Il sasso che cammina

 

 

 

Se è vero che le conchiglie costituiscono la maggioranza dei "souvenir" di origine marina che i turisti riportano a casa da un viaggio in remote località tropicali, è altrettanto vero che al secondo posto nelle preferenze si trovano rappresentati pressocché tutti i generi di Madreporari.

 

Come sappiamo, in entrambi i casi si tratta di scheletri calcarei di animali la cui complessità biologica, solo di recente seriamente studiata, presenta ancora molti aspetti non del tutto conosciuti. Non deve stupire inoltre il fatto che per i più, questi Molluschi e Celenterati costituiscono semplicemente degli oggetti decorativi molto piacevoli a guardarsi, anche se talvolta presentano inconvenienti decisamente poco... graditi. Nel caso delle conchiglie infatti, l'inesperto che fortunosamente abbia la ventura di catturare un mollusco vivo, ben presto si accorge che questo è ben "diverso" da ciò che è abituato a vedere nei negozi o sulle bancarelle, tutto pulito e colorato. Nelle migliori delle ipotesi, come per esempio le Cipree, l'animale, ritiratosi completamente nel suo guscio, continuerà a secernere una specie di "bava" scivolosa... Tutti i Gasteropodi poi, già quasi irriconoscibili per via del periòstraco che li ricopre, letteralmente si "tappano in casa" chiudendo dietro di essi il proprio opercolo corneo. E che dire delle comunissime "Lambis", che cercano disperatamente di fuggire protendendo in continuazione verso l'esterno occhi e "zampe", causando un gran scompiglio e gridolini terrorizzati delle signore?...Tutti i malcapitati "cacciatori", dopo gli inevitabili e infruttuosi tentativi di "tirar fuori l'animale", per tutto il resto del loro soggiorno non mancheranno di rompere le scatole a tutti, in cerca di consigli e rimedi per il loro problema. Fino al giorno della partenza in cui, dissotterrate le "spoglie" da un improvvisato sepolcro casereccio e trattenendo (ma non sempre) i conati di vomito, le impacchetteranno diligentemente e con la massima cura, ma mai in modo sufficiente ad evitare i sentimenti omicidi che nasceranno nei loro confronti tra i compagni di viaggio...L'ultimo atto, che fortunatamente avviene tra le pareti domestiche, è costituito dall'apertura dei vari contenitori, e a questo punto le regole del buon gusto consigliano di fermarci... Di fronte a tutte queste difficoltà, che opportunamente limitano il prelievo dei vari Molluschi agli esemplari già morti e i cui gusci vengono rigettati dal mare sulla battigia, molti pensano bene di prendersi qualche altro tipo di "ricordino" in maniera molto  più facile, rivolgendo la propria attenzione ai "coralli" presenti in grande abbondanza ovunque,  anche in pochi centimetri d'acqua. Le forme ed i colori dei Madreporari non mancano mai di stupire chiunque abbia un minimo di senso estetico e di amore per la Natura, la quale, in questo caso, ha sembrato voler operare una incredibile sintesi antologica di sé stessa. Questi singoli animali, riuniti in colonie autosufficienti, si sviluppano infatti assumendo forme "vegetali" e dalla consistenza "minerale". Non sorprende quindi che simili "cespugli pietrificati" causino una gran confusione in chi li osserva dalla superficie, per non dire da una barca con il fondo di vetro... Ma anche se i Madreporari sembrano così a portata di mano, chiunque si accinga a prelevarne una colonia, o anche singoli pezzi, si accorge subito che l'impresa è tutt'altro che semplice. La formazione corallina è infatti sempre ancorata saldamente al substrato. Per poterla asportare intatta è necessario un paziente lavoro con attrezzi pesanti. In ogni caso, una volta entrati in possesso della madrepora, non importa a che specie appartenga, ci si trova di fronte allo stesso problema che abbiamo già incontrato per le conchiglie. I minuscoli polipi della colonia, talvolta così piccoli da non potersi distinguere a occhio nudo, si ritirano all'interno delle loro teche calcaree ed ivi muoiono rapidamenteal contatto con l'aria, diffondendo un tipico odore di putrefazione che scomparirà solo dopo lunghi bagni in apposite soluzioni acide e numerosi lavaggi in acqua corrente. Naturalmente con l'eliminazione dei tessuti animali andranno persi i magnifici colori che tanto ci avevano colpito. Così che ci si dovrà accontentare di un candido scheletro, che col tempo e la polvere apparirà sempre più lontano dall'aspetto originario del madreporario. In ogni caso, poiché di solito il desiderio di portarsi a casa un piccolo pezzo di "reef" è pressoché invincibile, a farne le spese sono le specie di Madreporari che più facilmente si lasciano staccare dal substrato, come per esempio la nota "Acropora cervicornis", o la fragile "Seriatopora hytrix", o anche singole ramificazioni di "Dendrophyllia". Ma un genere soprattutto è destinato più di ogni altro ad essere prelevato da mani frettolose dal suo ambiente naturale.

