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Vicari
è un comune della provincia di Palermo che dista dal capoluogo circa 50 km.
Le possibilità di accesso al paese sono la statale Pa-Ag e l’antica statale
Pa-Ct. E’ collegato ai comuni limitrofi mediante strade provinciali. La sua
popolazione è di 3200 abitanti, detti vicaresi.
Addossato sul lato
occidentale del monte S. Angelo, è un comune montano a 750 metri sul livello
del mare. Il suo territorio, con una superficie di 60.000 mq, confinante con
Ciminna, Mezzojuso, Campofelice di Fitalia, Lercara, Roccapalumba e Caccamo,
è caratterizzato da un’altitudine variabile tra i 200 e i 900 metri s.l.m.
A circa 4 km dal
paese, nella vallata chiamata “Pianotta di Vicari” scorre il fiume S.
Leonardo, che sfocia nelle acque del golfo di Termini Imerese.
Vicari è un paese
prevalentemente agricolo. Nel suo territorio si coltivano la vite, il
frumento, la fava, l’ulivo, il mandorlo. Altre fonti di reddito sono
rappresentate dalla zootecnia e dall’artigianato, riferito in particolare
all’edilizia e alla lavorazione del legno e del ferro.
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Il nome originario del
paese è citato da parecchi storici in vari documenti. In latino è Vicaris,
Biccaris, Biccarum; in greco Boikos, Bico; in arabo Bekara, Baqqaraq.
I vari popoli che
l’hanno abitato e dominato hanno lasciato delle tracce dando nome alle cose
ed ai luoghi. Ad esempio: “Brivaneggia” (Burgonecis o borgo della morte,
località dove si crede si giustiziassero i malfattori) o “Kammi” (fonte
d’acqua) d’origine araba.
Qualunque sia
l’origine del nome, tutte queste denominazioni corrispondono in italiano
a boaro o vaccaro. Secondo alcune scoperte archeologiche, il più antico
insediamento sarebbe d’origine greca. Nelle campagne del paese e nella
cittadina sono state scoperte delle tombe con reperti di ceramica e di
creta, alcuni datate, secondo Antonio Salinas,
al III secolo a.C.
I primi elementi
certi e i primi documenti ci portano alla dominazione araba. Le prime
incursioni arabe in Sicilia risalgono al 652. Nel 902, anno della caduta
di Taormina, la Sicilia appartenne interamente agli arabi. Nell’881 il
castello era esistente quando Kassan devastò le campagne di Bekara.
Nel 1061 la
Sicilia cadde sotto il dominio Normanno. Molti arabi decisero di
convertirsi al cristianesimo per sfuggire alle continue persecuzioni e
si unirono alle popolazioni originarie del posto. Così fecero anche i
musulmani di Castronovo, Cammarata e di Vicari,
cosicché continuarono a vivere tranquillamente in quei paesi conservando
usi, costumi e tradizioni della razza saracena.
A Vicari rimangono
tuttora evidenti segni di questa presenza nel linguaggio, nei nomi,
nella toponomastica e nell’urbanistica dell’abitato più antico: il
quartiere “Terravecchia”. |
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Dal 1295 al 1392
Vicari è sotto il dominio della famiglia dei Chiaramonte: essa si prodigò
soprattutto ad aprire nuove strade e migliorare le condizioni del castello.
Esso sorge su una
rocca di circa 8.000 metri quadri di base e si sviluppa su una superficie di
circa 6.000 metri quadri. Vi si entrava attraverso un vestibolo d’ingresso
con tre porte che immetteva in un cortile interno, attorno al quale erano
dislocati gli alloggi dei soldati, le stanze dei servi, le scuderie, i
magazzini e le celle carcerarie. Nella parte superiore vi erano gli alloggi
del Signore, difesi da torri.
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Il castello è stato di
grande importanza perchè in esso fu ucciso Giovanni di S. Remigio,
Giustiziere di Palermo e di val di Mazara, ministro di Carlo d’Angiò,
Dopo i Chiaramonte il
paese di Vicari fu dominato da varie signorie: i Valguarnera, i Ventimiglia,
gli Alliata.
La Contea di Vicari fu
istituita, per privilegio di Filippo II di Spagna, nel 1556. Il primo Conte
di Vicari fu Vincenzo Bosco Principe della Cattolica.
Nel 1740,
esauritosi il ramo della famiglia Bosco, la Contea di Vicari fu
ereditata da Giuseppe Bonanno Filangeri e del Bosco, Principe della
Cattolica.
Il nuovo barone
Francesco Antonio Bonanno Borromeo ebbe l'investitura della Contea di
Vicari nel 1781 e la conservò fino al 1797, anno in cui gli subentrò il
figlio Giuseppe Bonanno Branciforti, il quale, dietro la spinta degli
incipienti sconvolgimenti sociali e politici, decideva nel 1819 di
cedere la signoria di Vicari in perpetua enfiteusi a don Marco Pecoraro
fu Antonino. Intanto il Risorgimento spazzava via gli ultimi residui
feudali e dava a Vicari dignità di città libera, avviata a prospero e
felice avvenire.
