LE CAUSE
Il
brigantaggio meridionale è un flagello tipico che deriva da un storico
sottosviluppo e indigenza delle campagne e che s’intensifica ad ogni
trasformazione politico-amministrativa, nelle difficili fasi economiche e in
situazione di forti conflittualità sociali . Le crisi demografiche e
l'esagerato fiscalismo incrementano i malviventi.
L'attività brigantesca, inizialmente, vuole vendicare le sopraffazioni e le
prepotenze degli oppressori nei confronti dei più deboli ed è solidale con gli
aspiranti della libertà. Per il popolo meridionale, afferma Nitti, il brigante,
operando apertamente contro le forze legittime e contro le leggi, è il
vendicatore, il benefattore, la giustizia.
Il
reclutamento nelle comitive brigantesche avviene tra i renitenti alla leva, gli
evasi dalle carceri, i disertori e tra quelli che osteggiano il lavoro con
inclinazioni malvagie. Da opposizione ai malgoverni il brigantaggio si trasforma
in episodi contadino delinquenziali assecondati e sfruttati da movimenti
politici avversi (es. filoborbonici): "Nel mentre camminavo il brigante
Pasquale Di Tore mi ha detto che mi voleva uccidere perché io ero contrario a
Francesco 2 ", dichiara un sequestrato, "lo continuai a pregarli
", asserisce un altro, "ma essi furono sordi alle mie preghiere,
dicendo che avevo percepito dal Governo di Vittorio Emanuele
tre carlini al
giorno come Guardia mobilizzata, ed affermando che io avevo detto di volerli
uccidere".
Un
brigante, alla vista della Truppa in occasione del fermo di alcuni cittadini
accusati di manutengolismo, esclama: "che vanno facendo questi Piemontesi;
non se ne volene ire, noi avimo avuta la medaglia di Francisco" . E a
Montella i carabinieri reali arrestano "tal Pazziale Giacomo di Atripalda,
per aver diffusa la notizia che l'ex Re Francesco Borbone nel dì 15 dello
stesso mese sarebbe rientrato sul trono di Napoli ciò che aveva prodotto
agitazione in quel paese".
La
miseria e l'oppressione del popolo sono le cause principali predisponenti al
brigantaggio: Nitti sostiene che "le rivolte dei briganti ebbero il
carattere di vere e selvagge rivolte proletarie".
I
terreni montuosi, le valli impervie, difficili e boscose, le scarse e malagevoli
comunicazioni per insufficiente viabilità, i desideri di immediati e ingiusti
profitti, l'ignoranza, le superstizioni e la povertà dei luoghi favoriscono,
poi, il fenomeno .
Le
condizioni socio-economiche sono sempre alla base di questi fatti criminali.
La
popolazione vive di agricoltura e di pastorizia. Esse rappresentano le fonti
maggiori di ricchezza e le principali occupazioni "di quelle meschine
popolazioni" e l'unica "piccola industria".
L'agricoltura,
però, è molto povera per la caratteristica orografica e la pastorizia è
costretta a spostarsi dai luoghi "i più alpestri e rigidi" nel
tavoliere pugliese durante l'inverno. La peste, il colera, altre epidemie
completano il già desolante quadro.
Le condizioni sono così difficili che famiglie "intiere lasciando tetti, e qualche piccola proprietà sono spadriate e spadriano tutto giorno: quindi sono crollate più di cento abitazioni".(1)
La
scuola non sempre è funzionante.
Le
tasse sono pesanti e le lamentele sono continue anche nelle famiglie benestanti.
Molte
persone indigenti sono in uno stato "infelice e deplorabile" e spesso
non sono in grado di pagare puntualmente la fondiaria specialmente quando si
verifica una "tenuissima raccolta dè cereali" o uno "stato
d'avvilimento per la malattia in tal epoca ". Molti braccianti sono
costretti a procurarsi il pane in paesi lontani.(2)
L'
ordinamento giuridico è inadeguato, la giustizia è inefficiente; perdura una
scarsa interazione tra le istituzioni pubbliche.
I
poteri, accentrati nelle mani dei Prefetti, sono utilizzati in modo autoritario
ed oppressivo: "lo sono moglie del brigante Antonio Di Tore, e per tale
cagione mi trovo in carcere sospettando la forza che io avessi avuto
comunicazioni col detto mio marito, che non ho mai più veduto da che si diede a
scorrere la campagna. Anzi mi era risoluta di abbandonare i suoi figli del primo
letto ma poi non l'ho fatto, perché lo stesso mi mandò minacciando di vita se
tanto avessi eseguito.
Quando
mi arrestarono io allora ero tornata dal luogo ...ove mi era recata ad attingere
un barile di acqua... così la forza sospettando che io fossi andata ad
incontrare mio marito mi arrestò", dichiara la moglie del brigante Di
Tore.
"Signore,
la causa del mio arresto è stata quella di avere mio padre Antonio tra i
briganti che scorrono la campagna, ma io non ho colpa alcuna, né ci ho mai
avuta relazione o comunicazione. È falso che io avessi fatto la spia ai
briganti, e li avessi avvertiti dè movimenti della Truppa, e non ho testimoni a
discarico a dare. La forza ha potuto arrestarmi per un semplice sospetto né è
vero che fuggii innanzi ai carabinieri quando mi arrestarono.
È
vero poi che oltre a mio padre ho anche uno zio ed un fratello cugino in
campagna", dichiara il figlio quattordicenne del brigante Di Tore.
Si
accusano di convivenza con i briganti un muratore "impossidente", di
54 anni (3), la moglie e le due figlie, solo perchè: "si misero a fare dei
gesti (con le mani, e col capo), che io credo", scrive in una relazione il
sotto brigadiere del Corpo delle Guardie Doganali, "che siano stati segni
di convenzione ed avvertimenti...".
Angela
Di Tore, cugina del capobanda Angelo Antonio, viene colpita da mandato di
arresto perchè sospettata di amoreggiare "con uno dei briganti di quella
banda".
Il
codice non prevede, però, punizioni ai contravventori alle ordinanze
prefettizie che limitano alcuni diritti. Gli ordini dei Prefetti vengono
disattesi. Il magistrato ordinario non solo dispone, di solito, la liberazione
dei contravventori sui quali non si ravvisano responsabilità penali ma anche,
nei casi di manutengolismo, proscioglie gli imputati.
Il
giudice ordina, in questo caso, "che non sia data esecuzione al mandato di
cattura..., e dichiara non farsi luogo a procedimento per difetto di sufficienti
indizi
La
Magistratura è molto lenta tranne che in rarissimi casi di grassazione e per
gli
(1)Archivio
Comunale di Andretta,Delibera
del Decurionato
del 24.1.1841
(2)Archivio Comunale di Andretta,Delibera
del Decurionato del
10.3.1838.
(3)Spatola
Luigi fu Donato,Angela di Tore fu Pasquale,di anni 20,Antonia di Luigi di anni
11.