AC Aosta
 

 

Alcuni suggerimenti...

Sotto trovate qualche possibile iniziativa di solidarietà che ci è venuta in mente. Naturalmente, questi sono solo alcuni suggerimenti. Aprite le orecchie, usate la fantasia per guardarvi intorno e troverete tante altre possibilità!

Da qualche settimana è partita una iniziativa di sostegno ad un appello all’ambasciatore della Nigeria in Italia, a Roma, affinché intervenga presso il Governo del proprio Paese per sollecitare la rimozione della condanna a morte tramite lapidazione assegnata ad una ragazza nigeriana di 30 anni, Safiya Hosseini Tungar –Tudu, colpevole di aver avuto un bambino al di fuori del matrimonio. La legge islamica fondamentalista considera ciò un reato e prevede per esso la suddetta pena.

Di questa tremenda vicenda potete trovare conferma anche in un articolo della famosa cantante italiana Mina che compare sul numero 345, anno 135, di La Stampa, 15 dicembre 2001. L’iniziativa, promossa tra gli altri dalla comunità di S. Egidio, consiste nel diffondere una lettera da inviare all’ambasciatore della Nigeria a Roma, tramite le poste oppure tramite e-mail, preparata da alcuni giovani piemontesi, fra cui alcuni studenti dell’Università degli studi di Torino. E’ stata preparato già un appello scritto per invitare le persone ad aderire all’iniziativa senza che esse debbano impegnarsi a scriverne uno di propria mano. Ovviamente, ognuno può inviare un proprio appello, esprimendo i propri sentimenti e le proprie considerazioni e richieste.

Nel caso di adesione, sarebbe bene inviare la lettera (ad esempio via e-mail o posta, specificando in questo caso il mittente sulla busta) al più presto, perché la condanna dovrebbe essere eseguita entro la fine del mese.

Segue testo dell’appello:

Alla c.a. dell’Ambasciatore della Nigeria in Italia
Ambasciata di Nigeria
Via Orazio 18
00193 Roma

Gentile Ambasciatore, ho saputo della vicenda di Safiya Hossaini Tungur-Tudu, una ragazza del Suo Paese di trent’anni, senza marito, che ha avuto un bambino e, per la legge islamica che nel Suo Paese ha valore di legge penale, è stata condannata a morte per lapidazione in base ad una sentenza della Corte islamica di Gwadabawa (Sokoto State).

Come cittadino italiano non ho voce in capitolo nelle leggi di uno Stato estero, ma esprimo la mia indignazione per una legge che viola palesemente i diritti dell’uomo sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Le faccio notare che tale Dichiarazione, ratificata dalla Nigeria nel luglio 1993, proibisce la pena capitale nei confronti delle donne incinte. E’ nell’interesse di tutti gli uomini che questi diritti vengano rispettati, ovunque, per cui voglio con tutte le mie forze che Safiya viva; Le chiedo perciò di intervenire presso il Presidente della Repubblica Nigeriana e il Governatore dello Stato di Sokoto affinché le venga concessa la grazia. Certo di un suo vivo interessamento, ringrazio e porgo distinti saluti.

Firma del mittente