Vengo da due esperienze contrastanti, fatte in questo mese di novembre: prima in Messico, a Santa Maria di Guadalupe, dove ho predicato gli esercizi spirituali per 1467 sacerdoti e 55 vescovi di tutto il mondo; poi in Russia, nella diocesi di Saratov, dove dopo 81 anni di regime comunista un sacerdote è stato ordinato e dove i cattolici tornano allo scoperto dopo anni di silenzio: anche dalla vicina Cecenia, dopo un appello al presidente Putin, i cristiani hanno ottenuto, nonostante la guerra, di poter varcare i confini per partecipare alla Messa domenicale. Da una parte all'altra, "una sola è la cosa necessaria", incontrare il volto di Cristo.
Così come a Saigon, quando i comunisti hanno conquistato la città e mi hanno rinchiuso in carcere, senza processo, senza una spiegazione: mi hanno tolto i miei sacerdoti, i miei religiosi e le religiose, i miei giovani, il mio titolo di Arcivescovo. Ero solo il signor Van Thuan e non potevo neppure parlare con gli altri prigionieri, per non influenzarli. Avevo solo le mie guardie, i miei carcerieri, che prima cambiavano ogni quindici giorni, ma poi hanno visto come mutavano atteggiamento nei miei confronti e così hanno deciso di mettermi delle guardie fisse, per non influenzarle tutte. Ma amavo loro, perché in loro vedevo Gesù! Molte volte mi chiedevano come facessi ed io rispondevo loro: "Vi amo perché Gesù vi ama!". Amare, riconciliare, perdonare: sono queste le tre parole che possono costruire la pace.
La prigione certo non è una villeggiatura e alcune volte ho chiesto al Signore il perché di tutto questo, il perché di tutto quello che mi aveva tolto. Una voce, un giorno, mi ha risposto: "Francesco, sei stupido!Ciò che hai avuto è tutto bello, ma sono opere di Dio, non Dio. Se Dio si vuol riprendere tutto, tu rimettiti nelle sue mani. Scegli Dio e non le opere di Dio".
Ho scoperto così quanto sono vere le parole degli Atti degli Apostoli "Ecclesia ora pro eo": veramente la mia Chiesa pregava per me, a partire dal Papa. Ed ancora sono fiducioso di questo: la Chiesa prega per me. E se in carcere non potevo pregare, allora il Signore addirittura mi ha mandato un comunista che pregava per me: un poliziotto mi ha chiesto di imparare un canto in latino e, tra i tanti, ha scelto il "Veni Creator". Così, quando faceva ginnastica, tutte le mattine, cantava il "Veni Creator" ed io pregavo con il suo canto. Anche un altro poliziotto, un colonnello, prima di tornare a casa, mi aveva promesso che avrebbe pregato per me nel santuario che aveva a tre chilometri dalla sua abitazione. Tempo dopo, ricevo (in carcere!) una lettera di questo poliziotto che mi raccontava di come ogni domenica, quando non pioveva, prendesse la bicicletta per andare al santuario. E mi scrive la preghiera che diceva, perché non voleva sbagliare: "Non so come pregare, ma dagli quello di cui ha bisogno". Non vedo quale preghiera più bella poteva dire per me!
In conclusione, vi lascio due parole che vengono dette agli apostoli:
"Vogliamo vedere Gesù" dicono a Filippo gli etiopi… "Abbiamo visto il Signore", dicono gli Undici al Tommaso. In queste due parole c'è la più grande cosa: vedere ed incontrare Gesù!