I PRIMI INVERTEBRATI PER L'ACQUARIO DI BARRIERA

 

 

In acquariofilia marina "invertebrati" sono tutti quegli organismi che è possibile allevare insieme o in alternativa ai pesci: dalle spugne ai gamberetti, dai coralli alle attinie e ai ricci. In passato gli invertebrati costituivano al più un "complemento" per le vasche dei pesci (paguri, gamberetti o stelle di mare fungevano soprattutto da "pulitori" del fondo o mangia-alghe, mentre le attinie erano allevate solo in funzione dei pesci pagliaccio), negli ultimi anni è invece andato sempre più affermandosi l'acquario per gli invertebrati, oggi noto come "acquario di barriera", pienamente ispirato alla magia dei reef corallini ove gli invertebrati(soprattutto madrepore e simili) sono decisamente dominanti rispetto ai pesci.

 

Gli Stoloniferi
Sempre coloniali, i polipi di questi Antozoi Ottocoralli non sono però intimamente uniti tra loro come viceversa avviene nella maggioranza degli Alcionacei e nei Madreporari. Dal polipo progenitore si diramano vari stoloni tubuliformi da cui proliferano, per gemmazione, gli altri componenti la colonia. I più allevati in acquario appartengono ai generi Clavularia, Pachyclavularia e Cornularia: vivono in acque basse, spesso comprese nella fascia di marea (i polipi retratti possono resistere alcune ore all'asciutto), non di rado in prossimità di zone piuttosto inquinate come porti o villaggi turistici. In acquario si allevano facilmente, senza problemi di alimentazione perché si nutrono a spese delle loro zooxantelle: richiedono però una luce molto intensa, specialmente le colonie verdi, nonché una corrente energica e continua. Si moltiplicano in gran numero e con molta rapidità, rendendosi a volte eccessivamente invasivi; all'acquariofilo è sufficiente staccare alcuni polipi e incastrarli tra i rami di un corallo morto o fissarli con un filo da pesca su una roccia a superficie irregolare per veder proliferare in pochi mesi una nuova colonia.

 

I Coralli molli o Alcionacei
Cosiddetti perché gli elementi calcarei dello "scheletro" sono radi e sparsi nel tessuto molle della colonia (non esistono praticamente specie solitarie), se non addirittura assenti. Ciò consente a questi Antozoi di modificare notevolmente forma e dimensioni, a seconda del volume d'acqua assorbito. Più adattabili e opportunisti delle madrepore ermatipiche costruttrici del reef, sostituiscono spesso queste ultime - sviluppandosi frequentemente sui loro scheletri morti -in situazioni ambientali degradate o nella piattaforma corallina soggetta ad ampie fluttuazioni di marea. I coralli molli del genere Cladiella somigliano a piccoli cespugli fittamente ramificati, alti fino a 25-30 cm. Richiedono un forte movimento dell'acqua, un'intensa illuminazione e la disponibilità regolare di plancton (fino alla taglia di un nauplio di artemia), perché ai loro piccoli polipi (3-4 mm di diametro) non è sufficiente l'apporto nutritivo delle zooxantelle. I coralli molli "a fungo" del genere Sarcophyton formano colonie costituite da un robusto "gambo" attaccato alla roccia, che porta alla sommità un "cappello" sulla cui faccia superiore, rivolta alla luce, si aprono migliaia di polipi provvisti di zooxantelle. Come la maggioranza dei coralli molli, però, non dipendono esclusivamente dalle loro alghe simbiotiche, nutrendosi anche di minuscoli organismi planctonici (fino alle dimensioni di un nauplio di artemia) e particelle organiche in sospensione. In acquario si riproducono spesso per gemmazione, producendo cioè piccoli "funghetti" alla base del gambo. I polipi si aprono completamente solo in presenza di una forte illuminazione ed energica corrente alternata (simulazione di marea). Il genere Sinularia è uno dei più vasti ed eterogenei tra i coralli molli. Tutte le specie abitano le acque basse e soleggiate, comprese entro la fascia di marea, e si nutrono sia dei prodotti del metabolismo delle loro zooxantelle, sia del plancton apportato dall'alta marea. In acquario sono tra gli invertebrati più robusti e ricercati, facili da allevare e anche da riprodurre per via vegetativa. La famiglia degli Xenidi comprende polipi coloniali dal comportamento assai curioso per la loro attività di "pompaggio" (pumping), consistente nell'aprire e chiudere senza sosta i tentacoli. È davvero uno spettacolo affascinante e vagamente ipnotico osservare una folta colonia pulsare ritmicamente, con tutti i polipi che si espandono e si contraggono infaticabili. Tale attività non serve, come si sarebbe portati a credere, alla cattura di plancton: le specie dei generi Xenia e Anthelia, infatti, si nutrono a spese delle loro zooxantelle, ma anche di sostanze disciolte nell'acqua (fosfati, nitrati, aminoacidi, molecole organiche, ecc.) che vengono assimilate per osmosi, quest'ultima modalità di alimentazione favorita proprio dal "pompaggio". In acquario, questi Ottocoralli richiedono una forte illuminazione e un moderato movimento dell'acqua: una turbolenza eccessiva inibisce l'attività di pompaggio, causando notevoli problemi alla colonia.

