CERCATORI D’ORO

 Oro Monte Rosa

Infoline 347 8352 331

E-mail
mail@cercatoridoro.it

Nell’ultimo fine settimana del mese di marzo le sezioni del CAI di Varallo e di Biella, in collaborazione con l’ente di gestione della Riserva Naturale Speciale della Bessa e l’Associazione Biellese Cercatori d’oro, hanno proposto una serie di iniziative dedicate all’oro del Monte Rosa. Il programma prevedeva una serata di conferenze a Varallo ed un’escursione alla Bessa, da svolgersi in occasione della giornata del FAI (25 marzo) (fig. 1).

Le conferenze si sono svolte venerdì 23 marzo alla Taverna d’Adda a Varallo.

La serata è stata aperta da Enrico Zanoletti, che ha illustrato le attività della commissione scientifica della sezione CAI di Varallo, presentando il progetto “Rocce e minerali della Valsesia”, entro cui si collocano le iniziative proposte in questo fine settimana di marzo.

Roberto Fantoni ha descritto il percorso geologico dell’oro dalle Alpi alla Pianura Padana.  L’esposizione ha ricostruito la cronologia del processo, iniziata 30 Ma (Milioni di anni fa) con l’intrusione dei filoni di quarzo a solfuri auriferi a Brusson (val d’Ayas), Alagna (Valsesia) e Macugnaga (valle Anzasca). Nello stesso periodo è iniziato il sollevamento del settore assiale della catena alpina, che ha generato la formazione delle valli e dell’inizio dell’erosione dei filoni auriferi (30 – 1.7 Ma). Durante il Pleistocene (< 1.7 Ma) le modalità di trasporto del materiale dalla catena alla pianura sono state sensibilmente modificate con il forte addizionamento clastico avvenuto durante le fasi glaciali, che hanno asportato anche le coperture eluviali delle aree vallive, rimaneggiando l’oro che vi era contenuto. La rielaborazione dei depositi glaciali intravallivi e di anfiteatro morenico, avvenuta durante le successive fasi fluviali, ha determinato la concentrazione di oro nei sedimenti afferenti a tutti gli assi idrografici provenienti dalle località aurifere del Monte Rosa: Evancon e Dora Baltea; Sesia; Anza, Toce e Ticino (fig. 2).

Riccardo Cerri ha descritto infine l’attività mineraria ai piedi del Monte Rosa, con particolare riferimento alle miniere di Alagna e Macugnaga, illustrando le tecniche di coltivazione e l’attività delle maestranze impiegate.

Domenica 25 marzo, nonostante le cattive condizione atmosferiche, circa sessanta persone si sono presentate al punto di ritrovo presso il Centro visita della Riserva Naturale Speciale della Bessa a Vermogno, frazione del comune di Zubiena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’escursione si è svolta lungo un percorso circolare su sentieri agevoli e privi di grandi dislivelli. Alberto Vuadagna ha illustrato gli aspetti geologici, giacimentologici e storici di questo sito, caratterizzato da un paesaggio antropico unico al mondo. L’area, che occupa una superficie di circa 6 km2, è infatti caratterizzata dalla presenza degli accumuli di ciottoli costituenti la discarica della coltivazione mineraria di un deposito alluvionale del Pleistocene medio, ricco in oro, alimentato dalla Dora Baltea. Lo sfruttamento è stato realizzato in modo estensivo su tutta l’area del deposito alluvionale in età romana; fonti storiche a ritrovamenti archeologici forniscono informazioni concordanti sul periodo di sfruttamento, che risulta compreso tra la II e I secolo a.C..

Al rientro gli escursionisti hanno potuto visitare il Centro visita, che per l’occasione ha inaugurato la sua stagione di apertura annuale.

 

 

 

 

 

 

                                             Nel pomeriggio gli escursionisti,

                                             divisi in due gruppi, si sono

                                             alternati nella visita al Museo

                                             dell’oro e della Bessa e nella ricerca

                                              aurifera.

                                             Geraldine McCrossan e Bruno Martini

                                             hanno guidato i visitatori attraverso

                                             le tre sale del museo (fig. 4).

 

 

 

 

         

 

Particolarmente interessante, nel percorso espositivo complessivo, è risultata la visita alla prima sala, dedicata agli aspetti geologici e giacimentologici dei depositi alluvionali. Nella sala sono esposte numerose provette di oro alluvionale proveniente da diversi fiumi del settore occidentale della Pianura Padana. I campioni sono caratterizzati da pagliuzze d’oro che risultano di forme e dimensioni diverse in relazione alla provenienza, alla distanza dalla aree sorgenti, al numero e alle modalità di rielaborazione durante le fasi di stazionamento eluviale e di trasporto glaciale e fluviale. La ricerca dell’oro nei fiumi della Pianura Padana, dopo la coltivazione estensiva in età romana, è proseguita per un lungo periodo dall’età medievale al primo Novecento. Nelle sale del museo sono conservati gli attrezzi utilizzati in quest’attività. I relatori hanno descritto gli adattamenti locali dei diversi strumenti utilizzati nella ricerca in relazione alle diversa forma ed alle diverse dimensioni dell’oro, sottolineando, ad esempio, la differenze tra le scanalature profonde presenti nelle tavole utilizzate nei fiumi con pagliuzze d’oro di grandi dimensioni e le semplici tacche presenti nelle tavole impiegate nei tratti di fiume in cui l’oro presenta dimensioni molto più ridotte.

La dimostrazione di ricerca aurifera avrebbe dovuto svolgersi, secondo il programma, lungo il torrente Elvo. Il fiume, che non drena località aurifere, risulta sterile nel settore a monte della Bessa. A valle di questa, rimaneggiando il materiale di discarica mineraria e i depositi pleistocenici afferenti alla Dora Baltea, presenta invece numerose trappole ricche in oro ed altri minerali pesanti. A causa del maltempo la dimostrazione è stata però effettuata nel campo di gara dell’Associazione Biellese Cercatori d’oro, che nel prossimo mese di giugno ospiterà i Campionati italiani di ricerca d’oro. Anna Salogni e Paola Capellaro hanno illustrato le tecniche di lavaggio mediante batea di una sabbia contenente pagliuzze d’oro, offrendo poi ai partecipanti la possibilità di ripetere l’esperimento.

 

Il programma della manifestazione ha proposto un percorso turistico che segue il percorso geologico dell’oro con offerte diversificate (conferenze, escursione, visita museale e d attività sperimentale) in grado di raggiungere un’utenza estremamente differenziata. L’integrazione di enti, gruppi e persone con diverse competenze specifiche ha permesso un’illustrazione completa degli aspetti geologici, giacimentologici e storici della ricerca aurifera nel distretto minerario del Monte Rosa e nei depositi alluvionali ad esso geneticamente correlati.

 

Roberto Fantoni

Fig. 1 – Il programma di “L’oro del Monte Rosa. Dalle Alpi alla Pianura Padana”

Fig. 2 – La distribuzione dei filoni di quarzo aurifero nel distretto minerario del Monte Rosa e i percorsi dei fiumi che drenano le località aurifere