Il Football Club Internazionale Milano nasce al ristorante
"L'Orologio" la sera del 9 marzo 1908 da una costola
di 43 dissidenti del preesistente Milan Football and Cricket
Club il quale, in seguito al divieto di far giocare calciatori
stranieri, aveva deciso di non partecipare a nessun torneo
nazionale. Il nome scelto per la nuova squadra vuole
simboleggiare la volontà cardine della società: dare la
possibilità a giocatori non italiani di vestire questa
maglia. Tutt'ora l'Inter è la squadra italiana con il maggior
numero di tesserati stranieri.
Formazione 1919/1920
Al primo Presidente Giovanni Paramithiotti succedono nel 1909
Ettore Strauss e nel 1910 Carlo De Medici il quale, dopo sole
due Stagioni dalla fondazione, porta l'Inter di mister Fossati
ad aggiudicarsi il primo Titolo nazionale battendo in Finale
per 10-3 la quarta squadra di undicenni della Pro Vercelli,
mandata in campo per protesta in seguito al rifiuto da parte
della F.I.F. (Federazione Italiana del Football) di spostare
la data del match nonostante gli impegni in tornei militari di
alcuni vercellesi. Allo Scudetto seguono quattro Stagioni
fiacche, durante le quali nel la Presidenza cambia diverse
volte: entrano in carica Emilio Hirzel (1912), Luigi Ansbacher
(1914) e nello stesso anno Giuseppe Visconti Di Modrone, che
rimane al vertice della società fino al (1919), quando la
carica sarà rilevata da Giorgio Hulss. Durante la presidenza
Modrone divampa la Prima guerra mondiale: essa porta
all'interruzione del Campionato 1914/15 e alla sospensione di
tutti i successivi. Arruolamenti e relative perdite non
intralciano però il cammino nerazzuro, che nel 1919/20 vince
il primo Scudetto del dopoguerra vincendo 3-2 la Finale contro
il Livorno sul neutro di Bologna. Presidente è Francesco
Mauro, allenatore Nino Resegotti.
Giuseppe MeazzaAllo Scudetto segue un lungo periodo anonimo,
segnato solo da una retrocessione evitata per un soffio e,
dopo molti piazzamenti di media classifica nei Gironi
interregionali, da un quinto posto nel 1926/27. Due i cambi al
timone: nel 1923 a Mauro succede Enrico Olivetti, e nel 1926
è la volta di Senatore Borletti. La panchina vede invece
alternarsi Bob Spotishwood, Paolo Schiedler, Arpàd Veisz e
Josef Viola.
Con l'arrivo del "Ventennio", l'Inter si vede
costretta a cambiare ragione sociale: il Partito Fascista non
apprezza infatti il nome "Internazionale", che non
rispetta la tradizionale italianità promossa dalla linea di
governo e richiama troppo esplicitamente l'Internazionale per
antonomasia, vale a dire la Terza Internazionale comunista.
Nell'estate del 1928, sotto la guida del presidente Senatore
Borletti (entrato in carica nel 1926), l'F.C. Internazionale
si fonde con l'Unione Sportiva Milanese, muta nome e casacca e
diviene "Società Sportiva Ambrosiana", con tenuta
bianca rossocrociata (colori di Milano) e segnata dal fascio
littorio. La nuova divisa dura soltanto pochi mesi, e di nuovo
in nerazzurro (ma con il colletto a scacchi bianconeri, colori
sociali dell'U.S. Milanese), la squadra di nuovo allenata da
Arpàd Veisz e guidata dai presidenti Ernesto Torrusio (1929)
e Oreste Simonotti (1930) conquista il terzo Scudetto in
occasione del primo Campionato a girone unico senza
suddivisioni geografiche, la Serie A del 1929/30, raggiungendo
anche la semifinale di Mitropa Cup, coppa riservata ai club più
forti di Austria, Italia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e
Jugoslavia. In questo Campionato inoltre riceve la
consacrazione definitiva Giuseppe Meazza, detto
"Balilla", bomber nerazzurro brillante sostituto
degli "ex" Antonio Powolny, Fulvio Bernardini e
Luigi Cevenini III.
Dopo un quinto posto nel 1930/31 c'è aria di cambiamento: il
nuovo timoniere Ferdinando Pozzani, soprannominato
"Generale Po" per i modoi autarchici, lascia andare
molte bandiere, cambia allenatore (Istvan Toth) e ottiene
dalla FIGC il permesso per assumere la denominazione di
Ambrosiana-Inter. Lo stravolgimento societario non porta però
risultati, che si limitano a un deludente sesto posto. Il
nuovo ritorno di Veisz, l'arrivo del prestigioso portiere
Carlo Ceresoli e de nuovi attaccanti di spessore Levratto e
Frione II sembra spingere l'Ambrosiana verso lo Scudetto, che
però è mancato: nel 1932/33 la squadra arriva seconda otto
punti sotto la Juventus. Il 1933 è anche l'anno dell'unica
Finale in Mitropa Cup. Dopo aver liquidato First Vienna e
Sparta Praga, ai nerazzurri resta da battere il fortissimo
Austria Vienna: la vittoria per 2-1 a Milano sembra arridere a
Meazza e compagni, che però Vienna vengono sconfitti 3-1 dai
i padroni di casa, che vincono il trofeo.
