I BARBUS del gruppo "TETRAZONA - PENTAZONA"
|
|
|
|
Nell'affollatissimo e discusso (si vedano più avanti le questioni tassonomiche) genere Barbus c'è un gruppetto di specie e sottospecie caratterizzato da una livrea a strisce verticali che le rende abbastanza simili l'una all'altra: in tutto una mezza dozzina di varietà diverse ma pure così tanto somiglianti da determinare una frequente confusione non solo tra i semplici appassionati ma talvolta persino tra gli operatori del settore. Al di là di ogni possibile equivoco questi Barbus sono tuttavia ai primissimi posti in una ipotetica «hit-parade" stilata sui gusti e sulle preferenze degli acquariofili italiani. Ne parliamo, non senza aver ricordato la parentela di questi graziosi pesciolini esotici con il comunissimo «Barbo» che popola le acque interne italiane, una parentela che forse contribuirà a farci sentire un po' più vicini anche a pesci asiatici che da oltre cinquant'anni vivono, prosperano e si riproducono negli acquari degli appassionati di tutto il mondo. |
|
Classificazione Il genere Barbus, comprende un incredibile numero di specie che colonizzano praticamente il mondo intero con la sola eccezione del continente americano. Un vero e proprio maxi-genere sulla cui esatta classificazione i pareri tra gli esperti sono tuttora discordi. L'americano L. P. Schultz ha ritenuto di poter individuare in base al numero dei barbigli e alla grandezza delle squame ben quattro diversi generi. Secondo la sua proposta le specie con quattro barbigli nella mascella superiore e con squame piccole (tra 60 e 70 lungo la linea laterale) apparterrebbero al genere Barbus; le specie con quattro barbigli e squame più grosse (25-50) andrebbero invece ascritte al genere Barbodes; le specie con due soli barbigli dovrebbero raggrupparsi nel genere Capoeta e quelle infine del tutto prive di barbigli nel genere Puntius. Altri continuano a raggruppare tutte le specie nell'unico genere Barbus, quanto meno in attesa che la questione tassonomica venga definitivamente chiarita. Altri ancora utilizzano le varie denominazioni con riferimento all'areale d'origine delle specie: Barbus per l'Europa meridionale e l'Africa, Capoeta per alcune aree aride dell'Asia orientale. W. Ladiges, infine, suggerisce di adottare la classificazione proposta da Schultz, modificata: il genere resta Barbus per tutti, ma là dove non c'è controversia sul numero dei barbigli viene aggiunto, tra parentesi, tra nome generico e nome specifico, il nome proposto. Mi spiego con un esempio: il Barbus conchonius, che non ha affatto barbigli, andrebbe chiamato Barbus (Puntius) conchonius mentre il nome del Barbus dunkeri, per il quale non c'è uniformità di vedute circa il numero dei barbigli resterebbe con la denominazione originaria, senza alcuna aggiunta. Un sistema francamente un po' macchinoso, ragion per cui in questo lavoro si preferisce, come Myers suggeriva già nel 1956, restare sulla via della tradizione, del resto ben nota agli acquariofili, in attesa che qualche studioso o gruppo di studiosi metta mano alla improba fatica di revisionare in toto un genere che ha pochi rivali in quanto ad abbondanza di specie! Va ancora aggiunto che il nome «Barbus» è stato scelto con evidente riferimento ai barbigli presenti in numerose (ma non in tutte) specie. |
|
Descrizione I Barbi presentano una notevole variabilità come forma e colorazione. Le specie che qui ci interessano, quelle del gruppo tetrazona-pentazona (chiamiamolo così) hanno corpo relativamente alto e piuttosto appiattito sui fianchi con pinna dorsale ben sviluppata; i tetrazona non hanno barbigli, i pentazona ne possiedono due paia, molto ridotti: i primi andrebbero perciò ascritti, secondo Schultz, al genere Puntius, i secondi al genere Barbodes, ma la questione come si diceva è tutt'altro che chiarita. Il discorso sulla livrea sarà affrontato nella parte riservata alle singole specie. |
|
Habitat in natura I Barbus colonizzano, s'è detto, la gran parte del mondo e proprio per questo hanno saputo adattarsi alle più svariate condizioni ambientali. Le specie che qui ci interessano provengono essenzialmente dal Sud-Est asiatico. Si tratta di pesci che amano la vita di branco e che frequentano le aree medio-profonde dei bacini idrici con una preferenza abbastanza spiccata per la mezz'acqua. Si soffermano anche sul fondo, nel quale cercano il necessario per il loro nutrimento. |
