BRIGANTAGGIO IN ALTA IRPINIA ALLA FINE DEL
700
Alla fine del `700 il Principato Ultra e il Molise sono invasi da malve che affliggono le popolazioni scorrazzando ovunque e commettendo ogni sorta di prepotenza e crudeltà.
Andretta, nel Principato Ultra, si trova su una via di collegamento
tra la costa tirrenica e quell'adriatica, come dimostra la presenza degli armigeri
qui inviati per combattere il contrabbando del sale. Proprio qui,in Alta Irpinia,
alla fine del `700, Tommaso Freda, d'Andretta, ritenuto un abilissimo tiratore,
depreda la popolazione con la sua banda di malfattori.
Tra i suoi uomini spicca il brigante Angelo Duca, detto Angìolillo,di
S.Gregorio Magno. Questi milita per otto mesi nella banda; si divide e ne
crea una nuova ( 136).
Freda è ucciso. Angiolillo riunisce le due bande e si mette a capo di
circa 20 uomini armati con sede a Calitri. La sua azione è diretta particolarmente
ad aiutare i poveri, a combattere l'usura (137) e ad "amministrare la giustizia".
Vuole essere i1 ladro dei ricchi e il benefattore dei poveri: elargisce elemosine
ai miseri e a tutti i bisognosi e offre ingenti somme per fare celebrare messe.
E' un devoto dell'Arcangelo Michele:sosta lungamente davanti alla statua del
milite celeste raccolto umilmente in preghiera a Monticchio.
Il popolo vive in condizioni d'estrema povertà dovuta anche alla scarsezza
dei raccolti. Angiolillo esige dal parroco di Calitri, Nicola Berrilli,
appartenente ad una famiglia agiata, una notevole somma di denaro e
la distribuisce agli indigenti (138).
Dopo questo fatto Angiolillo non si sente più sicuro a Calitri e si
nasconde, il 10 febbraio 1784, nell'Abbazia di S. Maria in Elce e poi
nella badia di Monticchio. Qui, racconta B. Croce, accoglie gli amici che
lo visitano con lauti pasti e ottimi vini. Si sposta poi a Lucera. Viene sor
preso e arrestato, con Peppe Russo, il 10 aprile 1784 (sabato santo) in
a un convento dei Cappuccini di Muro Lucano, condotto a Salerno e condannato
a morte.
Le carceri dei tribunali provinciali e delle corti regie e baronali sono
insufficienti a raccogliere i numerosi briganti catturati. Ogni giorno
molti condannati evadono dalle prigioni: alcuni di questi si ritrovano
poi a capeggiare temibili organizzazioni di malfattori.
Nel mese di gennaio 1793 i banditi assaltano le carceri e liberano i detenuti
che saranno utilizzati per ingrossare le loro bande criminali (139),
massacrano i testimoni che depongono nei procedimenti a loro carico
(140), minacciano e tramano contro chi contribuisce alle loro condanne.
Il re Ferdinando IV Borbone emette, allora, il 20 febbraio 1793, un
dispaccio per fronteggiare la grave situazione. Stabilisce misure più
efficaci e meno formali nei confronti dei condannati a vita evasi dalle carceri.
Dispone "che possano questi da ciascuno impunemente perseguitarsi, sterminarsi,
distruggersi ed uccidersi. Che i condannati alla stessa pena che oltrepassi
il decennio, disertando e,fuggendo, possano ad ogni persona perseguitarsi per
arrestarsi e consegnarsi alle forze della giustizia per subire la stessa pena
durante la vita, nei forti più lontani. E che lo stesso possa eseguirsi
contro i fuggitivi condannati in galera a pena minore del decennio, per subirla
per vent'anni negli stessi,forti".
La situazione finanziaria, nel 1796, è preoccupante e gli effetti potrebbero
creare gravi conseguenze.
Le relazioni del mese d'agosto del Delegato straordinario della provincia di
Montefusco, dei Presidi di Salerno e di Catanzaro, delle Udienze di Trani e
di Lucera e del presidente di Foggia descrivono una situazione molto pericolosa.
Numerose bande di malviventi causano terrore e spavento ovunque. Gli omicidi,
i furti e i ricatti sono in continuo aumento. Le diserzioni dei cosiddetti "volontari"
sono numerose e preoccupanti e i fuggitivi dalle galere accrescono.