 

I Madreporari o Sclerattinie
Le madrepore o "coralli duri" vivono in quasi tutti i mari del mondo, con oltre 2.000 specie. La maggioranza, però, è concentrata ai tropici ed è costituita dai costruttori delle barriere (reef building), tutti provvisti di zooxantelle e detti ermatipici. Non sono di regola adatte all'acquariofilo principiante, essendo molto esigenti riguardo l'illuminazione e la qualità dell'acqua, tuttavia non mancano le eccezioni, come la ben nota Trachyphyllia geoffroyi, splendido "corallo cervello" con una vasta diffusione comprendente il Mar Rosso e gran parte dell'Indo-Pacifico. Si trova anche in acque relativamente inquinate, come quelle portuali, dimostrandosi tra i coralli più adattabili e resistenti. Forma colonie massicce (fino a20 cm di diametro) ma costituite da pochi, grossi polipi riconoscibili dalle fenditure buccali che si aprono tra i loro meandri. La base dello scheletro calcareo è a forma di cuneo e spesso saldamente infossata nella sabbia: non è raro infatti trovare questa specie su fondali sabbiosi ricoperti di alghe ed erbe marine, lontano dalle classiche barriere coralline. È provvista di alghe simbiotiche (zooxantelle) ma si trova anche a notevole profondità, fino a 40 m circa, assumendo in tal caso una colorazione bruno-rossastra: le colonie di acque superficiali, invece, tendono al verde con varie fosforescenze dovute a pigmenti protettivi dai raggi UV. E uno dei madreporari più semplici da allevare in acquario, grazie alla sua notevole robustezza e capacità di adattamento. Le forme a colorazione dal grigio al bruno si possono allevare anche sotto illuminazione al neon (minimo 1 W per litro di volume lordo della vasca), quelle verdi preferibilmente sotto HQI. È opportuno inoltre posizionare questo corallo direttamente sulla sabbia piuttosto che tra le rocce, comunque non troppo vicino alla superficie. Di notte i suoi polipi estroflettono tentacoli piuttosto urticanti, per cui va collocato a distanza di sicurezza dagli altri invertebrati. Oltre ad alimentarsi delle sostanze prodotte dal metabolismo delle sue alghe simbiotiche, T. geoffroyi può essere nutrita sia con naupli di artemia e surrogato di plancton per invertebrati (da somministrare a luci spente e tentacoli estroflessi), sia con pezzetti di polpa di cozza o di pesce appoggiati presso le "bocche" dei polipi, sempre possibilmente nelle ore notturne. Il curioso "corallo a bolle" (Plerogyra sinuosa) e le massicce specie dei generi Catalaphyllia ed Euphyllia, dai lunghi tentacoli a punta fosforescente, sono tra i coralli più robusti e facili da allevare ma anche tra i più aggressivi, temibili per la capacità di sviluppare tentacoli eccezionalmente lunghi soprattutto di notte (fino al triplo della lunghezza normale) e per la potenza delle cellule urticanti che li ricoprono, armi micidiali con le quali queste madrepore mantengono il predominio su vaste porzioni di spazio circostante. Si nutrono sia a spese delle loro zooxantelle, sia assorbendo nutrienti disciolti nell'acqua, sia ancora catturando con i tentacoli plancton e particelle organiche di taglia anche relativamente grande (oltre mezzo centimetro).