|
|
|
Habitat in acquario (generalità) In vasca i Barbus dimostrano carattere vivace e socievole muovendosi qua e là nella vasca, spesso tutti insieme. Sono adattissimi per questo ad acquari di comunità, purché tra i coinquilini non vi siano pesci dalle ampie pinne: spesso infatti tetrazona & C. attaccano con tenacia le lunghe pinne degli altri pesci provocando danni anche seri. Qualche autore consiglia di riservare una vasca speciale alle varie specie e sottospecie «a strisce» o comunque a vari tipi di Barbi, anche per i pregi estetici che una tale scelta può comportare. I pesci del gruppo tetrazona-pentazona sono tutti nuotatori agili e veloci; conviene perciò lasciare una parte dello spazio libero per il nuoto. Il contenitore che li ospita, sempre per questa caratteristica, non deve essere troppo piccolo né le piante possono occuparne l'intera base. E' ideale un acquario medio-grande, con fondo costituito da graniglia fine di colorazione scura, eventualmente frammista a torba, e poche piante grosse e robuste insieme a radici di torbiera e sassi che formino sia nascondigli sia «percorsi» possibili per lasciar nuotare il gruppo. Le condizioni fisico-chimiche non sembra abbiano particolare importanza, data la notevole adattabilità: diciamo che pH intorno a 7, GH tra 5 e 15 e temperatura tra 23 e 26°C saranno sicuramente bene accetti con possibilità di adeguarsi anche a livelli abbastanza diversi. Se i valori chimici contano relativamente poco, sembra invece assai importante (più del consueto) effettuare con regolarità cambi periodici dell'acqua. La sensibilità all'acqua "vecchia" è infatti notevole e a quanto pare Barbus tetrazona in particolare è più facilmente soggetto ad infezioni di Ichthyosporidium, proprio quando vive in vasche mal curate da questo punto di vista. |
|
L'alimentazione I Barbi sono abitualmente onnivori nel senso più pieno della parola e quelli a strisce non fanno eccezione: in cattività si possono servire mangime secco o in fiocchi, liofilizzati e congelati nonché, naturalmente, cibo vivo. Occorre chiaramente che i «bocconi» siano proporzionati alla bocca non grande dei nostri. È bene non far mancare alimenti di origine vegetale, del tutto indispensabili per alcune specie (per esempio Barbus tetrazona tetrazona) e comunque raccomandabili per tutte, anche a scanso di problemi per le piante. Particolarmente gradite foglie tenere di lattuga sminuzzate o spinaci bolliti e triturati. |
|
Le specie Ci occupiamo in questa chiacchierata di quello che abbiamo definito il gruppo «tetrazona-pentazona», una serie di pesciolini tra loro molto simili (vedi disegno) e con analoghe caratteristiche di allevamento. Per primo trattiamo il più diffuso tetrazona con le sue due sottospecie, quindi parliamo di pentazona & C.
|
|
Barbus tetrazona tetrazona Diffusione: proviene da Borneo, Thailandia e Sumatra; è importato in Europa dal 1935. Forma e colorazione: corpo abbastanza alto, quasi romboidale. Lungo non più di 7 cm ha colorazione di fondo bianco-argentea con dorso bruno-oliva e fianchi lucenti, rossastri, più o meno scuri con squame orlate di nero. Quattro barrature verticali (da cui il nome specifico) nere: la prima parte dalla sommità della testa, continua sugli occhi e si ferma sui due lati all'altezza della regione giugulare, le altre tre cingono il corpo del pesce, assottigliandosi nella parte ventrale. La seconda ha avvio prima della pinna dorsale e raggiunge quasi la base della ventrale; la terza parte a livello della pinna dorsale (a sua volta nera con bordatura superiore rossa) e attraversa la anale; la quarta cinge la base del peduncolo caudale. Le altre pinne sono rosse o rossastre, talvolta (le ventrali) anche nere. Dimorfismo sessuale: il maschio presenta una colorazione rossastra sulla bocca e un rosso normalmente più intenso sul bordo della pinna dorsale. Le varietà di allevamento non pare peraltro perdano queste caratteristiche. La femmine inoltre ha, in particolare in epoca riproduttiva, corporatura più robusta e ventre tondeggiante. Riproduzione: non è facilissima ma neppure troppo difficile se si avranno l'accortezza di scegliere riproduttori sani e vivaci già