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… SANGUE
SINTETICO …
2002-20-12 - Ricerca - Conti in rosso.
Il (futuro) business del sangue artificiale lo stanno sperimentando in Sudafrica
e in Canada. È un cocktail di emoglobina prodotto in laboratorio che
eliminerebbe i rischi delle trasfusioni e salverebbe molte vite. Per questo gli
studiosi di tutto il mondo stanno lavorando per perfezionarlo. Ed è già partita
la grande corsa delle aziende biotech per registrarne il brevetto. Ma se ce la
faranno, sarà un affare per pochi oppure una conquista dell'umanità? Di Sylvie
Coyaud.
“Perché
l'erba è verde o perché il nostro sangue è rosso sono misteri che nessuno è
riuscito a penetrare". Sotto questi versi di John Donne, in un articolo uscito
su Le Scienze nel 1978, il cristallografo Max Perutz, Premio Nobel per la
chimica, raccontava come aveva svelato nel 1950 "il secondo segreto della vita":
l'architettura dell'emoglobina che dà al sangue il suo colore. Il "secondo", non
perché il primo fosse la clorofilla e il suo ruolo nella fotosintesi vegetale.
L'aggettivo era dettato un po' dalla modestia e parecchio dalla civetteria: i
lettori della rivista ben sapevano che il primo segreto, l'architettura del DNA
e quindi dei geni, era stato svelato nel 1953 nello stesso laboratorio di
Cambridge, il mitico Cavendish che Perutz dirigeva. Uomo di una cultura immensa,
spiritoso e affascinante (degno nipote dello scrittore Leo Perutz, l'altra
"pecora nera" di una famiglia di banchieri viennesi), Max Perutz è morto, a 88
anni, pochi mesi fa. Non ha fatto in tempo a vedere i primi passi del "sangue
sintetico", l'applicazione più inattesa della sua scoperta. Per ora esiste sotto
2 marchi per i quali si stanno concludendo gli esperimenti clinici negli Stati
Uniti, l'hemopure e il polyheme. Entro l'anno prossimo potrebbero
ricevere dalla “Food and Drugs Administration” l'autorizzazione alla messa in
commercio. Il primo è già usato in alcuni ospedali sudafricani. Il governo di
Pretoria, con una decisione comprensibile, non ha aspettato i risultati degli
esperimenti americani perché l'epidemia di AIDS è tale che i donatori sani non
bastano. Un terzo prodotto, l'hemolink, è usato in Ontario e in altri
stati del Canada, sulla base del cosiddetto "protocollo compassionale": quando è
l'ultima speranza rimasta ai pazienti, o per i testimoni di Geova che rifiutano
le trasfusioni "naturali". Quando la cosa funziona, i risultati non sono buoni
ma ottimi: i pazienti che ricevono sangue sintetico dopo un intervento
chirurgico - e certi interventi ne richiedono "una piscina" come diceva
l'immunologo David White uscendo, pallido e sconvolto, dalla sala operatoria
dopo aver assistito a un trapianto di fegato - si riprendono a una velocità
spettacolare. Dopo poche ore sembrano essere stati operati da una settimana. Ma
purtroppo non sempre la cosa funziona, sono troppi i casi d’ipertensione. E poi
il sangue sintetico ha un effetto a breve termine. Serve da ponte finché la
produzione di globuli rossi non torna normale, mentre per certe malattie ne
occorrerebbe in continuazione, con effetti collaterali pericolosi. Anche se si
chiama "sangue sintetico" o "artificiale", in realtà è emoglobina. Contenuta nei
globuli rossi, è "la proteina vitale che trasporta l'ossigeno dai polmoni ai
tessuti e facilita il ritorno dell'anidride carbonica ai polmoni", scriveva
Perutz con tono didattico. Nella conversazione, invece, la chiamava la "molecola
stupenda". Con le mani annodava nell'aria atomi di carbonio, idrogeno, azoto,
atomi banali ma organizzati in una struttura follemente complicata e dinamica di
amminoacidi, istidina, valina. E a un'estremità dei loro filamenti piazzava con
un dito un unico atomo d’idrogeno. Una molecola animata da un ritmo pulsante:
"Pare una creatura viva", diceva, e schioccava piano le labbra a imitarne il
suono: "Pop, pop, pop". Ci sono molte altre cose, nel sangue, oltre ai globuli
rossi e alla loro anima pulsante: piastrine, globuli bianchi, un plasma di acqua
e sali. Ma se il cuore pompa il carburante e l'intera macchina continua a
muoversi, è per via di un atomo di ferro, posto come un uovo in un nido fatto di
porfirina, il nome poetico degli stessi atomi banali di prima, ma disposti in un
altro modo a formare il "gruppo eme" circondato dalle catene aggrovigliate d’istinina
e di valina. Così è fatta l'emoglobina. Secoli prima di saperlo, già si facevano
trasfusioni. Ne ricevette una Innocenzo VIII, il papa che era rimasto in coma
dopo un colpo apoplettico infertogli dal Signore per punirne la simonia, come si
mormorava allora: non gli giovò e nemmeno lo danneggiò, visto che non ne morì.