 

Trachyphyllia geoffroyi

Palytoa species

Discosoma species

 

Corallimorfari o "funghi su roccia"
Le specie del genere Discosoma (note anche come Actinodiscus) formano colonie costituite da grossi polipi (diametro 5-10 cm) di forma circolare, con il disco variamente colorato e spesso ricoperto di escrescenze più o meno frastagliate, ognuno indipendente dagli altri. Vivono in acque basse, sviluppandosi su rocce e scheletri di madrepore morte, anche in zone inquinate (porti, villaggi, ecc.) dove i coralli ed altri invertebrati più sensibili non sopravvivono. Il loro avvento in una scogliera corallina è spesso indice di inquinamento e alterazione delle normali condizioni ambientali. Vivono in acque basse ed assolate, spesso sono ermatipici (provvisti cioè di zooxantelle) o provvisti di pigmenti protettivi dai raggi ultravioletti che conferiscono loro suggestive colorazioni uniforme o striate e maculate, dal verde al rosso e al blu. Sono tra gli invertebrati più robusti e adattabili, consigliabili per "inaugurare" vasche da poco allestite dopo l'immissione di rocce vive. È preferibile collocarli a distanza di sicurezza dagli altri invertebrati sessili, sono infatti in grado di emettere lunghi filamenti urticanti. Si riproducono facilmente sia per gemmazione che per scissione (formazione di due polipi uguali a partire da un singolo esemplare). Gli esemplari provvisti di zooxantelle si nutrono essenzialmente a spese delle loro alghe, accettano però anche mangime surgelato come artemie, mysis e chironomi, da somministrare con una pinzetta presso la fenditura orale di ogni polipo. I polipi con livrea verde sono i più bisognosi di luce e crescono bene solo sotto illuminazione da HQI, le forme blu e rosse si adattano invece anche alle lampade fluorescenti, purché di adeguata potenza di almeno 1 W/l).

 

Gli Zoantari
Sono tipici polipi coloniali, ogni colonia prende origine da un polipo fondatore che produce per gemmazione altri polipi, collegati tra loro da stoloni ramificati striscianti sul fondo a formare incrostazioni. I polipi somigliano a piccole attinie, di 1-3 cm di diametro e 2-4 cm di altezza, con una doppia corona di tentacoli sottili che circondano l'apertura orale; quando si chiudono, la colonia assume l'aspetto di un grappolo di vescichette rigonfie e a questo stadio è in grado di resistere anche diverse ore fuori dall'acqua, durante la bassa marea. Diverse specie - come quelle dei generi Palythoa e Protopalythoa - sono in grado di elaborare potenti tossine che le rendono estremamente velenose per la maggioranza dei potenziali predatori. Nemiche implacabili di questi Antozoi sono le alghe verdi filamentose, che crescono talora abbondanti in ambienti eutrofizzati (cioè con un significativo inquinamento organico) e negli acquari: esse possono lettera mente "soffocare"" i polipi. Gli Zoantidi dei generi Zoanthus e Protopalythoa sono dotati di zooxantelle (alghe simbiotiche) da cui traggono una quota significativa del proprio fabbisogno alimentare, solo occasionalmente integrato da piccoli organismi planctonici (ma i grossi polipi di Protopalythoa possono ingerire prede fino alla taglia di un gamberetto mysis). In acquario richiedono una forte illuminazione (lampade ad alogenuri metallici) ma, a parte ciò, sono robusti e longevi, riproducendosi facilmente tramite stoloni.


