MAO 5

 

Profumo di Violetta

 

<Eccomi qua, seduto alla fermata dell’autobus per andare a presentare il mio ultimo libro a Torino. Ah, scusate, dimenticavo le presentazioni: sono l’autore di alcune delle trame dei film della Zumpalo. Scrivere storie per il cinema non è facile, bisogna sempre trovare vicende nuove ed accattivanti che trasmettano al pubblico forti emozioni. L’ispirazione, però, può venire in qualsiasi momento: quando mangi, quando dormi, quando aspetti l’autobus etc…ecco perché viaggio sempre con il mio computer portatile. – Scusate un secondo, mi sta venendo un’idea….Devo scriverla, altrimenti me la dimentico….

 “Ero un muratore ed anche bravo, ma un giorno commisi l’errore di fare un muro senza cemento” e una voce estranea dice - Ma basta con la vita di questo tipo, cambiamo argomento!!! –Scusa, ma sono io l’autore, tu chi ti credi di essere? - Io sono la voce fuori campo che implora un po’ di pietà – Voce fuori campo senti questa storia allora:

“Siamo nell’epoca delle favole in cui presente, passato e futuro si uniscono in una cosa sola. Siamo nell’era di costruzione delle grandi opere pubbliche”. – “Costruzione? Che dici? Sono già costruite; guardati intorno! “ -.Hai ragione, ma che cosa posso scrivere?

La voce allora decide di palesarsi al pubblico: -“Buon giorno a voi. Sono la voce fuori campo, il mio nome è John. Che cosa faccia nella vita; non ha nessuna importanza. Ciò che conta è la storia che vi sto per raccontare: - “Un vecchio imprenditore muore lasciando ai suoi due figli tanti soldi….” – No, che dici? è troppo triste e poi l’abbiamo già vista mille volte al cinema una trama del genere.

Oggi non è giornata signori, meglio smettere. Davanti a me sfrecciano tantissime auto guidate dalle persone più diverse.... ognuno di loro porta con sé delle storie, sia tristi che allegre, ma comunque importanti…E se provassi ad immaginarmene una?! Sì, non male come spunto….Ora mi concentro…>

DLD

 

Ogni anno, quando inizia l’estate si parla di partenze intelligenti, di viaggi sicuri, e molti esperti alla televisione alla o alla radio, spiegano, con termini scientifici, che cosa fare o non fare quando si va in vacanza.

Matilde era una ragazza di circa 23 anni, pronta a lasciare la città. Non sappiamo se andava in vacanza o a fare un lungo viaggio di lavoro. Anche lei prima di partire fece quello che dovrebbero fare tutti: abbandonare qualcosa sulla strada. Non dico che sia necessario per forza lasciare il cane, il gatto o il pesciolino rosso… Non è obbligatorio abbandonare solo gli animali.

Matilde, siccome era una persona intelligente, per non creare intralcio ai guidatori che avrebbero percorso la sua stessa strada, decise di tirare in mezzo ai campi il suo fagotto. Chissà che cosa c’era dentro?

In quei campi si trovavano due strani contadini: Salvatore e Piero. Il primo, tipico meridionale, era sposato con Rossella, mentre Piero, un convinto settentrionale si dava alla bella vita con le ragazze del paese.Mentre i due lavorano nei campi, sembrava di essere a un talk-show: si parlava di tutto, dalle quotazioni in borsa al vino buono. Un giorno si infervorarono parlando dell’argomento: figli. Salvatore, infatti, ne desiderava tanto uno ma il lavoro e i soldi non glielo permettevano… e…proprio in quel momento… dal cielo cadde un fagotto...

I due non riuscirono a vedere da dove potesse essere arrivato, e pensarono, vista la dimensione, ad un bambino sportosi troppo da un aereo, oppure al figlio segreto di ET. Salvatore prese il fagottino e scoprì che conteneva una dolcissima bambina. Che fare? La prima idea fu di metterla sulla riva del canale e lasciare che la corrente la portasse a valle, nella speranza che qualcuno dal cuore d’oro la trovasse.Nel passato era un metodo che era spesso utilizzato. Insorse subito, però, la paura era di far ammalare la bambina. I due, dopo aver pensato ad altre soluzioni decisero di portarla a casa e di affidarla alle cure di Rossella.

Salvatore e Rossella abitavano nella casa adiacente all’oratorio. La donna, oltre a badare al marito si occupava della chiesa e del vitto del parroco, un certo Don Dante. Rossella in parrocchia si definiva COLPA cioè Collaboratrice parrocchiale, da non confondere con il termine generico di COLF.

Rossella appena vide la bambina si affezionò subito, ma non trovò opportuno dire del nuovo arrivo al parroco, il quale non avrebbe mai acconsentito a tenerla. Don Dante l’avrebbe sicuramente portata agli assistenti sociali o in un freddo e buio orfanotrofio. La bambina era proprio carina, ma aveva contratto un terribile virus, che entrava in azione quando si pronunciava il nome di una verdura, facendole sprigionare degli strani odori nauseabondi, che preferirei non descrivere. Per questo motivo la provetta madre decise di chiamarla Violetta, prendendo spunto da un comune modo di dire.

 

Una mattina, Don Dante entrò in cucina molto amareggiato, la curia gli aveva appena comunicato che l’oratorio e la casa della perpetua o se vogliamo della “colpa”, sarebbero stati venduti all’asta se entro la fine dell’estate non fossero stati pagati 200.000 € a saldo di tutti i debiti contratti in passato. Al loro posto sarebbe stato costruito un moderno centro commerciale. Chiudere l’oratorio stava a significare lasciare che la società di massa e il consumismo intaccassero quei luoghi fino ad ora adibiti all’insegnamento della pace e della condivisione; per non parlare di Rossella e Salvatore, che si sarebbero trovati in mezzo ad una strada.