Nel 1628 l'inglese William Harvey descrisse il meccanismo della circolazione
sanguigna, e in pochi decenni si cominciarono a fare trasfusioni da cane a cane,
e poi da cane a uomo, queste ultime regolarmente fallite. Il francese
Jean-Baptiste Denis divenne celebre in tutta Europa quando nel 1667 "curò" con
sangue di pecora un ubriaco "non più in sé e cianotico in volto" che aveva
raccattato per strada. Il caso è rimasto negli annali della medicina perché
l'uomo, incredibilmente tornato in sé, prima si lasciò docilmente esibire ai
medici del re sole, poi disprezzò il vitto e l'alloggio di casa Denis e tornò
dalla moglie. Che se lo tenne nonostante la picchiasse e, quando il marito morì
pochi mesi dopo, volle intentare causa al Denis, una prima per la Francia.
Saltiamo un secolo e mezzo di atrocità praticate su vagabondi e condannati a
morte, che chiarirono quanto convenisse limitarsi al sangue umano. Anche così
tuttavia in Inghilterra James Blundell perdeva un paziente su 2 e, come i suoi
colleghi europei, non se ne capacitava. Finalmente Karl Landsteiner, un
austriaco, identificò i gruppi A, B e 0 (e anni più tardi quelli M, N e P nonché
il fattore Rhesus), e 2 italiani il gruppo AB. Le conoscenze aumentavano insieme
al progresso degli strumenti e dei metodi, e soprattutto grazie alla creazione
delle banche del sangue durante la prima guerra mondiale. S’imparò a evitare che
il sangue raccolto coagulasse, che formasse cristalli una volta congelato, e a
separare dal plasma piastrine e globuli. Successe un po' come al petrolio: dalla
materia prima, il sangue grezzo, vennero estratti prodotti raffinati e distinti
per malattie distinte. Una grande invenzione, secondo noi ingiustamente
misconosciuta, risale al 1950. Più o meno mentre Max Perutz arrivava dopo
vent'anni di sforzi a disegnare l'emoglobina, gli americani Carl Walter e W. P.
Murphy ebbero l'idea di sostituire i flaconi di vetro in cui si raccoglieva il
sangue con borse di plastica (derivata dal petrolio, appunto). Con una cascata
di conseguenze pratiche che sarebbero da elogiare, se non fossero fuori tema.