I Cerianti
Sono tipici polipi solitari scavatori, che edificano un tubo membranoso che irrobustiscono con sabbia e detriti cementati tra loro e nel quale si rifugiano con rapidi movimenti contrattili in caso di pericolo o quando sono a riposo. In acquario questi Antozoi vivono bene e a lungo, fino a mezzo secolo! Non possono però convivere con coralli e altri invertebrati sessili (se non in vasche molto grandi), che danneggerebbero con i loro lunghi tentacoli urticanti. Necessitano inoltre di uno spesso strato di sabbia corallina fine (minimo 15 cm). I cerianti si nutrono di una grande varietà di cibi in sospensione. Pur essendo in grado di catturare e divorare anche piccoli pesci e gamberetti, come fanno gli anemoni, in genere si limitano a utilizzare particelle in sospensione e zooplancton, che in acquario può essere costituito da artemie adulte e naupli, copepodi, dafnie o mysis. Accettano anche altri alimenti, come tubifex vivi e cibo in fiocchi.

 

I Policheti Sedentari
II termine "vermi", applicato per la verità a numerosi animali uniti da una somiglianza solo superficiale, non suscita certo immagini di bellezza o leggiadrìa. Alcuni Anellidi (gruppo cui appartengono anche lombrichi e sanguisughe) della classe dei Policheti sono però effettivamente molto attraenti: essi costruiscono un tubo di varia natura (detritico o calcareo), all'interno del quale si rifugia il verme lasciando sporgere solo la splendida e vaporosa "corolla" di tentacoli dall'aspetto piumoso, con la quale l'animale filtra il microscopico plancton di cui si nutre. Le specie di gran lunga più diffuse in acquario sono quelle del genere Sabellastarte, strettamente imparentate con i nostri spirografi: l'estremità chiusa del loro tubo gommoso (edificato compattando sabbia e detriti con il muco da essi secreto) va insabbiata per qualche centimetro, lasciando quella aperta sollevata dal fondo in modo che l'ampia e variopinta corolla del verme possa espandersi in pieno. Intorno ad essa si può spruzzare con regolarità del plancton fine per invertebrati filtratori (reperibile nei negozi di acquari), solo gli esemplari più grandi accettano i naupli di artemia.

 