nella vasca di comunità e la pazienza di allestire con cura una vaschetta per la riproduzione. Conviene preparare un contenitore ben pulito con una ventina di litri di capienza con un filtrino interno. Sul fondo una griglia a maglie fini che consenta alle uova di sfuggire ai famelici riproduttori oppure biglie di vetro o anche ghiaia grossa (diametro 1 cm circa) nella quale si formano interstizi utili a celare le uova alla vista ed alla... bocca dei riproduttori. Si può, ma non è del tutto indispensabile, poggiare sulle biglie o sulla grata vari ciuffi di muschio di Giava (Vesicularia dubyana) o fibra sintetica. L'acqua dovrebbe essere non dura (dGH tra 5 e 10°) e leggermente acida (pH 6,5), valori, come si vede, non difficili da ottenere. In questa vaschetta va inserita una coppia già formata, da scegliere osservando con attenzione i pesci nell'acquario di comunità. Se tutto va bene ci saranno quasi subito giochi amorosi movimentatissimi, ma la deposizione delle uova avviene parecchie ore ed a volte qualche giorno dopo l'avvio di questi giochi. La vaschetta va tenuta dunque «sotto controllo» sino a quando il ventre sgonfio della femmina denuncerà l'avvenuta deposizione; a questo punto occorre togliere subito i genitori poiché altrimenti prederebbero la futura prole. Le uova (sino a 200) cadono sul fondo e finiscono oltre la grata, tra gli interstizi delle biglie o della ghiaia a grana grossa. La schiusa avviene nell'arco di circa 30 ore mentre gli avannotti cominciano a nuotare liberamente dopo circa 5 giorni. A questo punto possono essere nutriti con cibo minuto, preferibilmente vivo (naupli di Artemia o infusori). E' importantissimo in questa fase operare frequenti cambi d'acqua: tra il 10 e il 20% a giorni alterni o anche quotidianamente. Questo per evitare malformazioni o «stragi» tra le larve che, non dimentichiamolo, hanno solo il modesto apporto di un filtro interno poco potente (tale da non «risucchiarli») o addirittura non hanno alcun filtraggio. Una volta raggiunta la lunghezza di un centimetro o poco più, i pesciolini possono invece essere trasferiti in vasche più spaziose, con un normale filtro biologico e a questo punto si potranno anche rallentare i ritmi nel cambio dell'acqua. Si tenga in ogni caso presente che gli esemplari riprodotti in cattività hanno bisogno della massima cura nell'igiene della vasca per poter mantenere i bei colori della loro livrea ed in più soffrono notevolmente se accresciuti in acqua non rinnovata. |
|
|
|
Barbus tetrazona tetrazona Barbus tetrazona partipentazona |
|
|
|
Barbus pentazona pentazona Barbus pentazona hexazona |
|
|
|
Barbus pentazona kahajani Barbus pentazona rhomboocellatus |
|
Barbus tetrazona partipentazona
|
|
Barbus pentazona pentazona Diffusione: è diffuso a Singapore e in tutta la penisola Malese, nel Borneo e a Sumatra. Risulta importato sin dal 1911. Forma e colorazione: corpo alto e appiattito sui fianchi, tipico di questi Barbus, con peduncolo caudale un po' più snello. La linea laterale è completa. La colorazione di fondo è rosso-marrone, quasi rosacea, con fianchi di un rosa più intenso e ventre giallastro. Sono presenti sei barrature nere, non ampie, verticali. La prima nasce sulla nuca e attraversa l'occhio per poi fermarsi; la seconda dal dorso, tra testa e pinna dorsale, arriva fino a metà dell'opercolo branchiale; le altre sono tutte parallele a questa e l'ultima circonda il peduncolo caudale. È lungo al massimo 5 cm. Le pinne sono rosse alla base; sfumate e semitrasparenti alle estremità una macchia nera è spesso presente alla base della dorsale. Dimorfismo sessuale: la femmina è meno intensamente colorata ed ha il ventre più tondeggiante. Riproduzione: non è facile e spesso, anche quando riesce, i risultati sono insoddisfacenti, con pochi avannotti e di qualità non sempre adeguata. Le modalità (vasca da riproduzione ad hoc, qualcosa per salvare le uova sul fondo, ecc.) sono le stesse già consigliate per B. tetrazona, ma le esigenze fisico-chimiche un po' diverse: l'acqua dovrebbe essere tenuta a temperature oscillanti tra 27 e 30°C, il pH intorno a 6,5 e non molto di più, la durezza sui 5° dGH. Particolarità: il pesce tende assai meno degli altri Barbus a formare branchi compatti. Ama temperature comunque non inferiori a 24°C.