Fra tutti i derivati del sangue, i più usati - e il secondo salvavita dopo gli
antibiotici - sono i globuli rossi. Qualcuno ha calcolato che nei paesi
occidentali circa 95 abitanti su 100 hanno bisogno di quelli altrui, un giorno o
l'altro, prima di ritrovare la capacità di far circolare l'ossigeno nei propri
tessuti e di asportarne l'anidride carbonica. Con il risultato che le
trasfusioni, moltiplicandosi, hanno moltiplicato le occasioni di contagio, per
esempio con il virus dell'AIDS o quello dell'epatite C. Purtroppo per
identificare agenti patogeni occorre che siano già noti, e non è detto che in
questo momento le scorte di emoderivati non siano inquinate da agenti ancora
ignoti. Da qui l'interesse per il "sangue sintetico" che una manciata di aziende
biotech sta creando in laboratorio. È fatto di emoglobina ricavata dal
sangue di bovini, o dal sangue umano "di scarto", e poi purificata. Ha
innumerevoli vantaggi. Si conserva per mesi e addirittura anni senza dover
essere tenuto a temperature bassissime, è privo di quelle proteine che sui
globuli rossi contrassegnano i diversi gruppi sanguigni e li rendono
incompatibili tra loro. Le molecole di emoglobina sono molto più piccole dei
globuli rossi: arrivano dove questi non passano, per esempio oltre il coagulo
che blocca un'arteria, facendo tornare efficienti i tessuti del cuore o del
cervello a monte dell'ostruzione. Nella stampa statunitense, si legge in questi
mesi dei "miracoli" compiuti dal sangue sintetico, quasi fosse stata organizzata
una campagna promozionale. Harvey Klein, che dirige le ricerche sulla
trasfusione degli istituti americani per la sanità (NIH), chiede però di avere
pazienza. "Ci vorranno anni di esperienza accumulata con migliaia di pazienti,
prima di capire come usarlo senza fare errori", dice. Teme che la campagna
faccia pensare ai volontari, già scarsi, di essere diventati d'un tratto
superflui. Nei millenni prima della genetica, si credeva che i caratteri
ereditari fossero trasmessi dal sangue, e in quasi tutte le lingue del mondo ne
rimane traccia in espressioni come "buon sangue non mente". Ciò nonostante,
appena si è saputo come farne trasfusioni, molta gente ha cominciato a donare
quel bene così intimo. Persino gente che non si sognerebbe mai di regalare i
propri geni a sconosciuti. Persino i soldati, pur sapendo che la Croce Rossa
l'avrebbe usato anche per salvare soldati nemici. È un gesto anonimo, solidale
al di là degli affetti o degli egoismi di clan, uno dei comportamenti più civili
che ci vengano in mente. Per questo, prima che l'emoglobina di origine animale o
umana sia messa in commercio, ci piacerebbe che l'organizzazione mondiale della
sanità ne acquistasse i brevetti e ne garantisse la gratuità. La parola sembra
stonata in questi tempi d’inni al mercato. Eppure se il sangue non rimanesse un
dono, ci rimetteremmo un po' di civiltà, un po' d’umanità. Altre parole ridicole
per quelle cose che non si vendono, non hanno un prezzo eppure si chiamano,
paradossalmente, valori.
http://dweb.repubblica.it/dweb/2002/10/12/attualita/attualita/111ros321111.html
2003-10-23 - Il rivoluzionario prodotto, messo a punto negli
Stati Uniti, non ha scadenza e non è legato al gruppo sanguigno del ricevente.
Stoccolma -
testato per la prima volta sull'uomo un nuovo tipo di sangue artificiale. Si
tratta di una polvere che, allungata con del liquido al momento dell'uso, può
essere utilizzata indipendentemente dal gruppo sanguigno di chi lo riceve. È
derivata dalle scorte di sangue naturale e, a differenza di queste che hanno una
vita media di 42 giorni, può essere conservato anche per anni. Il rivoluzionario
prodotto, messo a punto negli Stati Uniti, è stato testato con successo su 8
pazienti del Karolinska Hospital di Stoccolma. Il sangue sintetico, spiegano i
medici dell'ospedale svedese, ha dimostrato di trasportare l'ossigeno meglio di
quello naturale, qualità che potrebbe essere fondamentale per limitare i danni
per esempio durante un attacco cardiaco. O potrebbe salvare la vita di chi ha
subito un grave trauma, soprattutto perché non c'è bisogno di aspettare di
conoscere il gruppo sanguigno di un paziente prima di una trasfusione.
Rivoluzione - «se verrà approvato, il sangue artificiale sarà una rivoluzione
per la medicina. Nelle situazioni acute - spiega alla BBC online Pierre
La Folie, direttore sanitario dell'ospedale - il tempo è cruciale». Il sangue in
polvere sarà usato come complemento di quello naturale del paziente, ma non per
rimpiazzarlo, perché quello «vero» ha proprietà che quello sintetico non
possiede. «Nei test sull'uomo non ha provocato reazioni di rigetto - spiega
Bengt Farrel, che ha coordinato la ricerca - è accettato dal sistema
immunitario». Il prodotto sperimentato a Stoccolma è derivato, per motivi etici,
da globuli rossi umani, ma potrebbe essere realizzato usando il sangue di altri
mammiferi. Fonte: Corriere Della
Sera
2003-11-08 - Il sangue artificiale funziona - in
Svezia l’hanno sperimentato con successo.