Si sente di nuovo odore di Scudetto nel 1933/34. A due
giornate dalla fine l'Ambrosiana batte la Juventus 3-2
all'Arena Civica, in un match storico che registra l'incasso
record di 400 mila lire. Tuttavia le sconfitte con Fiorentina
e Torino condannano i nerazzurri a un altro secondo posto,
stavolta con lo scarto ridotto a quattro punti. L'anno
successivo, negativamente segnato dalla scomparsa di
"Tito" Frione, ha dell'incredibile: all'ultima
giornata Inter e Juve sono a pari punti. I bianconeri vincono
a Firenze, mentre i nerazzurri perdono contro la Lazio, con
rete dell'ex nerazzurro Levratto, e il 1934/35 diviene per i
ragazzi allenati da Gyula Feldmann l'anno del terzo secondo
posto consecutivo.
Passano due anni spenti, dove in panchina si avvicendano
Albino Carraro (sostituto di Feldmann, esonerato) e Armando
Castellazzi, ottenendo solo un quarto e un settimo posto in
Serie A e una Semifinale di Mitropa Cup.
L'Ambrosiana-Inter torna in auge nel 1937/38, spuntandola
nella corsa allo Scudetto su Juventus e Milan solo all'ultima
giornata, seppur in Mitropa Cup arrivi un'eliminazione già ai
quarti. Ancora protagonista del trionfo nerazzurro il
centravanti Giuseppe Meazza (nella foto in alto a sinistra),
che si laurea Campione del Mondo per la seconda volta. La
società compensa il ritiro di mister Castellazzi con Tony
Cargnelli, abile teorico del "Sistema" (modulo che
sostituisce il classico schema danubiano), e fronteggia
l'improvviso declino di Meazza con il ritorno di Attilio
Demaria dal Sudamerica. La squadra così rinnovata arriva
terza in Serie A e vince la sua prima Coppa Italia nel
1938/39. Otto giorni prima dell'entrata in guerra dell'Italia
arriva l'ultimo Tricolore sotto la denominazione di
Ambrosiana-Inter. Nonostante l'idolo della folla Meazza sia
bloccato per l'intera stagione da una grave vasocostrizione al
piede, i nerazzurri dirigono autorevolmente il Campionato
1939/40, vincendo all'ultima di Campionato lo scontro diretto
con il Bologna e festeggiando lo Scudetto sul neutro di San
Siro, campo del Milan scelto perché il numero di spettatori
era superiore alla capienza massima dell'Arena Civica
(l'incasso sarà di 471 mila lire).
La coppia di allenatori Peruchetti-Zamberletti decide per la
cessione di Meazza al Milan, considerato ormai finito. Dopo
tredici anni passati in nerazzurro si fa tuttavia ancora
rimpiangere segnando la rete del definitivo 2-2 nel derby
cittadino. in Campionato un'Andata birllante si contrappone a
un discutibile Ritorno, e nel 1940/41 l'Ambrosiana-Inter
arriva seconda. Nei due anni successivi Ivo Fiorentini non va
oltre una clamorosa dodicesima posizione e Giovanni Ferrari,
sotto la nuova presidenza di Carlo Masseroni porta i suoi
ragazzi a un modesto quarto posto. Nel 1943 la FIGC decide per
la sospensione delle attività sportive nazionali: nel
Campionato Alta Italia 1944, organizzato dai Comitati
Regionali, l'Ambrosiana arriva prima nelle Eliminatorie
Lombarde, ma è soltanto sesta nel Girone di Semifinale.
Presidente MasseroniDopo la caduta del regime fascista, il 27
ottobre 1945 il presidente Masseroni (foto a destra) annuncia
con toni gloriosi che "l'Ambrosiana torna a chiamarsi
solo Internazionale". L'Inter saluta questo storico
avvenimento senza fare faville, e alterna brillanti
prestazioni (come uno storico 6-2 sul "Grande
Torino") ad altre ben più fiacche. Il Campionato Misto
Serie A-B 1945/46 è la prima e unica edizione "non a
girone unico" dal 1930: nonostante la qualificazione
ottenuta con la seconda piazza nel Campionato Alta Italia, nel
Girone Finale la squadra di Carlo Carcano chiude soltanto al
quarto posto.
Il 1946/47 parte con i migliori propositi: confermato Carcano,
Masseroni ottiene dalla FIGC il permesso di tesserare
calciatori stranieri e acquista i sudamericani Bovio, Cerioni,
Pedemonte, Volpi e Zapirain, che diventano noti in Italia con
il soprannome di "cinque bidoni" per la loro
leggendaria inadeguatezza al calcio. Zapirain si fa notare
solo come giocatore di biliardo, mentre Bovio, criticato a
causa del sovrappeso, si caratterizza per comportamenti oggi
impensabili: nel gennaio 1947, dopo un esaltante primo tempo a
Modena, nella ripresa lascia la squadra in dieci pur di
rimanere abbracciato alla stufa dello spogliatoio. Pochi
giorni dopo Bovio, Cerioni e Volpi fuggono in Sudamerica e
fanno perdere le loro tracce. Masseroni salva le sorti della
squadra affidandone la gestione tecnica a Nino Nutrizio e
all'allenatore-giocatore Giuseppe Meazza, tornato all'Inter a
trentasei anni suonati. La coppia riesce nell'impresa e,
nell'ultima partita di Meazza, i tifosi festeggiano una comoda
salvezza al decimo posto.
Soltanto l'idolo della folla è confermato in panchina, e
questo gli causa forti problemi di comunicazione con i propri
giocatori, tanto da renderne necessario l'esonero e il ritorno
di Carcano. Questi, non potendo più contare sul trascinatore
dell'Andata Bruno Quaresima bloccato da un infortunio, decide
di far girare la squadra attorno all'estro del giovane Benito
Lorenzi, che si era già distinto all'inizio della Stagione.
