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IN C U B I


State leggendo il racconto breve "Processioni" di Arturo Ferrara Viotti, già apparso in Iperspazio Racconti del sito Arte e Letteratura . .


arturo ferrara
"Evocazione"pastelli a cera e china, formato a4

Tutti questi NON SONO. Per questo "sono stati". Ed in verità SONO perché "sono stati". Medito su questa APPARENTE contraddizione chiamata VITA e sull'APPARENTE SEGRETO chiamato MEMORIA.
(da miei Pensieri)


arturo ferrara
"Al di là" olio su tavola in Arte formato 30 x40


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Processioni
di

Arturo Ferrara

Un sacerdote recitava in testa al gruppo non troppo numeroso strane litanie. La chiesetta di montagna sembrava lontana, un piccolo puntino all'orizzonte. Ero in una borgata sconosciuta, tutte le case erano piccole baite di montagna, diroccate. La gente era vestita semplicemente, le donne più numerose degli uomini, non c'erano bambini. Tutti erano molto anziani. Non avresti potuto indovinare la loro età. Erano giunti a quel punto della loro storia, prima del precipizio, nel quale il tempo si ferma e l'età diviene dolce e indefinita. Sembravano tutti assorti. Non era l'estasi dei credenti, ma quella delle persone un po' istupidite dalla sorpresa o magari da un pensiero troppo profondo che non riescono ad afferrare. Non se se volutamente, il gruppo sbandava formando una specie d'umano serpente. Il prete alzava la voce. Le parole che diceva erano incomprensibili. Loro tacevano. L'oscurità venne all'improvviso. Non avevo visto il sole calare (ma dov'era il sole?) né le nuvole ricoprirlo (ma dov'era il cielo?).Solo la chiesetta lontana era scomparsa, e poi il monte, l'orizzonte vuoto ….e poi tutto scomparso, le case, lentamente gli esseri. Rimaneva solo una vaga forma di serpente e la voce…la voce del prete sempre più forte, solitaria, incomprensibile…. Ero seduto su di un muretto (o cos'altro era?), uno strano terrore si stava impossessando di me e per resistere, cercavo di guardare, guardare nel buio. Sprofondavo nella consapevolezza del nulla. Nulla era il luogo dove mi trovavo, la mia esistenza, il mio corpo che svaniva anch'esso nell'oscurità. Nulla, nulla…avrei voluto dire qualcosa ma mi sentivo istupidito, a tentare inutilmente di vedere, qualche volto comprensivo della mia condizione., erano tutti sconosciuti, anonimi, sembravano a loro volta non accorgersi di me….solo la voce del prete aveva uno strano effetto su di me. Parole incomprensibili, apparentemente vuote, ma ripetitive. Litanie, litanie in un'antica lingua che sapevo di conoscere ma che la mente non traduceva. All'improvviso, dall'alto arrivò una strana luce bianca, non forte…come dire, quasi opaca, irreale, impossibile….una luce da sogno….Una luce simile a quei pensieri che capovolgono i ragionamenti e le prospettive, fanno dubitare di ciò che è certo e mostrano diverse possibilità di visione, lasciandoti nell'indefinito, ma liberandoti da superbia e legami. Certo stavo sognando….non poteva essere diversamente.(o meglio DOVEVA essere così). La luce illumino' la processione che prima avevo guardato. Il prete ora taceva. Era scomparso. Gli esseri non erano più gli stessi. Chi erano, chi si era sostituito a loro? Com'era possibile, (non avevano identità neppure prima) eppure sapevo che erano DOVEVANO essere ancora loro. Non so più esprimere ciò che vidi o solo percepii. Erano come ombre, senza spessore, ripetevano ognuno un gesto diverso all'infinito. Lo stesso gesto li identificava e ognuno lo avrebbe fatto per sempre. Un movimento con la mano, un'andatura tipica, una smorfia, una piega ….Facevano tutto a scatti, come automi, burattini….con un disperazione immensa e inespressa determinata dalla loro prigionia inconsolabile. Erano ancora in processione ma andavano e tornavano su se stessi, sempre nello stesso giro, con strane curve serpentiformi. Guardai. Non avrei forse dovuto farlo. Forse non avrei dovuto ascoltare. (O ero soltanto trascinato dall'incubo?) Non aveva più spessore il mio corpo. Non avevo più identità, ero una forma scura, come loro…. Tentai di parlare, urlare….Non ci riuscii…Non volevo ma mi muovevo, a scatti, verso di loro. Lo sapevo, lo sapevo, ancora una passo e non sarei più tornato indietro. Non mi dispiaceva in fondo….avrei perso me stesso e non avrei potuto più riflettere sulla perdita, né su quella, né su nessun'altra… Una forza immensa e invisibile mi attraeva verso la processione. Avevo un mio posto, quello che non avevo mai avuto nella mia storia, un mio gesto che stava esprimendosi… In esso tutta la mia essenza….Nulla, nessuna metà se non il solito percorso che ritornava in se stesso. La disperazione lasciò posto ad un'immensa pena….poi uno strano languore….poi una leggerezza immaginabile….Infine un senso d'annullamento. Ecco tutto stava per compiersi….. troppo forte quella forza, troppo debole l'istinto vitale …. Uno squillo di telefono, un suono imperioso…. Il risveglio fu improvviso….ma ero dispiaciuto. Come un automa, a scatti mi alzai, risposi….Non ricordo neppure cosa. Ma non sapevo bene dove fossi, non lo so neppure ora. Forse sono già andato troppo oltre e per Te sono ormai un'ombra nella processione e ripeto, ripeto il mio solito gesto che mi caratterizza mentre credo (illusione della realtà) d'essere sveglio, di vivere e di fare, dire molte cose….persino di essere ….. Amici, compagni di viaggio e del cielo, riconoscetemi, ma non tacete, non mi fate vedere l'orribile ed unico gesto che vi caratterizza, fatemi ancora credere di essere fuori dalla coatta schiera, con voi, come voi.

abarthur diritti riservati Arturo Ferrara Torino 2004 ----->home---- <scrivi>