Rocca di Papa, 1 dicembre 2001

 

 

Carissimi giovani,

m’è stato chiesto un messaggio per voi, anzi una mia testimonianza sull’ascoltare i giovani.

Anzitutto mi presento.

Non so se mi conoscete. Chi vi parla è responsabile di un grande Movimento di cui la metà sono giovani.

Sin dagli anni sessanta essi sono apparsi nella nostra storia e si sono configurati come la seconda generazione del nostro Movimento.

Abbiamo poi vissuto insieme tutto questo tempo e ho avuto modo di conoscerne a migliaia di tutte le parti del mondo. Ho potuto parlare con loro, sentire le loro esigenze, ascoltare le loro convinzioni, la valutazione che danno sui più vari argomenti, circostanze, avvenimenti.

Che impressione ne ho tratto?

Questa: pur se provenienti da città, da nazioni, da continenti diversi, proprio perché tutti giovani, hanno qualcosa di particolare. Anche se immersi, come tutti gli uomini del nostro tempo, nel secolarismo invadente, agghiacciati a volte dal materialismo che impera, turbati forse dall’edonismo, che trasuda dovunque dalle mode del tempo, dai mezzi do comunicazione, tanto spesso ingannevoli, i giovani hanno in genere nelle loro menti delle antenne che sanno cogliere onde particolari, nuove, elevate, che altri non sanno percepire. La loro età, non legata a passati più o meno deludenti, a tragedie che lasciano il segno, li fa liberi di nutrire pensieri e aspirazioni nobili come quelli della pace, della giustizia, della libertà, dell’unità. Fa loro prevedere, pronti a dare una mano alla sua realizzazione, un mondo nuovo, più buono, più felice, un mondo più degno nel terzo millennio che abbiamo iniziato.

Permette loro di sognare realizzazioni che ad altri parrebbero utopiche, come il vedere un giorno fiorire sul nostro pianeta, nonostante le differenze di razze, di lingue, di popoli, di religioni, la fraternità fra tutti.

E per questo i giovani hanno più facilità di altri di capire quell’uomo, ancor giovane, con solo alcuni anni più di loro, uomo e Dio insieme, che ha nutrito nel suo cuore i loro più begli ideali: Gesù, che, quale segno di contraddizione, ha portato nel mondo, ammorbato dall’egoismo, dall’odio, dal razzismo, dalla divisione, la possibilità della fraternità.

I giovani, perché più staccati dal mondo e più generosi, sanno veramente comprendere Gesù, la sua dottrina e la sua prassi, diffusesi ormai come lievito su tutta la terra, ma spesso obliate e contraddette da coloro che non sanno guardare più in là del loro angolo.

E, se persone a volte più in là nell’età colgono e fanno proprie quelle espressioni consolatorie del Vangelo di Gesù, che esistono perché rivelazioni dell’amore che Egli ci porta, i giovani, sempre pronti al nuovo e al rinnovamento, sono attratti maggiormente dalla rivoluzione d’amore da lui bandita: rivoluzione che libera l’uomo dalle catene dell’egoismo, dalla voglia di possesso, di potere, di sopraffazione.

Rivoluzione che sentono di poter vivere anche se giovani, restando quello che sono, dove sono.

Rivoluzione sempre possibile a coloro che vogliono ascoltare le sue parole e metterle in pratica, realizzarle senza mezze misure o compromessi.

Loro sanno e rimangono colpiti da quello che diceva Tertulliano dei primi cristiani: "Guarda come si amano e l’un per l’altro sono pronti a morire. E sono spesso decisi ad imitarli come cristiani del terzo millennio.

Sanno che, con l’amore, i loro primi fratelli hanno conquistato il mondo allora conosciuto, sicché potevano dire di loro stessi: "Siamo di ieri e già siamo diffusi in tutto il mondo"2, ed anch’essi vogliono mirare lontano e portare l’amore cristiano dovunque.

Auguro ai giovani dell’Azione Cattolica d’essere veri giovani, così come Dio li ha fatti e li pensa. E di rimanere sempre giovani.

Sarà tutto di guadagnato per loro, per la Chiesa, per il mondo.

 

Chiara Lubich