Nel 1860 Giuseppe
Garibaldi, con la sua Spedizione dei Mille, conquistava la Sicilia.
Con il nuovo regno
e l'insediamento dei luogotenenti piemontesi, furono eliminate tutte le
riforme garibaldine, con grave malcontento di tutti i cittadini.
Nel 1866 furono
soppressi gli ordini religiosi e confiscati i loro beni. Di conseguenza
da Vicari dovettero andare via i conventuali di S. Francesco, i
benedettini dell’ex monastero di S. Benedetto e della chiesa della SS.
Annunziata (oggi S. Cuore di Gesù). Si salvò dalla confisca solo il
Collegio di Maria in virtù dell'azione educativa che svolgeva in favore
delle ragazze.
Intanto i vicaresi
non erano rimasti ad aspettare le provvidenze dei luogotenenti
piemontesi, dei quali, come tutti i siciliani, rimasero fortemente
delusi, ma si erano messi all'opera per elevare le proprie condizioni di
vita.
L'epidemia
colerica del 1867 spinse gli amministratori ad affrontare il problema
del cimitero che era stato quasi inglobato dal paese. Nel 1899 fu
inaugurato il nuovo cimitero in contrada S. Ippolito. |
Nel 1871, i membri
del Consiglio comunale di Vicari decidono di costituire sotto l’egida
del Comune il corpo musicale, ossia la banda che già esisteva. La Giunta
municipale si riservava di incorporare gli individui componenti della
Banda musicale nella Guardia nazionale.
Siamo in un
periodo di forti cambiamenti per la storia siciliana e un paese come
Vicari, strettamente legato all’agricoltura, comincia a sentire il peso
delle nuove leggi che faranno l’Italia, prima fra tutte l’obbligo della
leva militare che toglie ai campi braccia forti e soprattutto
necessarie.
Dal 1901 al 1914
l’emigrazione divenne un fenomeno di massa. Vaste zone della Sicilia
centrale conobbero un calo demografico irreversibile, soprattutto
nell’altopiano interno della provincia di Palermo, nelle vallate |
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del S. Leonardo
(Vicari, Ciminna, Ventimiglia) e nei paesi alle pendici delle Madonie.
Il censimento del
1911 registrava un collasso demografico, e numerosi centri abitati si
svuotarono di un’altissima percentuale dei propri abitanti, soprattutto
della popolazione maschile in età produttiva.
Verso la fine
del secolo scorso la domanda di infrastrutture e di servizi sociali
riguardava soprattutto: la costruzione di acquedotti, di fognature, di
impianti di illuminazione, di strade di accesso a centri abitati e delle
vie vicinali e la raccolta di rifiuti solidi urbani. Nelle aree interne
più depresse dell’isola, dove misere erano le condizioni dei bilanci
comunali e meno solide le basi di potere dei notabili, la domanda dei
servizi urbani è rimasta a lungo inevasa o si è conclusa con insuccessi
clamorosi.Di questi problemi si occuparono i consiglieri del primo
quarto di secolo, nomi illustri che cercarono di dare a Vicari un
aspetto più vivibile: il sindaco Pecoraro, i consiglieri Ortoleva,
Attardi, Macaluso e Soldato
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Il primo conflitto
mondiale tolse a Vicari numerose braccia dal lavoro dei campi. I
vicaresi chiamati alle armi dovettero difendere l’onore della Patria
anche a costo della vita. Il più coraggioso dei vicaresi fu il tenente
Giuseppe Cangialosi, morto nel 1915 sulle rive del Veliki Kribak
sventolando il tricolore e offrendo il suo corpo al fuoco nemico.
A lui fu
intitolata una delle vie principali del centro storico, l’ex Via
Belvedere.Con l’avvento di Mussolini al potere ai sindaci subentrarono i
commissari prefettizi e i podestà. Il più importante podestà di Vicari
fu il Cav. Michele Maggi, uomo colto, amante delle arti e della musica.
Grazie a lui gli
abitanti furono finalmente sollevati dalla schiavitù di andare a
prendere l’acqua agli abbeveratoi o alle fontanelle pubbliche con le
“quartare” e l’illuminazione ad acetilene venne sostituita da quella
elettrica.
Ma quello che più
ha lasciato un segno nella memoria dei cittadini dell’epoca fu la
realizzazione delle fognature che consentì loro di eliminare quell’umiliante
rituale di scaricare ogni mattina “’u cantaru fora ‘u paisi”.
Da tanto tempo si
avvertiva, poi, la necessità di una più adeguata sistemazione della
scuola elementare, considerata l'angustia dei locali messi a
disposizione dalle suore del Boccone del Povero e da privati. Nel 1931
avevano inizio i lavori per la costruzione della Scuola elementare,
terminata qualche anno dopo. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale,
che toccò in minima parte il paese, Vicari ebbe una progressiva
rinascita che portò un forte incremento demografico, tanto che, intorno
agli anni ’50, gli abitanti di Vicari sono stati alle urne per il
rinnovo del Consiglio Comunale votando con il sistema proporzionale.
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