|
|
Barbus pentazona hexazona Diffusione: proviene dalla penisola di Malacca e da Sumatra. Forma e colorazione: è molto simile alla sottospecie precedente. Uguale anche la lunghezza massima (sui 5 cm). Le differenze che hanno giustificato la creazione di una diversa sottospecie sono essenzialmente nella livrea. L'hexazona ha infatti pure sei fasce nero-azzurre, ma diverse per forma e posizione. La prima appare ampia, rotondeggiante e «copre» anche l'occhio; la terza parte all'inizio della dorsale e si perde poco prima delle pinne ventrali; tra prima e terza, più o meno a metà, c'è una seconda fascia che circonda completamente il corpo così come le altre tre, l'ultima delle quali abbraccia la radice della pinna caudale. Tutte le barrature presentano una sorta di alone verde-bluastro, di bell'effetto sul piano estetico. Dimorfismo sessuale: colorazione meno accesa nella femmina, ma i sessi non sono sempre facilmente individuabili. Riproduzione: le modalità sono quelle consuete per questo gruppo di Barbi. Le difficoltà sono analoghe a quelle già indicate per B. pentazona pentazona, così come sono analoghe le condizioni che si dovrebbero offrire per avere speranze di successo. Particolarità: è tra le poche delle sei sottospecie di cui qui ci occupiamo della quale non si conosce la data di prima importazione. Ciò dipende con tutta probabilità dal fatto che i primi esemplari giunti in occidente sono stati confusi con la sottospecie prima descritta.
|
|
Barbus pentazona kahajani Diffusione: proviene da Kahajan (da cui la denominazione) e dal fiume Kapuas nel Borneo. Importato dal 1930. Forma e colorazione: rispetto agli altri pentazona ha forma un tantino più snella e muso più appuntito. Le differenze più vistose, come al solito in questo gruppo, sono comunque nelle barrature verticali: queste sono cinque. La prima, quella sulla testa, è piuttosto sottile e si ferma appena dopo l'occhio; la seconda è a forma triangolare, parte larga dal dorso e si ferma, con la «punta» del triangolo rovesciato, vicino alle pinne toraciche; la terza, sempre procedendo verso la coda, attraversa la porzione anteriore della dorsale e si allarga sui fianchi in una macchia tondeggiante, quasi come una mazza di quelle che si usano per suonare il tamburo; la quarta dal dorso (poco oltre la pinna dorsale) raggiunge la pinna anale ed anche questa si conclude con un allargamento vagamente tondeggiante; la quinta ed ultima è piuttosto sottile e circonda il peduncolo caudale. Le strisce scure fanno spicco su un corpo argenteo con dorso verdastro o rossastro. Presenti pure, sui fianchi, riflessi rossi. Questo grazioso barbo non supera 6 cm di lunghezza. Dimorfismo sessuale: poco pronunciato; in epoca riproduttiva femmina con ventre più gonfio. Riproduzione: meno difficile di quella delle altre sottospecie, ma si deve egualmente badare ad una buona qualità dell'acqua, in particolare con periodici cambi parziali effettuati con assoluta regolarità. La specie è abbastanza prolifica e particolarmente vivace nel periodo pre-riproduttivo e riproduttivo, soprattutto, come di consueto, nei confronti di coinquilini dalle pinne lunghe che attacca e morde sin troppo volentieri. Particolarità: la specie è stata pure descritta come Barbus pentazona tetrazona e questa denominazione si trova tuttora con una certa frequenza nella letteratura specializzata.
|
|
Barbus pentazona rhomboocellatus Diffusione: originario del Borneo dal quale è però importato con scarsa frequenza; piuttosto raro sul mercato acquariofilo europeo. Forma e colorazione: tipica forma compressa del gruppo, con una lunghezza massima che non va oltre 6 cm. La colorazione è piuttosto variabile, almeno per quel che riguarda le tinte di fondo. In linea di massima ha tonalità rosso mattone-rosacee, più scure sul dorso, più chiare nella zona ventrale. La specie è meno confondibile delle altre per la non comune forma delle sue barrature, che sono cinque: la prima va da un occhio all'altro a mo' di mascherina passando sulla sommità del capo mentre l'ultima circonda il peduncolo caudale; le tre centrali a metà circa del corpo si aprono ad anello. Pinne trasparenti con venature rossastre su dorsale e caudale. Dimorfismo sessuale: la femmina è meno intensamente colorata ed ha ventre più tondeggiante. Riproduzione: si presume che si comporti come Barbus pentazona pentazona, ma non si hanno indicazioni sicure poiché la specie è importata con scarsa frequenza e risulta riprodotta in cattività sino ad oggi solo occasionalmente.
|
|
Conclusioni Come si è visto, le due sottospecie di Barbus tetrazona e le quattro di Barbus pentazona sono tutte di buon interesse acquariofilo e stimolanti, in particolare le specie di più difficile riproduzione, per l'appassionato «impegnato». Una vasca solo per loro, date le differenze di livrea, è del resto tutt'altro che monotona. In più, volendo, la si può integrare con altri Barbi di analoga taglia e esigenze vitali similari. Strano a dirsi, ma pesci come questi, pur popolarissimi, non godono negli ultimi anni di una adeguata presenza nella letteratura specializzata. Questa chiacchierata è una piccola «riparazione» nei loro confronti. Il resto dovranno farlo i singoli appassionati...
|