Alla fine del 1947/48, tuttavia, la terza piazza conquistata
al giro di boa si riduce solo a un sofferto dodicesimo posto.
Il 1948/49 diventa tristemente famoso come l'anno della
tragedia di Superga. L'Inter fa grandi acquisti: arrivano
l'apolide Istvan Nyers, detto "Etienne" per le
origini francesi, il difensore Attilio Giovannini e la punta
Gino Armano, gettando le prime basi per un glorioso futuro. I
nuovi campioni però non offrono il gioco richiesto da mister
Astley, che viene sostituito a metà Stagione da Giulio
Cappelli. Il nuovo allenatore conduce una sfrenata rimonta
fino a raggiungere il secondo posto solitario, cinque punti
davanti alla Juventus e altrettanti dietro a quel Torino che
proprio con l'Inter gioca la sua ultima partita ufficiale.
Il Campionato 1949/50 riprende con i migliori propositi. il
"tulipano volante" Faas Wilkes infiamma gli spalti,
ma insiste troppo nelle azioni personali, mentre il dualismo
Amadei-Lorenzi toglie serenità alla squadra. Alla fine l'Inter
mette le mani su un terzo posto al di sotto delle aspettative.
Il nuovo allenatore è Aldo Olivieri, la fiducia in Lorenzi è
tale da portare alla cessione di Amadei e l'addio del
centrocampista Aldo Campatelli porta Masseroni a cercare un
nuovo campione del settore, trovato nello svedese Lennart
Skoglund, detto "Nacka" per la regione d'origine. Il
finale di Campionato è caratterizzato da una rimonta su un
Milan in declino, ma l'Inter non è abbastanza incisivo e lo
Scudetto 1950/51 rimane affare dei rossoneri per un solo
punto. Nell'estate che precede il Campionato 1951/52 il
presidente dà fiducia all'organico, rimpolpato solo dal
portiere Giorgio Ghezzi. La squadra soffre però sulla
continuità di rendimento, particolarmente evidente per
Skoglund e Wilkes, e arriva solo terza.
Il 1952/53 inizia con una rivoluzione tattica. Il nuovo
allenatore è il Dottor Alfredo Foni, un precursore del
catenaccio, che reinventa Ivano Blason libero e scarta
l'estroso Wilkes in favore di un più concreto Bruno Mazza,
acquistato per pochi soldi. La nuova impostazione di gioco non
piace alla critica, ma sbaraglia gli avversari all'insegna del
"prima non prenderle": l'Inter è Campione d'Italia.
In seguito alle pesanti critiche riguardo al gioco troppo
difensivistico, nella Stagione successiva Foni decide di
proporre un modello di calcio più estroso e aggressivo. A
inizio Stagione Nyers è escluso dalla rosa per aver richiesto
un aumento di stipendio, ma alla vigilia della partita contro
il Milan Masseroni cede alle sue richieste pur di farlo
giocare: segna una tripletta, gli unici tre gol dell'incontro,
e l'Inter si aggiudica il derby. Skoglund è invece
protagonista assoluto di un leggendario 6-0 sulla Juventus. In
un Campionato in cui tutti i nerazzurri hanno il loro momento
di gloria, l'Inter si impone in volata e, davanti alla Juve
per un solo punto, è Campione d'Italia 1953/54 (foto sotto).
Formazione 1953/1954
Nel 1954 il presidente e patron Carlo Masseroni è ormai
appagato dalle vittorie in Serie A e inizia una lunga
trattativa con il petroliere Angelo Moratti per la cessione
della società. Senza nuovi arrivi stranieri (il Ministro
Andreotti ha chiuso le frontiere dopo la figuraccia a Svizzera
'54) il vuoto lasciato da Giovannini vuole essere colmato da
Giorgio Bernardin, che però non convince in linea con le
prestazioni generali della squadra: alla fine del 1953/54 l'Inter
arriva solo ottava.
Sabato 28 maggio 1955, il nuovo presidente e patron dell'Inter
è Angelo Moratti, che acquista la società da per 100
milioni. Mentre nelle giovanili cresce gran parte dei campioni
del futuro, Moratti allontana Foni e punta su Aldo Campatelli.
Il Campionato inizia bene, dopo sei Giornate l'Inter è in
testa, ma una sequela di cinque sconfitte porta all'esonero.
È chiamato a curare le ferite Giuseppe Meazza, che recupera
posizioni e limita i danni chiudendo il 1955/56 al terzo
posto. L'anno successivo Moratti punta sulla coppia
Frossi-Ferrero. Il primo è un catenacciaro, il secondo un
teorete dell'offensivismo puro. Una coppia in teoria
complementare, in pratica inefficace. Meazza rileva ancora una
volta la guida della squadra: una iniziale serie positiva
porta l'Inter al secondo posto, poi cinque sconfitte
consecutive la fanno scendere di parecchio. Con la vittoria
nell'ultima Giornata 1956/57 i nerazzurri agguantano la quinta
posizione.