Don Dante, allora, per cercare un aiuto divino ed espiare i suoi peccati, decise di partire in esilio per uno sperduto paesino di campagna.

Il povero prete l’indomani, presi i suoi bagagli, partì come un umile pellegrino verso la sua nuova casa. I tre, rimasti senza la loro “guida” si riunirono con l’intento di trovare una soluzione per pagare i debiti e salvare l’oratorio dalla distruzione. Guardando la posta Piero trovò dei depillants di villaggi turistici, e fu così che gli venne l’illuminazione: perché non trasformare l’oratorio in un agriturismo, dove insegnare i piccoli lavori quotidiani ai clienti? Che cosa c’era da perdere?L’appartamento parrocchiale era libero, e altre stanze si sarebbero potute ricavare dalle aule del catechismo…e Rossella avrebbe potuto deliziare i clienti con la sua raffinata cucina…dopo le prime remore l’idea fu accettata calorosamente.

Si fecero prestare una telecamera e una macchina fotografica e iniziarono a girare gli spot. Dell’idea pian piano ne venne a conoscenza tutto il paese, ma non Don Dante, il quale non avrebbe mai accettato una proposta simile.

Nel giro di pochi giorni fu aperto l’agriturismo: “Adeste Fidelis”. Un nome più azzeccato non poteva essere trovato.

In agriturismo iniziarono ad arrivare clienti, addirittura da ogni parte del mondo; nessuno di loro, però, ovviamente, sapeva che quell’edificio era in realtà un oratorio.

 

Don Dante minacciato e costretto a celebrare un matrimonio tra due giovani, non riuscì a sopportare la solitudine e soprattutto a sentire la lontananza delle sue “vere pecorelle”e decise, quindi, di tornare di corsa a casa….

Gestire l’attività, mantenere una bambina e non farsi scoprire dal parroco non era cosa facile. Il gioco resse per qualche tempo, ma alla fine Don Dante scoprì tutto, grazie, o meglio, per colpa anche dei pettegolezzi di un’arzilla vecchietta.

In un primo momento si arrabbiò molto, ma poi fidandosi della buona fede dei suoi parrocchiani, recitò anche lui il suo ruolo di animatore turistico. Fare convivere il sacro e il profano non era semplice, ma l’intelligenza di Don Dante e la bravura di Pietro, Salvatore e Rossella resero tutto perfetto.

 

Vi starete chiedendo che fine abbia fatto la giovane Matilde…ecco, lei, in realtà, non era andata in vacanza, ma aveva deciso di abbandonare la figlia perché non aveva soldi per mantenerla. Nel giro di poco tempo era stata lasciata dal marito e aveva perso il lavoro. Aveva conosciuto poi un uomo che le prometteva affetto, protezione e un futuro roseo per la sua bambina…troppo bello per essere vero, state pensando, e, infatti, fu proprio così: solo una truffa. Tradita da tutti aveva deciso di farla finita, ma senza fare soffrire il suo unico amore: Violetta. Aveva a lungo osservato i due contadini e sapeva che si sarebbero presi cura di lei per sempre. Nulla era stato lasciato al caso, a parte forse un particolare…Matilde aveva deciso di suicidarsi gettandosi sotto un treno, ma proprio in un giorno di sciopero… allora ci riprovò, e non una ma più volte, tuttavia, qualcosa disturbava sempre i suoi piani. La vita le continuò ad andare male fino a quando un giorno passando davanti a una banca, vide un rapinatore uscire di corsa e a pochi passi da lei, accasciarsi al suolo con in mano la borsa del malloppo. Matilde non perse tempo, rubò la borsa e scappò via.

Ora poteva ricominciare una nuova vita. Come si sa, però, i soldi danno la ricchezza, ma non la felicità. Le mancava il dolce visetto della figlia; decise, allora, di riprendersela e di andare, visto che non aveva più una casa, nell’albergo di Rossella, come cliente.

 

L’agriturismo andava bene, ma il tempo dell’asta si avvicinava e la chiusura della stagione turistica era alle porte; e quando fecero i conti, mancavano ancora molti euro. L’oratorio, purtroppo, sarebbe andato all’asta.

E così fu…

Prima furono venduti degli oggetti di scarso valore e poi l’immobile. Alcuni acquirenti fecero delle offerte alzando di molto il prezzo, ma ormai la sorte era decisa…quando dal fondo dell’aula arrivò un’offerta altissima: era Matilde. La donna era disposta a comprare l’oratorio e a donarlo ai genitori adottivi della figlia, per ringraziarli di avere tenuto e accudito con cura il suo adorato amore.

 

Dopo poco tempo anche Salvatore e Rossella ebbero un bellissimo bebè, che chiamarono Pino. Matilde acquistò una casa vicino alla parrocchia così da potere dare una mano durante l’estate all’agriturismo. Don Dante diventò vescovo e propose l’idea dell’agriturismo in oratorio a molte altre parrocchie, per risanare le finanze parrocchiali ed insegnare, in maniera divertente, la condivisione e l’amicizia, come si dice, unire l’utile al dilettevole.

Come in ogni storia che si rispetti, anche questa ha un finale commuovente: dopo 20 anni, da quell’inizio burrascoso, Violetta e Pino, ormai adulti, si sposarono davanti a Don Dante e Piero. Sì, ho detto Piero. … No, non preoccupatevi, non si è fatto prete, è diventato sindaco!!!

 

R R R

 

<Eccoci di nuovo qua, ritornati alla fermata dell’autobus, che ne dite questa potrebbe essere una bella storia per un film?>

 

 

Storia aggiornata 11 aprile 2005

 

 

 

Edita By:

 Zumpalo S.p.B.A.

 

 

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