I delegati straordinari sono stati utili nei momenti di particolare urgenza,
ma non sono sufficienti ad estirpare il male, anche "se molte centinaia
di tali scellerati si_ fussero sterminati o mandati alle forche ed altre asprissime
pene. E non permettendo le attuali circostanze spiccar partite di truppa,
S. M. trova necessario che li baroni aumentando il numero delle loro famiglie
armate, tengano purgato il territorio dei loro, feudi, con perseguitare i ladroni
e i malviventi e le comitive dei disertori e, fingitivi di galera che scorrono
uniti oltre il numero di tre che lo stesso facciano con tutto zelo, le Corti
regie dei paesi demaniali, allodiali, , farnesiani, medicei o dei Siti reali,
unendo cacciatori coraggiosi alle rispettive Famiglie armate, con procurare
ciascuno nel proprio territorio la persecuzione ed
arresto dei ladroni, malviventi, disertori e condannati fuggitivi Vuole
inoltre S.M. e comanda che le Regie Udienze passino subito la rivista delle
rispettive compagnie di campagna e facciano ed eseguano lo scarto degli
individui inoperosi, viziosi ed inabili che abbiano ben servito oltre il
decennio; e rimpiazzino con altrettanti coraggiosi e robusti non solo il
numero degli individui mancanti della Compagnia di campagna, che il
numero dei,fucilieri di montagna prima destinati in ogni provincia, col
soldo di ducati sei al mese ... "(141).Il 30 agosto 1796 il Re emana
un altro dispaccio e questa volta anche per difendersi dall'offensiva francese.
Il 25 giugno 1797 il principe ereditario Francesco sposa l'arciduchessa Maria
Clementina d'Asburgo-Lorena. Ferdinando IV Borbone, con tutta la Corte, si reca
a Foggia per le nozze. Durante il viaggio viene a sapere, tramite i numerosi
ricorsi presentatigli, che i briganti causano continui e gravi disordini nelle
province del regno, compresa quella di Montefusco, nonostante le rigorose disposizioni
del 1793 e del 1796 .
Il 1° luglio, prima di ritornare a Napoli, il Re esterna alle autorità
provinciali, per mezzo della Real Camera, il suo "massimo dolore per
tali e così riprensibili misfatti" cui i Tribunali e i Governatori
non opponevano "freno, riparo, castigo ai rei arrestati per combinazioni
particolari, malgrado il reclamo universale delle intere popolazioni".
Il Re ha anche notato un diffuso atteggiamento d'indifferenza. Sa che alcuni
impiegati dipendenti e soldati sono a capo d'organizzazioni criminali, altri
convivono con i malfattori e contribuiscono a derubare tranquilli cittadini.
Intere popolazioni sono depredate persino nelle loro case da ladri ed assassini
della stessa comunità. Nonostante i ripetuti ricorsi, non sono
state predisposte misure difensive per proteggere gli abitanti.
Per cercare di intervenire prontamente e con mezzi efficaci, allo scopo
di eliminare le cause che producono tanti mali, si adotta una provvisoria ma
sollecita soluzione: "l'arresto subitaneo dei rei e sentenziare ad
modum belli e ad horas i malviventi trovati con armi alla mano ".
Per l'esecuzione delle disposizioni s'incaricano il maggiore Scipione della
Marra e l'uditore Ambrogi .
134) Scandone F., Giacobinismo e sanfedisti nell'Irpinia,
pag. 46 nota 1. 135) Archivio di Stato dì Avellino, Prefettura, cari.
8, fase. 421.
136) Angiolillo diventa fuorilegge intorno al 1780 a
circa 20 anni. Alcuni studiosi sostengono che il brigante sia stato catturato
e impiccato a Napoli nel mese di novembre 1806, altri asseriscono che l'arresto
sia avvenuto a Muro Lucano il 26 luglio 1784 e altri ancora che sia stato catturato
alla vigilia di Pasqua del 1784 a Muro Lucano e impiccato a Salerno.
137) "Esiste una quantità di persone usuraie. Le più oneste
chiedono il 10% o il 12% o anche oltre il 15% o addirittura il 25% di interesse"
Cfr. Ziccardi C., Aspetti storici di vita andrettese,o.c. pg. 51
138) Per questo si definisce il brigantaggio di fine 700 "sociale".
139) Il carcere di Ariano viene assaltato nel mese di gennaio 1793 e vengono
liberati 16 detenuti. Si liberano anche due condannati a morte di Isernia.
140) Tre testimoni a Santomenna.