L'arrivo del centravanti Antonio Valentin Angelillo e del
quotato allenatore John Carver non porta ancora risultati: nel
1957/58 la squadra si ferma al nono posto in classifica. Il
disastro della Stagione appena conclusa pesa sulla società,
che in estate cede Ghezzi e Lorenzi e si affida a mister
Giuseppe Bigogno. I risultati non sono dei migliori e a tre
mesi dalla fine del Campionato 1958/59 ritorna in panca
Campatelli, che chiude terzo e perde la finale di Coppa
Italia. Si mettono in luce gli attaccanti: Edwing Firmani
gioca la miglior Stagione della sua carriera e Angelillo
realizza 33 goal in 33 partite, risultato ineguagliato nella
Serie A a 18 squadre, seppur segnando solo 5 volte nelle
ultime 16 Giornate. Il 1959/60 è una Stagione transitoria.
Parte Skoglud e in panca si siede la coppia Campatelli-Achilli.
L'Andata è ottima, ma il Ritorno di Campionato è decisamente
in declino e la squadra è eliminata ai Quarti in Coppa delle
Fiere. Dopo una sconfitta nel derby viene esonerato Campatelli,
dopo un mese tocca anche ad Achilli. Il ritorno di Giulio
Cappelli permette di chiudere in quarta posizione.
Nell'estate Moratti (nella foto sotto, a destra) getta le basi
di quella che sarà la Grande Inter: in panchina si siede il
"Mago" Helenio Herrera (nella foto sottom, a
sinistra) e dietro la scrivania l'esperto Herrera e
Morattiuomo di calcio Italo Allodi. Herrera rivoluziona l'Inter
stravolgendo le tattiche e trasformando Picchi in efficace
libero, ma non manca di portare il suo estro nel calcio
italiano con l'invenzione del "ritiro". Lo Scudetto
1960/61 va alla Juventus fra le polemiche: durante lo scontro
diretto con l'Inter, seconda classificata, la partita è
interrotta da un'invasione di campo di tifosi bianconeri. L'Inter
vince 0-2 d'ufficio, ma la FIGC (presieduta da Umberto
Agnelli) contesta la decisione, delibera che l'invasione non
avrebbe condizionato lo svolgimento della gara e ne ordina la
ripetizione al termine del Campionato. L'Inter risponde
mandando a Torino la Primavera, che perde 9-1 e chiude al
terzo posto. L'unica segnatura nerazzura è siglata su rigore
dal fututo campione Sandro Mazzola, che sigilla così il suo
esordio. Durante il periodo di mercato la chiacchierata vita
amorosa di Angelillo porta il severo Herrera a ordinarne la
cessione. Il "Mago" poi chiede e ottiene, per la
cifra record di 250 milioni, il Pallone d'oro del Barcellona e
già Campione d'Europa Luis Suárez. Secondo l'allenatore è
il regista adatto ai nuovi meccanismi di gioco, ma un
repentino infortunio lo costringe però a rinunciarvi nei
primi due mesi del Campionato 1961/62, che l'Inter chiude in
seconda posizione. La Coppa delle Fiere si chiude con
l'eliminazione ai Quarti, in Coppa Italia addirittura agli
Ottavi. Si mettono però in evidenza i gioielli del vivaio, su
tutti Giacinto Facchetti, Gianfranco Bedin e Sandro Mazzola.
Al terzo anno l'Inter parte con due nuovi acquisti: la riserva
del Brasile Jair e Tarcisio Burgnich, che arriva dal Palermo
dove la Juventus l'aveva parcheggiato come scarto. Il
"Mago" Herrera azzecca gli acquisti che, uniti ai
vecchi colpi di mercato, ai giovani ormai affermati e al
talento di Mario Corso, dalle celebri punzioni "a foglia
morta", trascinano l'Inter verso la gloria. La squadra
parte lenta, ma si riprende a metà Campionato e vince quasi
tutti gli scontri diretti, come nel brillante 4-0 inflitto al
Bologna alla tredicesima di Andata. Dopo la vittoria nel Derby
dominato da Mazzola arriva tuttavia la doccia fredda di una
sconfitta a Bergamo contro l'Atalanta. Se l'allenatore non dà
peso all'accaduto, Moratti raduna furioso la squadra e ordina
di far giocare le riserve Bugatti, Bolchi e Maschio al posto
di Buffon, Zaglio e Di Giacomo, che il "Presidentissimo"
ritiene responsabili della sconfitta. La frustata scuote i
ragazzi e l'Inter scavalca il Genoa 6-0. Due mesi dopo la
vittoria sulla Juventus, ancora vanto di Mazzola, proietta i
nerazzurri verso lo Scudetto 1962/63. La certezza matematica
arriva la settimana dopo. Va meno bene la Coppa Italia: l'Inter
è fuori ai Quarti.
La vittoria in Serie A qualifica l'Inter in Coppa dei
Campioni, e per affrontare la fatica dei due tornei arrivano
il portiere Giuliano Sarti, il centravanti Aurelio Milani e il
meno celebre Horst Szymaniak. In Europa la cavalcata è
trionfale: eliminato l'Everton (0-0/1-0), i nerazzurri
infilano Monaco (1-0/3-1), Partizan (2-0/2-1) e Borussia
Dortmund (2-2/2-0), raggiungendo la Finale contro il Real
Madrid. Si gioca a Vienna il 27 maggio 1964, e in una serata
in cui Carlo Tagnin annulla Di Stéfano e Aristide Guarneri
ferma Puskás, l'Inter si impone per 3-1 con doppietta di
Mazzola e rete di Milani. Il club Campione d'Europa (foto
sotto a destra) si fa valere altrettanto nella Serie A
1963/64, ma con esiti meno fausti. L'arrancante partenza è
compensata da una buona ripresa. La squadra si trova prima in
classifica dopo la penalizzazione inflitta al Bologna per
l'uso di sostanze dopanti, ma una guerra di carte bollate
riporta i tre punti agli emiliani. A fine Campionato Inter e
Bologna sono appaiate a 54 punti, e lo Scudetto deve essere
deciso sul neutro di Roma: nell'unico spareggio per il primo
posto della storia, il Bologna vince 2-0 con autorete di
Facchetti e gol di Nielsen lasciando i nerazzurri a bocca
asciutta. Va segnalato che, con le regole attuali, l'Inter
averebbe vinto il Campionato in virtù del 2-0 totale
(0-0/2-0) negli scontri diretti.