I Gamberetti
I "gamberetti barbiere" (genere Stenopus} sono diffusi in tutti i mari tropicali; nel loro ambiente naturale sono soliti costituire folti gruppi composti da coppie che stazionano negli anfratti protetti del reef corallino, costituendo delle vere e proprie "stazioni di pulizia" in cui i pesci di passaggio fanno sosta. I maschi mostrano una forte intolleranza intraspecifica e, se lo spazio è ristretto (come in acquario), si combattono fino alla morte; un certo territorialismo si osserva anche fra femmine e perfino fra individui di sesso diverso ma non accoppiati. L'allevamento di questi gamberetti non presenta problemi, anche se purtroppo in acquario spesso "dimenticano" la loro attività di pulitori, preferendo nutrirsi di mangime sia in scaglie che in compresse, oltre a cibo vivo e surgelato come chironomi, tubifex e artemie. Individui adulti di grossa taglia (5-6 cm) possono costituire un pericolo per i vermi tubicoli (sabelle e serpule) e per i pesci più piccoli e lenti che vivono sul fondo.
Molta attenzione va tatta quando li si pesca per trasferirli da una vasca all'altra: in tutti gli Stenopus è sviluppatissima l'autotomia, cioè il distacco volontario di appendici (specie le lunghe chele) durante la cattura. Meglio non estrarli dall'acqua col retino ma farli entrare direttamente nel sacchetto immerso nell'acqua. Il genere Lysmata comprende numerose specie di gamberetti vivacemente colorati, tipici dei mari tropicali ma presenti anche nel Mediterraneo. Sono tipici gamberetti "pulitori": con le loro piccole chele liberano grossi pesci da parassiti della pelle, avanzi di cibo tra i denti, detriti nelle branchie, ecc. Sembra che le lunghe antenne bianche di questi gamberetti, sempre in movimento e ben visibili tra le rocce e i coralli, rappresentino una sorta di "insegna" per farsi individuare dai pesci bisognosi dei loro servigi. L'attività di toeletta, svolta sia da singoli esemplari che da coppie ben affiatate è osservabile anche in acquario, dove questi splendidi gamberetti possono vivere oltre 3 anni raggiungendo i 6 cm di lunghezza; socievoli e pacifici, sono un pò troppo... vivaci e disturbano a volte gli invertebrati più delicati ed esigenti. Accettano ogni tipo di mangime, arrivando a consumare quello galleggiante direttamente in superficie, a "testa in giù . Gli strani gamberetti del genere Rhynchocinetes , comunemente detti "gamberetti danzatori per le movenze aggraziate che li contraddistinguono, hanno come insolita e peculiare caratteristica il rostro mobile, capace di oscillare su e giù (fino a formare un angolo di 90° con il cefalotorace!) al contrario di quello degli altri gamberi, che è invece fissato saldamente al cefalotorace. In questi gamberetti, lunghi al massimo 4-5 cm, è presente un evidente dimorfismo sessuale, almeno negli adulti: i maschi possiedono infatti chele più lunghe e massicce delle femmine. Vivaci e socievoli, vivono in gruppi anche numerosi (fino a un centinaio di individui) sui fondali corallini e rocciosi, pronti a rifugiarsi tra gli anfratti e le cavità più nascoste in caso di pericolo. Sono gamberetti di facile allevamento in acquario, da tenere possibilmente in gruppetti formati da un maschio e più femmine: individui isolati divengono timidi e ipersensibili. Pur avendo abitudini prevalentemente notturne, in acquario si mostrano attivi anche di giorno una volta ben acclimatati. Non sono particolarmente consigliabili per gli acquari di barriera, in quanto possono infastidire gli invertebrati più sensibili e delicati come molti alcionari, madrepore e zoantidi. Al momento della cattura perdono facilmente le chele (autotomia), vanno inoltre acclimatati lentamente e a luci spente da una vasca all'altra in quanto possono letteralmente morire di paura e di stress. La loro longevità massima è stimata in 2-3 anni.

 

Cerianthus species

Sabellastarte magnifica

Lysmata amboinensis

 

I Paguri
Sono i familiari crostacei che si spostano sul fondo del mare trascinandosi dietro la conchiglia di un mollusco, all'interno della quale nascondono il loro addome molle e altrimenti indifeso. Tipici onnivori-detritivori, non è certo azzardato definirli gli "spazzini dei mari": quando non sono impegnati a cercare una nuova conchiglia, trascorrono il loro tempo a razzolare sul fondo sabbioso, raccogliendo con le chele (spesso ricoperte di setole tattili molto sensibili) ogni sorta di particella organica commestibile e assembrandosi in gran numero sui cadaveri dei pesci o di altri animali di buona taglia. In acquario, requisito essenziale per allevare con successo questi crostacei è la disponibilità costante di conchiglie vuote di taglia adeguata, essendo i paguri molto voraci e di crescita rapida: in caso contrario, sarà inevitabile assistere a fenomeni di cannibalismo o di "appropriazione forzata", con gli individui più deboli letteralmente "buttati fuori" dalla loro conchiglia e destinati perciò a morte quasi certa. Si comportano anche in cattività da utilissimi "spazzini", nutrendosi di tutto ciò che di commestibile trovano sul fondo, è opportuno però integrare la loro dieta con mangime in compresse per pesci alghivori e cibo surgelato come artemie, mysis, chironomi, polpa di cozza, ecc.