 

Le madrepore appartenenti alla famiglia "Fungiidae" hanno infatti la non comune caratteristica di vivere semplicemente "appoggiate" su ogni tipo di fondale. Qui sono facilmente riconoscibili per via del loro aspetto tondeggiante  che ricorda molto il cappello di un fungo campagnolo. A parte questa sua forma singolare,  arricchita da innumerevoli ed eleganti solchi disposti a raggiera nella sua parte superiore,  questo tipo di madrepora, per altro così comune e diffusa, possiede alcune caratteristiche talmente inusuali e sorprendenti che vale senz'altro la pena di conoscere. Questo Esacorallo appartiene, come già detto, alla famiglia Fungiidae, una delle quattro nelle quali è suddiviso il Sottordine dei Madreporari "Fungiida". La famiglia è a sua volta suddivisa in 11 generi e 46 specie, del tutto assenti nell'Atlantico, ma molto diffuse nell'Indo-Pacifico. La caratteristica saliente della maggior parte delle specie di "Fungia" è data dal fatto che, a differenza di tutti gli altri Esacoralli, questi Madreporari non sono costituiti da una colonia di innumerevoli individui quasi microscopici, bensì da un unico grande polipo. Questo continua a ingrandirsi moltiplicando i setti del proprio scheletro calcareo, fino a raggiungere dimensioni ragguardevoli, dell'ordine di svariati decimetri di diametro. Questo fatto, lungi dal costituire una semplice curiosità, è di grande importanza per lo studio biologico dei Madreporari. Infatti la grande dimensione di un singolo polipo permette agli specialisti un'osservazione molto facilitata di tutto quanto concerne la complessa fisiologia degli Scleractiniari in generale. Eppure, nella prima parte della loro vita, niente farebbe sospettare che le "Fungia" siano così diverse dagli altri Esacoralli. Come in tutti i Celenterati infatti, dopo la fecondazione delle uova che avviene nelle singole gònadi, diverse centinaia di larve ciliate, o "planule", vengono espulse nell'acqua. Dopo due o tre giorni di vita plactonica ognuna di quelle sopravvissute si fissa al substrato. Qui, nel giro di qualche altro giorno, comincia a formare un "gambo" verticale. Dopo questa fase, in cui l'animale è chiamato "Anthocaulus", esso comincia a sviluppare il tipico ombrello calcareo, suddiviso nei primi sei setti. Assume così l'aspetto di un vero e proprio fungo  di pietra, chiamato "Anthocyathus". Durante l'ultima fase, la cui durata è variabile da specie a specie, avviene infine il distacco dell'ombrello, così che la "Fungia" inizia la sua lunga vita solitaria e... ambulante. Si, perché per quanto ciò possa sembrare incredibile, mediante l'estroflessione dei suoi tessuti tra i vari setti, quello che potrebbe sembrare una specie di sasso appiattito e seghettato, ha la capacità di compiere spostamenti su qualsiasi tipo di fondale ! Non pensiate con questo che sia necessario darsi da fare a rincorrere le "Fungia"... La loro "velocità" non è infatti osservabile normalmente. Anche se il luogo in cui esse si trovano è favorevole, esse diffìcilmente si spostano. Sovente assumono, crescendo, la forma che meglio si adatta al fondale nel quale si trovano. Una prova delle loro capacità la si può avere quando capita di osservare veri e propri "assembramenti" di "Fungia" appartenenti a svariate specie. Non solo ciascun esemplare è disposto ordinatamente in modo da non danneggiarsi a vicenda, ma poiché chiaramente non possono essere tutti nati nello stesso luogo, ciò significa che ogni singolo individuo vi è giunto e sistemato con i propri... mezzi. Un'altra riprova della loro mobilità è data dal fatto che, essendo