Campioni d'Europa 1964La nuova Stagione inizia con un
importante trofeo: la Coppa Intercontinentale. Il cattivo
inizio con la sconfitta 1-0 in Argentina è appianato da un
2-0 a Milano. La vincente fra i nerazzurri e l'Independiente
deve essere determinata il 26 settembre sul neutro di Madrid,
dove l'Inter batte gli avversari con un 1-0 siglato da
"Mariolino" Corso, laureandosi Club Campione del
Mondo per prima in Italia. In Campionato l'inizio non è dei
migliori, tanto che a fine gennaio il Milan ha sette punti di
vantaggio. In una rimonta durata due mesi l'Inter vince 5-2 il
derby, portando il distacco a un solo punto, e opera il
sorpasso battendo 2-0 la Juventus a Torino mentre i cugini
perdono in casa contro la Roma. Alla fine della Serie A
1964/65 si aggiungono altri due punti di distacco: l'Inter è
Scudetto. Nel frattempo prosegue il cammino in Coppa dei
Campioni inanellando un eclatante 6-0/1-0 alla Dinamo
Bucarest, un più sofferto passaggio contro i Rangers
(3-1/0-1, rischiando di andare allo spareggio) e
un'incredibile eliminazione del Liverpool, che dopo aver vinto
3-1 in Inghilterra è travolta dai nerazzurri 3-0 a San Siro.
La finale per l'Inter si gioca in casa, ma la vittoria non è
così scontata: sotto una pioggia scrosciante entra solo il
tiro di Jair, ma basta per fare dei nerazzurri i nuovi
Campioni d'Europa. Manca un solo trofeo al grande slam: è la
Coppa Italia. Il 29 agosto a Roma si gioca Juventus-Inter, ma
la supremazia nerazzurra dimostrata in tutti gli altri tornei
non si fa vedere. Con una rete di Menichelli, i bianconeri
togliono alla Beneamata l'ultimo trofeo.
Il 1965/66 si apre di nuovo sotto il segno di un'importante
vittoria. In Coppa Intercontinentale i Campioni d'Europa
affrontano ancora una volta l'Independiente, senza però dover
ricorrere allo spareggio, poiché al 3-0 siglato a Milano si
aggiungere un pareggio a reti inviolate a Buenos Aires. In
Campionato gli avversari sono tanti, ma nessuno si fa
abbastanza valere: il Napoli degli acquisti record Sivori e
Altafini perde competitività alla tredicesima Giornata, il
Milan, secondo di un punto a metà Campionato, crolla nel
ritorno e il Bologna, risorto dopo un'iniziale crisi, si gioca
tutte le speranze pareggiando la penultima contro la Juventus,
mentre l'Inter affonda la Lazio e guadagna in anticipo la
certezza matematica della Stella sul petto, simbolo di dieci
Scudetti. Un'inaspettata nota negativa arriva dalla Coppa dei
Campioni: dopo aver eliminato la Dinamo Bucarest (1-2/2-0) e
il Ferencvaros (4-0/1-1), un Real Madrid dal dente avvelenato
si prende la rivincita di due anni prima, elimina i nerazzurri
(0-1/1-1) e si invola verso il suo trionfo. Negativa anche la
Coppa Italia, con l'Inter fuori in semifinale.
Sull'epopea della "Grande Inter" Ferruccio Mazzola
ha gettato fosche nubi, accusando in particolare l'allenatore
Herrera di sistemi di allenamento e punizione disumani e di
impiegare costantemente sostanze dopanti. Tali accuse non
hanno però mai trovato un concreto riscontro.
Inter dei record
Il 1967 è un anno dove in meno di una settimana l'Inter passa
dal Paradiso all'inferno. In pochi giorni l'Inter perde
dapprima la finale di Coppa dei Campioni 2-1 contro il Celtic
Glasgow e meno di una settimana dopo è la volta della
sconfitta a Mantova per 1-0 durante l'ultima Giornata di
Campionato, che costa sorpasso e Scudetto in favore della
Juventus. L'anno seguente l'Inter ottiene un deludente quinto
posto, risultato che provoca il licenziamento di Helenio
Herrera e pone le fondamenta per una decisione drastica da
parte di Angelo Moratti. Infatti, nel 1968 il "Presidentissimo"
passa la mano e diventa presidente Ivanoe Fraizzoli. Sotto la
sua gestione arriva l'undicesimo Scudetto nel 1971, la seconda
Coppa Italia nel 1978 ed il dodicesimo Scudetto nel 1980, gli
ultimi due con allenatore Eugenio Bersellini.
Scudetto 1988/89
Poco dopo, nel 1984 tocca al nuovo presidente Ernesto
Pellegrini riorganizzare la squadra per centrare nuovi
successi e nella stagione 1988/89 riesce ad allestire una
squadra da record (foto in alto a sinistra): è l'anno dei
tedeschi Lothar Matthäus e Andreas Brehme e del record di
punti, 58 (84 conteggiando tre punti a vittoria), con 26
vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte. Tale risultato risultato
non è mai stato eguagliato nella Serie A a 18 squadre.