Da anni gli scienziati di tutto il mondo inseguono il sogno di realizzare
il sangue artificiale, universalmente compatibile e immediatamente disponibile.
Oggi questo sogno sembra proprio che stia per realizzarsi, diventando una realtà
che sarà in grado di sopperire alla scarsità di sangue, salvare vite durante le
emergenze mediche e ridurre considerevolmente i pericoli potenziali di malattie
contagiose trasmesse dai donatori. I ricercatori per la prima volta hanno
utilizzato con successo questo sangue artificiale per curare i pazienti con un
metodo che, sperano, rivoluzionerà la medicina in tutto il mondo.
Si tratta in sostanza di una polvere, ricavata dal sangue donato, il quale ha
normalmente una durata di vita di appena 42 giorni. Ora, invece di gettare via
il sangue se non viene utilizzato entro questo breve lasso di tempo, i medici
sono in grado di utilizzare le cellule sanguigne per produrre una polvere che
può essere immagazzinata per parecchi anni. La polvere può essere poi riportata
alla forma liquida quando se ne ha bisogno e usata immediatamente senza riguardo
al gruppo sanguigno del paziente. Il sangue sintetico è stato sviluppato dai
ricercatori negli Stati Uniti - il procedimento esatto è per il momento segreto
- ed è stato testato per la prima volta su 8 pazienti all’ospedale Karolinska di
Stoccolma. Il professor Bengt Fagrell, direttore della ricerca, ha dichiarato a
un’agenzia svedese: "Non ci sono stati segni di rigetto del sangue artificiale
per il momento. Questa è una molecola che il sistema immunitario accoglie bene".
Secondo il dottor Pierre La Folie, direttore dell’ospedale Karolinska, se l’uso
del sangue artificiale venisse definitivamente approvato potrebbe determinare
dei cambiamenti sostanziali nella sanità: "Se veramente funziona come sembra,
per l’umanità sarà un enorme passo avanti".
Il sangue sintetico, secondo La Folie, potrebbe far guadagnare tempo in caso
d’incidenti, specialmente perché non c’è bisogno di testare il tipo di sangue
del paziente prima della trasfusione. Il sangue sintetico, inoltre, si è
dimostrato in grado di trasportare l’ossigeno attraverso il corpo meglio di
quello naturale, il che può aiutare a limitare il danneggiamento del corpo, per
esempio durante un attacco di cuore.
Il sangue sintetico verrebbe usato per complementare quello del paziente, non
per sostituirlo, poiché il sangue naturale ha qualità di cui quello artificiale
ovviamente difetta. Per fabbricarlo si potrebbero utilizzare cellule di
qualsiasi mammifero. "abbiamo scelto di usare il sangue umano per motivi etici,
- ha sottolineato il dottor Fagrell - ma potremmo utilizzare quello dell’intera
catena dei mammiferi, anche il sangue di una mucca". Di Marina Viola
http://www.axiaonline.it/2003/axiabiotech_il_punto/il_punto_della_settimana081103.htm
2005-06-22 - Ottenute cellule del sangue da staminali
embrionali.
Scienziati
australiani sono riusciti ad ottenere cellule del sangue da cellule staminali
embrionali umane: una scoperta che potrà consentire in futuro di produrre sangue
sintetico in ambiente controllato e sicuro da infezioni che potrebbero venire
dal donatore per trasfusioni e trapianti di organi.
La ricerca, descritta nell’ultimo numero della rivista internazionale Blood è
stata guidata dall'ematologo Andrew Elefanty del Centro Nazionale Cellule
Staminali dell’università Monash di Melbourne. Il centro è uno dei pochi al
mondo che ha acquistato padronanza sulla coltivazione di cellule staminali
embrionali umane, e già dispone di linee di cellule staminali progenitrici di
cellule di polmone, intestino, pancreas e cervello.
