Camposanto

I decreti napoleonici del 12 giugno e del 5 settembre 1806 impongono e regolamentano i Camposanti. Il primo documento relativo al camposanto di Andretta è una nota del 10 marzo 1808 dell'Intendente di Principato Ulteriore, che autorizza Angelo di Cosmo di Andretta di costruire, a sue spese, fuori dall'abitato, un Cimitero ed una Cappella. Alla morte del fondatore Angelo di Cosmo, in esecuzione del Real Decreto del 2 marzo 1808, il 5 gennaio 1817 il Decurionato si riunisce sotto la presidenza del sindaco, Giuseppe Miele, ed elegge, all'unanimità, Giulio Di Cosmo amministratore del Cimitero e della Cappella di ius patronato del Comune. Nel 1830 ad Andretta non esiste ancora un luogo dove seppellire i cadaveri e si vorrebbero utilizzare ancora le sepolture della Chiesa Madre. L'Intendente rifiuta l'assenso e obbliga l'amministrazione ad individuare luoghi idonei per i morti. Gli amministratori andrettesi, sindaco Nicola Franza, vorrebbero costruire il Camposanto nel posto dove si trova il Cimitero. Ma il sottintendente non approva la decisione e ordina di proporre un altro sito. Tutte le soluzioni ipotizzate in molti anni non hanno mai dato esito positivo se nel 1839 i cadaveri si seppelliscono ancora in luogo aperto, senza alcun riparo e con inconvenienti per gli animali che ivi si recano. Ancora una volta, in questa data, per evitare danni alla salute pubblica "non potendo l'aere restare infestato, e perché le esalazioni non potrebbero essere in gran quantità, e perché il Cimitero suddetto trovasi in aperta campagna", si prospetta la costruzione di sepolture interrate nel solito cimitero posto fuori dall'abitato. Nel 1940 è vietata la tumulazione dei cadaveri nel camposanto non recinto da muri e priva di cappella "a muro", anche se provvisoria, e non benedetto dall'ordinario o da un suo delegato. La tumulazione dovrà farsi nelle chiese rurali o in quelle dei canonicati del Comune situate fuori dell'abitato. Dove non esistono queste condizioni, in seguito a delibera del decurionato e con un certificato dell'ingegnere dell'opera, si può tumulare nelle chiese situate alla periferia del paese "in modo da evitare gli afflussi nocivi che provengono dal lezzo dei cadaveri". Ad Andretta non esistono chiese rurali se non quella della Madonna della Mattina: in essa non vi sono sepolture e dista dall'abitato un miglio. Il luogo destinato a camposanto non è cinto di muro, è privo di cappella e non è benedetto. Mancando le condizioni espressamente volute dal Re e siccome il luogo dove "provvisoriamente s'interrano i cadaveri è aperto, essendo privo di passata e di muro, perciò soggetto a mille inconvenienti, che in questo Comune fuori l'abitato trovasi il cimitero suddetto e Cappella in ottimo stato", il decurionato, sotto il sindaco di Antonio Girardi, ha deliberato la costruzione in esso di due sepolture. Per contemplare la sicurezza dei viventi ma con il rispetto dovuto ai morti, evidentemente non si autorizza mai la scelta delle autorità andrettesi. La materia è delicata e trattandosi di materiale putrescibile e con evidenti gravi pericoli per i cittadini, il 14 febbraio 1840, l'Intendente autorizza il seppellimento provvisorio dei cadaveri nelle tombe della Chiesa dell'Annunziata, di patronato comunale. L'antica sepoltura della Chiesa è colma di terreno e di cadaveri per cui necessita di lavori urgentissimi di spurgo: le ossa saranno trasportate a circa 200 passi dalla chiesa. La sepoltura della Chiesa dell'Annunziata presto si esaurirà e non vi sono altre Chiese con tombe. Si chiede l'autorizzazione ad aprire anche le tombe della Chiesa Madre. Le controversie tra le istituzioni continua. E' da ritenere che il camposanto termini quando viene costruito il muro di cinta nel 1884 nel sito attuale sotto il sindacato di Francesco Maria Miele.