La stagione successiva l'Inter si aggiudica la Supercoppa
Italiana e nel 1991 a distanza di 26 anni dall'ultimo successo
europeo arriva la Coppa Uefa battendo in finale un'altra
squadra italiana, la Roma. Nel 1994 è ancora Coppa Uefa
battendo il Casino Salisburgo nella doppia sfida.
Coppa Uefa 1998Nel febbraio del 1995 la squadra torna nelle
mani della famiglia Moratti: è infatti Massimo Moratti figlio
del "Presidentissimo" a prenderne le redini, ma i
risultati faticano ad arrivare. Nel 1997 la squadra perde la
doppia finale di Coppa UEFA contro lo Schalke 04, ma recupera
l'anno seguente con la terza vittoria (foto a destra) in
quella stessa competizione ai danni della Lazio al Parco dei
Principi di Parigi. In campo c'è Ronaldo, che però non basta
per vincere nello stesso anno il campionato: in un torneo
dagli animi tesi a causa di dubbie decisioni arbitrali, la
Juventus si aggiudica la Serie A in seguito alla decisiva
vittoria per 1-0 nello scontro diretto di Torino, reso celebre
dall'invasione in campo dell'allenatore dell'Inter Gigi Simoni
a seguito di un contatto in area tra Mark Iuliano e Ronaldo,
giudicato non falloso dall'arbitro Ceccarini di Livorno. Prima
dell'arrivo di Cuper nel 2001, si susseguiranno sulla panchina
dell'Inter Lucescu, Castellini, Hodgson, Lippi e Tardelli.
Clamoroso è l'esito della stagione 2001/02. Sembra finalmente
arrivato per l'Inter il tanto agognato Scudetto, invece è
ancora la Juventus a far svanire i sogni tricolori dei
milanesi. Quando mancano solo 5 giornate al termine l'Inter ha
6 punti di vantaggio sulla Juventus, terza dietro la Roma. In
queste cinque settimane, tuttavia, accade l'impensabile. L'Inter
perde 1-2 in casa con l'Atalanta e nella stessa giornata la
Juventus vince a Perugia 4-0 e la Roma pareggia 2-2 a Venezia.
A questo punto l'Inter si trova in testa con 3 punti di
vantaggio su Roma e Juventus. Vengono disputati altri tre
turni di campionato che permettono alla Juventus di scavalcare
la Roma in classifica. L'ultima giornata si disputò il 5
maggio 2002 e la classifica era la seguente: Inter 69,
Juventus 68, Roma 67. La partite da disputare erano
Lazio-Inter, Udinese-Juventus e Torino-Roma. A Roma già si
respira l’aria della festa-scudetto e persino i tifosi
laziali ("gemellati" con gli interisti) tifano per
la squadra nero-azzurra. La Juventus vince facilmente a Udine
per 2-0 (goal di Del Piero e Trezeguet) e l'Inter cade
clamorsamente contro la Lazio. Dopo essere stata in vantaggio
perderà la partita per 4-2. La Roma vince con il Torino 1-0 e
cosìal termine dei novanta minuti la classifica sarà la
seguente: Juventus 71, Roma 70, Inter 69.
Al termine della stagione 2001/2002 scoppia lo scandalo "passaportopoli"
riguardante la naturalizzazione illecita di alcuni calciatori
extracomunitari. Vi sono coinvolte olter all'Inter molte altre
società, tra cui il Milan e la Lazio. Gabriele Oriali
patteggia 20.000 euro di ammenda e Alvàro Recoba subisce una
squalifica totale di 2 anni, poi ridotta dalla FIGC a 6 mesi
di radiazione nelle competizioni nazionali con diffida.
Nell'inverno del 2003 viene inoltre trovato positivo al
nandrolone Mohammed Kallon. La società si dichiara estranea
alla vicenda, posizione che né il calciatore né il suo
avvocato hanno mai smentito.
Coppa Italia 2005
Il 15 giugno 2005 l'Inter torna a conquistare un trofeo,
vincendo la sua quarta Coppa Italia (foto in alto) dopo aver
battuto in finale la Roma. I nerazzurri siimpongono 2-0 allo
Stadio Olimpico con una doppietta di Adriano, e 1-0 al Meazza,
con gol di Siniša Mihajlović.
Il 20 agosto 2005 l'Inter si aggiudica la seconda Supercoppa
Italiana della sua storia grazie a una rete di Juan Sebastián
Verón nei supplementari contro la Juventus.
L'annata 2005/06 comincia con la fuga della Juventus in
campionato. L'incredibile passo dei bianconeri viene rimontato
dall'Inter, capace di tenere il torneo aperto fino al secondo
derby d'Italia, perso per 1-2 dai nerazzurri con gol decisivo
di Alessandro Del Piero. Il passo falso, unito alla precedente
sconfitta con la Fiorentina, favorisce il forte recupero del
Milan, capace di rimontare 14 punti all'Inter e 11 alla
Juventus. In Champions League, nonostante le prime sfide a
porte chiuse (causa i fatti del derby di Champions) il cammino
è in discesa e le avversarie non sembrano irresistibili. Dopo
la vittoria nella fase a gironi, la squadra sconfigge l'Ajax
agli ottavi ma, inaspettatamente, esce dal torneo per mano
degli spagnoli del Villarreal CF per via del gol in trasferta
segnato da Diego Forlán al primo minuto di gioco. Ai
nerazzurri così resta la Coppa Italia vinta per la seconda
volta consecutiva, ancora contro la Roma. Dopo il pareggio
all'Olimpico (1-1, reti di Cruz per l'Inter e di Mancini per
la Roma), i nerazzurri vincono il ritorno per 3-1 (goal di
Cambiasso, Cruz e Martins per l'Inter e di Nonda per la Roma),
conquistando il trofeo per la quinta volta nella loro storia.