Il sistema usato, che consente di stimolare le cellule staminali
specificament per produrre globuli rossi o bianchi, consente di produrre più
globuli, più rapidamente e con più sicurezza, come meno ingredienti animali di
quanto sia stato possibile in passato.
I risultati della ricerca sono simili a quelli raggiunti dalla stessa equipe con
esperimenti su topi di laboratorio.
A differenza di altre ricerche basate sul siero di mucca come ambiente in cui
coltivare le cellule, è stato utilizzato un cocktail di sostanze saline e
soluzioni elettrolitiche con amminoacidi e grassi, limitando così al minimo la
presenza di rischiose proteine animali.
Il modo in cui sono stati sviluppati i globuli rossi e bianchi potrà essere
applicato anche ad altri tipi di cellule.
Ci vorranno tuttavia degli anni prima di arrivare alla fase in cui le cellule
sanguigne potranno essere prodotte in quantità sufficientemente abbondanti per
le trasfusioni - avvertono gli studiosi.
Fonte:
ANSA
2008-04-30 - NIH vs FDA: allarme sangue sintetico pericoloso.
Il sangue
sintetico sperimentato sino agli inizi del duemila negli USA e ora in altri
continenti quali Europa e Africa, può aumentare i rischi di morte del 30% e
triplicare le probabilità d’infarto: la pesante denuncia sui pericoli “nascosti”
nel sangue artificiale prodotto da diverse aziende usa viene da un nuovo studio
epidemiologico condotto da scienziati federali americani e dall'associazione a
difesa dei consumatori “public citizen'. L'atto d'accusa lanciato dal rapporto
firmato da Charles Natanson del National Institute of Health è diretto in
particolare alla Food and Drug Administration (FDA): l'agenzia statunitense per
il controllo sulla sicurezza dei medicinali e dei prodotti clinici avrebbe -
secondo la nuova indagine - dovuto rendersi conto “almeno entro il 2000 dei
rischi cumulativi portati dai test del sangue sintetico'. A quel punto una serie
di ricerche avevano già rivelato i pericoli. Il rapporto pubblicato su “Jama” -
la rivista dei medici USA - è basato sull’analisi di ben 16 diversi studi
precedenti in cui erano stati esaminati gli effetti dei sostituti artificiali
del sangue su più di 3700 pazienti. Gli studi erano stati condotti su malati
colpiti da ictus, da traumi o sottoposti a interventi chirurgici. I ricercatori
hanno individuato un 30% in più di rischi di morte sui pazienti che avevano
ricevuto trasfusioni di sangue sintetico, e un aumento delle probabilità
d’infarto pari a 3 volte il normale. Jay Epstein, direttore del dipartimento
sulle ricerche ematologiche della FDA, ha difeso la decisione dell'agenzia di
continuare a permettere i test su questi sostituiti, osservando che “le vaste
differenze tra i diversi prodotti” hanno fatto ritenere importante continuare le
ricerche'. Al momento il sangue sintetico non è in sperimentazione in nessun
studio clinico in corso in America.
Rispetto alla sperimentazione e al futuro impiego di sangue sintetico sono
necessari “molta cautela e ulteriori studi. La strada in questa direzione, cioè,
è ancora lunga". Così l'ematologo e direttore dell'istituto di medicina
molecolare del Parco Medico San Raffaele di Roma, Cesare Peschle. “Ci vuole
molta cautela e sono necessari ulteriori studi, ma è chiaro che si tratta di una
tematica complessa in evoluzione. Dubbi circa una reale efficacia e sicurezza
del sangue artificiale ci sono da tempo ma non c'è ancora al riguardo a
un’univocità di opinione. Per questo saranno necessarie ulteriori ricerche”. Ad
ogni modo, ha commentato Peschle, “penso che l'unico tipo di sangue artificiale
che si dimostrerà eventualmente efficace non sarà quello prodotto per sintesi,
bensì quello prodotto in laboratorio partendo dall'utilizzo di cellule staminali
e riproducendo gli stessi meccanismi con cui viene prodotto nel nostro
organismo. Ma per arrivare a questo ci vorrà ancora del tempo”.
http://www.aduc.it/dyn/salute/noti.php?id=218597
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