Il BRIGANTAGGIO POST-UNITARIO

Cause non dissimili producono l'altro fenomeno di brigantaggio nel 1861-65.

A queste si aggiungono anche una legislazione carente, una giustizia inefficiente e una scarsa interazione tra le istituzioni pubbliche. I poteri sono accentrati nelle mani dei Prefetti che li utilizzano poliziescamente.
Il codice non prevede pene ai contravventori delle ordinanze prefettizie che limitano alcuni diritti.
Perciò, gli ordini dei Prefetti, i quali non possono applicare autonomamente le pene, non si eseguono. Il magistrato ordinario non solo dispone, di solito, la liberazione dei contravventori sui quali non si ravvisano responsabilità penali ma anche, nei casi di manutengolismo, gli imputati sono prosciolti.
Ciò, ovviamente, limita il potere militare e quello politico che hanno ordinato la cattura dei malviventi.
La Magistratura è molto lenta tranne per rarissimi casi di grassazione e per gli omicidi perpetrati per vendetta.
I malfattori operano particolarmente e assiduamente nel Salernitano. Qui si registrano "ricatti, uccisioni ed eccessi di ogni sorta; quivi propiziazioni e soccorsi di manutengoli; quivi rifugio e scampo frequentissimi. Si è talvolta creduto, che que' ladroni trovassero agevolezza a commettere colà i loro crimini appunto perché in questa Provincia era loro consentito porsi al coverto da ogni persecuzione; ma dove si fosse riflettuto che ne' luoghi scelti alla consumazione del maleficio eravi maggior bisogno di fautori per istornare le indagini, e per apparecchiarne altri, si sarebbe francamente convenuto, che nel Salernitano, più che nell'Avellinese, dovevano abbondare i fautori in parola".
A proposito di Giustizia lenta o inefficiente ecco un caso di omicidio che accade ad Andretta.
"Ieri nelle ore p.m.", scrive il sindaco di Andretta, Vincenzo Miele, al Prefetto ,"si videro molti cronchi di persone ne' luoghi pubblici e dinanzi alle prigioni ond'è rinchiuso il Morano che uccideva l'Occhicone nella Chiesa Parrocchiale alla presenza della Truppa e del popolo che udivansi la messa e tutti discorrendo di così straordinario fatto unanimi quasi si lodavano del coraggio del Morano che opportunamente e pubblicamente avea saputo vendicare l'offesa ricevuta..... Non debbo però tacerLe che qui facendo commenti su d'isso ripeteano e dolorasi falli avanti in questo Comune dal 1860 al 1861 per pubblica voce attribuita a fratelli Miele, essendo infino ad ora impreviti. E chi sa che il fatto dell'omicidio di ieri non fosse l'esordio di altri più dolorosi, poiché molte querele e processure son tuttora senza risultato. Epperciò manifestando alla Sig. V.Ill.ma come ho manifesto alla regia Sottoprefettura, le pubbliche voci e timori stimo avere esattamente adempiuto al mio debito d'informarla dello spirito pubblico in questo Comune e sono sicuro che V.Sig.a Ill.ma adotterà qué provvedimenti che crederà più congrui ed opportuni "(165).

165) Archivio di Stato di Avellino, Prefettura, cart, fasc. 262.

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