A seguito dello "scandalo Calciopoli", il 26 luglio
2006 il Commissario Straordinario della FIGC Guido Rossi,
recepito il parere positivo di una commissione di "tre
saggi" (Gerhard Aigner, Massimo Coccia e Roberto
Pardolesi) appositamente creata, ha assegnato all'Inter il
quattordicesimo Scudetto della sua storia, proclamandola
Campione d'Italia in seguito alla retrocessione della Juventus
e ai 30 punti di penalizzazione inflitti al Milan dalla Corte
Federale. Eccezion fatta per alcuni pareri isolati, la società
ha assunto una linea celebratrice dello Scudetto, riassunta
dall'opinione del Presidente Facchetti il quale ha
ribattezzato il trofeo "Scudetto della correttezza".
La tifoseria ha assunto diverse posizioni ma, salvo alcuni
gruppi ultras, anch'essa è generalmente soddisfatta per il
titolo vinto d'ufficio.
Il 26 agosto 2006 l'Inter si presenta alla sfida di Supercoppa
Italiana a San Siro come favorita, con la coccarda della Coppa
Italia sulla manica sinistra e lo scudetto sul petto. Sebbene
quello dell'Inter sia un double ottenuto a tavolino, in
passato l'accoppiata era riuscita solo a Torino, Juventus,
Napoli e Lazio. In campo giocano dall'inizio Zlatan
Ibrahimovic e Patrick Vieira, fiori all'occhiello di una
campagna-acquisti faraonica e provenienti dalla decaduta
Juventus. Ceduto Obafemi Martins, in panchina c'è Hernán
Crespo, altro grande acquisto (prelevato dal Chelsea), tornato
in nerazzurro dopo tre anni. Nei primi 30 minuti di gioco la
Roma realizza tre gol (Mancini e doppietta di Aquilani), ma
sul finire della prima frazione il nuovo acquisto Patrick
Vieira segna il gol che riapre la partita. Nel secondo tempo,
infatti, Crespo, subentrato ad Adriano e ancora Vieira vanno
in gol per il 3-3 su cui si chiudono i 90 minuti
regolamentari. I supplementari danno poi merito ad un'Inter
con maggiore qualità e forza fisica rispetto ad una Roma che
accusa una preoccupante flessione fisica. La punizione di Luís
Figo fissa il risultato sul 4-3 per la formazione nerazzurra e
le consegna la terza Supercoppa Italiana (foto in alto) della
sua storia, la seconda consecutiva.
Il 4 settembre 2006, tuttavia, pochi giorni dopo la vittoria
in Supercoppa, un grave lutto colpisce l'Inter, oscurandone
l'atmosfera di ottimismo in vista della nuova stagione: muore,
infatti, a Milano, il presidente Giacinto Facchetti (foto a
destra), già bandiera nerazzurra negli anni sessanta e
settanta, gravemente malato da alcuni mesi.
Nella stagione 2006-2007 l'Inter torna a dominare la scena
italiana: ottiene il primato assoluto delle vittorie
consecutive in campionato (17, record per i campionati europei
di 1° livello) e occupa stabilmente la vetta della classifica
di Serie A con molti punti di vantaggio sulla seconda in
classifica. Anche il cammino in Coppa Italia è ottimo:
raggiunge la terza finale consecutiva con la Roma. Non è mai
accaduto prima che le stesse squadre si sfidassero in finale
per tre anni di fila. L'avventura in Champions League dei
nerazzurri si conclude, però, agli ottavi di finale, dove l'Inter
è eliminata dal Valencia per la regola dei gol fuori casa.
Con un doppio pareggio, 2-2 nell'andata al Meazza e 0-0 nel
ritorno al Mestalla, si qualificano infatti gli spagnoli.
Intanto in Serie A l'Inter prosegue il suo dominio
incontrastato. Frantuma il record di vittorie consecutive in
un campionato stabilito da Real Madrid e Bayern Monaco,
collezionando 17 vittorie consecutive. Il 18 aprile, però,
subisce la prima sconfitta in campionato, ad opera della Roma,
vittoriosa per 3-1 a San Siro. Si tratta della prima sconfitta
dopo 39 partite consecutive di imbattibilità. Il 22 aprile i
nerazzurri conquistano il 15° scudetto, il primo vinto sul
campo dopo 18 anni, con 5 giornate di anticipo sulla fine del
campionato, grazie alla vittoria per 2-1 contro il Siena in
trasferta e alla contemporanea sconfitta della Roma contro l'Atalanta.
La stagione 2007-2008, che conduce l'Inter nel novero delle
società centenarie il 9 marzo 2008, si apre il 19 agosto 2007
con la sconfitta casalinga contro la Roma per 1-0 nella
ventesima edizione della Supercoppa italiana e nella quinta
partita di Supercoppa giocata tra Inter e Roma nelle ultime
quattro stagioni, nonché quattordicesima sfida in generale
tra i due club nell'arco di poco più di tre anni.
