriva quasi esclusivamente da osservazioni e rilievi compiuti in acquari pubblici; in questo caso infatti è necessario cercare di far vivere il meglio e il più a lungo possibile i preziosi esemplari. L'acquariofilo marino che tiene i pesci tropicali ha molto più a che fare con le malattie dei pesci di chi si occupa di un acquario d'acqua dolce, perché ha sempre a che fare con animali che sono stati catturati allo stato brado ed importati. La cattura, il mantenimento precedente l'importazione, il trasporto e l'ulteriore mantenimento da parte dell'importatore, tutto ciò tocca da vicino questi pesci. Gli animali vengono danneggiati soprattutto dal trasporto, sia perché diminuisce di molto la temperatura dell'acqua, sia perché durante questa fase, i pesci eventualmente morti rendono l'acqua tossica. Tenendo inoltre conto del fatto che i pesci non vengono alimentati a sufficienza per un lungo periodo, è chiaro che appena importati, non sono certo nelle condizioni migliori e risultano perciò attaccabili da malattie di ogni genere. In natura, tali pesci possono essere portatori di parassiti, senza però che la loro presenza causi malattie, grazie alle difese derivanti dalle loro buone condizioni di salute. I parassiti in quel caso si possono considerare «commensali». Se però gli stessi pesci, a causa dello stato di debolezza in cui cadono, perdono la loro naturale difesa e subiscono contemporaneamente delle complicazioni, gli agenti patogeni possono improvvisamente moltiplicarsi in modo notevole e portare i loro ospiti ad una vera e propria malattia. Perciò i pesci appena importati possono ammalarsi di colpo sia ancora presso l'importatore sia presso l'acquariofilo. Anche se i pesci non sono trasmettitori di agenti patogeni provenienti dal loro habitat tropicale, possono venire contagiati in cattività da tutti i possibili parassiti della pelle che vivono come commensali nei pesci sani, nei sedimenti o nel filtro. Anche per questo motivo è molto importante tenere i pesci in quarantena. Quali sono le malattie dalle quali vengono contagiati i nostri pesci? Esse, secondo gli agenti patogeni che le provocano, sono da attribuire a batteri, flagellati, ciliati, crostacei, vermi, sporozoi, funghi e virus. A queste si aggiungono le malattie causate da errata alimentazione o da intossicazione. Prima di rivolgermi in particolare alla descrizione delle malattie, dei loro sintomi, dei metodi di cura e guarigione, intendo accennare alla tecnica del loro trattamento. Se dopo la quarantena i pesci non manifestano chiari segni di malattia, possiamo far uso di un medicinale molto efficace al fine di sopprimere gli eventuali agenti patogeni. Uno di questi, più o meno universalmente noto, è il solfato di rame e, in piccole dosi, il solfato di zinco. Entrambi sono però utili solo per le malattie parassitarie della pelle. Per gli animali che non manifestano sintomi di malattia, è sufficiente farne uso un unica volta durante la quarantena. Se in un acquario ornamentale compaiono delle malattie, si dovrebbe sottoporre al trattamento l'intera vasca con i suoi abitanti, perché vi è sempre la possibilità che tutti i pesci ne siano infetti. Se si può accertare con sicurezza che la malattia è limitata ad un unico esemplare, è consigliabile prelevarlo, isolarlo in un'altra vasca di quarantena ed iniziare il trattamento. Non è sempre facile decidere quale sia la misura più opportuna da prendere. Se nell'acquario si manifesta una malattia definita contagiosa o molto contagiosa, è meglio passare al trattamento dell'intero acquario con i suoi abitanti. Se la malattia è riconosciuta come poco contagiosa o addirittura come non contagiosa, si consiglia il trattamento individuale in vasche separate. E' molto importante attenersi scrupolosamente al dosaggio prescritto per i medicinali, perché alcuni di questi, se in forti concentrazioni, esercitano un azione tossica. Sono soprattutto molto pericolosi il solfato di zinco e di rame perché, nelle dosi prescritte per i pesci, esercitano in entrambi i casi, un azione letale sugli invertebrati e sulle alghe. Per questo motivo, il mantenimento associato di pesci e di invertebrati è molto problematico. Se si deve far uso di solfato di zinco o di rame, bisogna allontanare gli invertebrati e la maggior parte delle alghe perché queste, morendo, possono alterare l'acqua. Una vasca predisposta per il trattamento separato di pesci ammalati non deve contenere, se possibile, né sabbia, né coralli, né alghe. Durante la cura bisogna predisporre che il filtraggio avvenga solo con fibra sintetica; ciò è necessario per mantenere il più a lungo possibile il medicinale nella concentrazione più efficace. Spesso un unico dosaggio non è sufficiente, ma bisogna usare il medicinale più volte, per avere risultati positivi. Ciò vale soprattutto per il trattamento in un acquario già allestito perché le alghe presenti, le sostanze organiche disciolte ed il materiale decorativo, possono neutralizzare il medicinale. Benché il solfato di rame sia un mezzo universale per curare le infezioni da flagellati, ciliati, da molti batteri e da funghi della pelle, non è però molto facile da usare. Il rame non rimane a lungo in soluzione nell'acqua di mare; si decompone soprattutto in carbonato di rame e si lega a volte anche a dei colloidi proteici. Per mantenerlo più a lungo in soluzione, si può aggiungere alla soluzione base del solfato di rame, dell'acido citrico. Con ciò non si è ancora in grado di evitare che il contenuto di rame non si decomponga nell'acqua. La decomposizione avviene molto velocemente dove esistono molte formazioni calcaree (coralli, sabbia corallina, frammenti di conchiglie). Nella maggior parte dei casi bisogna procedere ad una nuova somministrazione. Nell'elenco dei medicinali, si trova una regola base, per il ridosaggio del solfato di rame, proveniente da esperienze condotte in vari allevamenti. E' molto importante calcolare scrupolosamente il contenuto dell'acqua nell'acquario da trattare, prima di decidere la quantità da usare. Benché secondo i dati che ho a disposizione, vi sia una certa tolleranza per le dosi necessarie da propinare, bisogna comunque evitare dosaggi troppo elevati e nocivi, o troppo scarsi ed inefficaci. Calcolando il contenuto dell'acqua, bisogna tener conto del volume della sabbia, dei sassi, dei coralli decorativi, ecc. Lo spazio che tutto questo materiale occupa, deve venir sottratto dalla quantità globale dell'acqua. In ogni caso è consigliabile non fare uso combinato di diversi medicinali, se ciò non è chiaramente prescritto dalle relative istruzioni. Ad esempio non bisogna mai far uso contemporaneamente del solfato di zinco e di rame. Da che cosa si deduce che i nostri pesci sono malati? In primo luogo sono le mutazioni di comportamento ad indicarcelo. Il cambiamento di comportamento non ci spiega tuttavia il tipo di malattia e cioè se si tratta ad esempio di un attacco di parassiti o di intossicazione da acqua inquinata. Se i pesci subiscono un sbiadimento dei colori, se sono svogliati, se respirano a fatica, se indugiano alla superficie dell'acqua, se il loro modo di nuotare è diverso dal normale, se si strofinano sul fondo o contro dei corpi solidi, è necessario esaminarli immediatamente. E consigliabile soprattutto procedene ad un esame della pelle, per accertare se vi si trovino dei parassiti visibili anche ad occhio nudo. Il quadro delle malattie ci può aiutare a capire di quali malattie si trattino.