 

I Molluschi Gasteropodi
Le specie più adatte al "primo acquario di barriera" sono senza dubbio quelle vegetariane e detritivore, sia perché innucue per gli altri invertebrati, sia perché si comportano in cattività da preziosi "mangia-alghe" e "spazzini". In natura esse si nutrono di alghe e di residui vegetali e vivono nelle praterie di alghe o nell'ambiente di laguna a fondo sabbioso. In acquario accettano anche spinaci, foglie di lattuga e alghe essiccate. Vegetariane di scogliera sono invece le piccole specie (4-5 cm in media) dalla conchiglia conica più o meno spiralata dei generi Trochus (famiglia Trochidi), Turbo e Astraea (Turbinidi), che si nutrono brucando incessantemente la copertura algale sugli scogli e le madrepore morte della piattaforma corallina esposta alle maree, molto apprezzate dagli acquariofili come "mangia-alghe" negli acquari di barriera.

 

Le Oloturie
Sono dette familiarmente "cetrioli di mare" per la caratteristica forma di molte specie. Tipici abitatori del fondo, vi si spostano con lentezza. La maggior parte delle oloturie (come quelle del genere più tipico, Holothuria) ha abitudini detritivore, ingoiano cioè grandi quantità di sabbia trattenendo nel loro apparato digerente le particelle commestibili ed espellendo il resto: in acquario svolgono perciò un'utile attività di drenaggio e pulizia del fondo. Più diffuse in acquariofilia sono però le coloratissime specie planctofaghe (soprattutto quelle del genere Pseudocolochirus o Paracucumaria): posseggono dei tentacoli ramificati intorno alla bocca, ricoperti di muco, con i quali captano gli organismi planctonici (ma a volte "ramazzano" anche il fondo) di cui si nutrono. Contrariamente alle oloturie detritivore, queste specie non richiedono necessariamente un'ampia estensione sabbiosa, spostandosi bene anche tra le rocce. Tutte le oloturie possono modificare forma e dimensioni del corpo a piacimento, immagazzinando o espellendo acqua: esemplari che restano troppo a lungo flosci e raggrinziti vanno prudenzialmente allontanati dall'acquario, morendo infatti le oloturie cedono all'acqua sostanze estremamente tossiche in grado di inquinare mortalmente notevoli quantità di acqua.

 

I Ricci
Questi Echinodermi si fanno apprezzare soprattutto come "mangia-alghe", attività che li rende però ovviamente incompatibili con le alghe "ornamentali". Inutile sottolineare come i ricci vadano maneggiati con estrema cautela: soprattutto le specie con gli aculei più sottili e appuntiti possono risultare pericolose, la loro puntura (ma soprattutto quella dei pedicelli ambulacrali) è infatti spesso velenosa e gli aculei si spezzano nella pelle, aumentando e prolungando nel tempo il dolore. Nessun pericolo, invece, con i "ricci-matita" dagli aculei radi e tozzi. Tutti i ricci amano la penembra e rifuggono la luce intensa e diretta, negli acquari con forte illuminazione occorre quindi metter loro a disposizione opportuni rifugi (grotte, anfratti, zone d'ombra protette da coralli), rassegnandosi comunque a vederli in attività soprattutto a luci spente o sotto le radiazioni blu dei tubi attinici. Oltre che con le alghe, si possono nutrire con verdura cotta e mangimi in compresse a base vegetale per pesci di fondo.

 

Le Stelle
Sono senza dubbio tra gli invertebrati marini più familiari, molto ricercate anche dagli acquariofili. Le specie più robuste e longeve sono senza dubbio le grandi stelle carnivore che, in natura, si nutrono attaccando molluschi (le cui valve riescono ad aprire grazie alla forza delle loro robuste braccia) ed altri invertebrati, come coralli e spugne. La maggioranza appartiene alla famiglia degli Oreasteridi (generi Culata, Protoreaster, Oreaster, ecc.), comprendente stelle tropicali massicce e voraci, ideali "spazzini" degli acquari con pesci ma assolutamente sconsigliabili per le vasche dedicate ai coralli e agli invertebrati in genere. Al contrario, solo nei grandi acquari di barriera, ben avviati e ricchi di "pietre vive", si può tentare l'allevamento delle delicate stelle microfaghe (generi Promia, Linckia, Echinaster, ecc.), abituate a nutrirsi solo di piccoli organismi incrostanti sulle rocce.

 

Pseudocolochirus tricolor

Eucidaris tribuloides

Fromia milleporella