l'apertura boccale rivolta verso l'alto,  se una "Fungia" per una qualsiasi ragione viene rivoltata in una posizione che le impedisca di cibarsi,  essa cercherà di ritornare, seppure molto lentamente, nella posizione originaria, pena la sua morte. Le "Fungia" sono pressoché gli unici Madreporari che colonizzino anche i fondali sabbiosi. Esse infatti non temono alcun insabbiamento, grazie al fatto di possedere sulla superfìcie dei loro tessuti una specie di "film" mucoso ricco di ciglia vibratili, stimolate e messe in funzione da due tipi di eventi. Dato il loro regime alimentare carnivoro, in presenza di una preda (perlopiù piccoli pesci già morti, vermi, e via dicendo) lo stimolo fa sì che le ciglia vibratili convoglino il cibo, come su un nastro trasportatore e nel giro di qualche minuto, dalla periferia verso la bocca. Un corpo estraneo, con un'inversione del moto, viene respinto verso l'esterno. Nel caso di un totale insabbiamento, il tempo necessario per "ripulirsi" completamente è di circa 2 ore. Mediamente il diametro di una Fungia non supera i 15/20 cm. Come in tutti i Madreporari, i tessuti delle "Fungia" ospitano le Zooxantelle, o alghe unicellulari simbionti, necessarie al loro metabolismo, e per il cui sviluppo è di fondamentale importanza  una buona esposizione alla luce. Mentre infatti la parte superiore della madrepora ha un tipico  colore marroncino, spesso costellato da vistose macchie viola, tutta la zona inferiore rivolta verso il substrato è quasi bianca, e ciò indica una totale assenza di Zooxantelle. In natura l'osservazione del polipo espanso di questi Madreporari è abbastanza rara, specialmente durante il giorno. Per questo molti, raccogliendo una ' 'Fungia", pensano trattarsi unicamente di una sorta di "sasso" dalla forma bizzarra, non sospettando minimamente trattarsi di animali non solo interessanti da un punto di vista biologico, ma molto piacevoli da ammirare. In numerose specie infatti il polipo si presenta con numerose appendici, talvolta molto colorate, che esso protende nell'acqua alla ricerca del cibo. In una particolare specie poi, questi "tentacoli" sono talmente sviluppati da farla sembrare una vera e propria Attinia, meritando ampiamente il nome di "Fungia actiniformis". Presente unicamente nel Pacifico occidentale, a differenza di tutte le altre specie, in essa l'animale è sempre completamente estroflesso, tanto che risulta impossibile distinguerne la vera natura. Sembra inoltre che esso si ritiri tra i setti unicamente durante la fase riproduttiva. Da quanto si può osservare in natura, le "Fungia" sono organismi che possono benissimo adattarsi alla vita in acquario marino tropicale. Il loro habitat, esteso a qualunque tipo di fondale, consente infatti di inserirle in ogni ambiente artificiale già esistente, purché sufficientemente illuminato e ossigenato. La loro nutrizione inoltre risulta molto più facilitata rispetto agli altri Madreporari poiché, trattandosidi un unico grosso polipo, esso può venire "imboccato" come se si trattasse di un'Attinia o un Cerianthus. Anche la facoltà di "ripulirsi" dai corpi estranei che accidentalmente andassero a ricoprirle (come sabbia, sassolini, o altro) facilita le cose, rendendo superflua ogni "pulizia" meccanica da parte dell'acquariofilo ed evitando così i rischi di danneggiare l'animale che simili operazioni sempre comportano. E se capiterà infine che il luogo ove vengono collocate non sia di loro gradimento, non c'è da preoccuparsi: lasciamole fare, e le nostre "Fungia" se ne andranno tranquillamente cercarselo da... sole!