All'inizio del campionato il cammino della squadra ricalca le
orme della strepitosa stagione precedente. L'Inter si laurea
campione d'inverno con due giornate d'anticipo dalla fine del
girone d'andata, chiudendo in testa a quota 49 punti (15
vittorie e 4 pareggi), con un vantaggio di 7 lunghezze sulla
seconda (Roma) e 12 sulla terza (Juventus). Inoltre migliora
il record di vittorie consecutive tra campionato e coppe
stabilito l'anno precedente, portandosi a quota 13 rispetto
alle 11 affermazioni della passata stagione. Come nella
stagione precedente, è Ibrahimović il leader della
squadra, che beneficia dei suoi gol e dei suoi assist. A fine
girone d'andata lo svedese, insieme a David Trézéguet, è
infatti il capocannoniere (grazie ad un maggior numero di
rigori battuti e realizzati) con 13 gol.
Dalla fine di febbraio alla fine di marzo (dalla 24esima alla
31esima giornata) la squadra di Mancini attraversa, tuttavia,
un periodo opaco in cui dilapida in parte il vantaggio
accumulato sulla Roma, che recupera 7 punti e si porta a 4
lunghezze di distacco. Nel corso di questo periodo giunge per
i nerazzurri la prima sconfitta dopo 31 partite utili
consecutive in campionato, contro il Napoli, che si impone in
casa per 1-0. I milanesi non perdevano in Serie A da 31
partite (18 aprile 2007, 1-3 contro la Roma). Dalla 32esima
alla 35esima giornata i nerazzurri ottengono, poi, 4 vittorie
consecutive, ma in seguito perdono il derby contro il Milan
per 2-1 e pareggiano in casa contro il Siena 2-2 (quest'ultimo
risultato è stato condizionato da un rigore sbagliato da
Marco Materazzi). A una giornata dalla fine conservano un
punto di vantaggio sulla Roma.
Domenica 18 maggio, dopo una partita sofferta nelle battute
iniziali contro il Parma, in trasferta e senza tifoseria al
seguito, la squadra riesce ad imporsi sui rivali per 2-0
grazie a due gol di Ibrahimovic (rientrante da un infortunio
che lo ha tenuto fuori dai campi di gioco per quasi due mesi)
e si laurea Campione d'Italia per la sedicesima volta,
malgrado l'affanno delle ultime partite di campionato in cui i
nerazzurri hanno visto assottigliarsi il vantaggio
sull'inseguitrice, la Roma, fino a soltanto un punto. Alla
fine i neroazzurri diventano Campioni d'Italia con tre punti
di vantaggio sulla Roma.
In Coppa Italia il cammino dei nerazzurri prosegue bene. Agli
ottavi sconfiggono la Reggina per 4-1 all'andata, con una
doppietta del giovane Mario Balotelli, e per 3-0 nel ritorno.
Ai quarti incontrano la Juventus. Nella partita di andata
pareggiano per 2-2, mentre nel ritorno è ancora Balotelli a
risultare decisivo, realizzando una doppietta che, insieme al
gol di Cruz, elimina la Juventus (3-2). In semifinale i
milanesi trovano la Lazio: l'andata è a reti bianche, ma
nella gara di ritorno l'Inter prevale per 2-0 (reti di Pelè e
Cruz). Il 24 maggio ritrova in finale per la quarta volta
consecutiva la Roma. L'Inter ancora una volta perde la finale,
questa volta per 2-1.
In Champions League i nerazzurri vengono eliminati agli ottavi
di finale come nella stagione precedente, questa volta dal
Liverpool, vittorioso per 2-0 in casa e per 1-0 a San Siro. Al
termine della partita di ritorno Mancini annuncia la sua
intenzione di abbandonare la guida dell'Inter alla fine della
stagione, salvo poi ritornare sui propri passi a due giorni di
distanza.[6]
Moratti, tuttavia, prende i primi contatti con José Mourinho,
l'ex-allenatore portoghese del Chelsea. Il 27 maggio, a pochi
giorni dalla conquista del sedicesimo titolo, il presidente
nerazzurro esonera l'allenatore, in una situazione per certi
versi simile a quella avvenuta con Zaccheroni quattro anni
prima. Nella comunicazione ufficiale del 29 maggio[7] come
motivazioni per l'esonero si adducono le dichiarazioni rese
dal tecnico Mancini alla fine della sfida di Champions League
Inter-Liverpool dell'11 marzo 2008.
Il saldo del tecnico jesino sulla panchina dell'Inter è stato
comunque positivo: in soli quattro anni ha vinto ben 7 trofei,
3 Scudetti, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane, risultando
il secondo tecnico più vincente della storia dell'Inter dopo
Herrera.
Dal 2008 siede sulla panchina dell'Inter José Mourinho, che
ha vinto la Supercoppa italiana ancora contro la Roma (questa
volta ai rigori) e il diciassettesimo scudetto, il quarto
consecutivo che ha consentito ai nerazzurri di raggiungere il
Milan nell'albo d'oro del campionato italiano.
Ad agosto i nerazzurri hanno perso 2-1 la sfida contro la
Lazio per la Supercoppa italiana. La stagione 2009-10 vede l'Inter
conquistare il suo diciottesimo scudetto (superando il Milan e
divenendo la seconda squadra italiana per numero di scudetti,
dopo la Juventus), la sua sesta Coppa Italia ma soprattutto,
il 22 maggio contro il Bayern Monaco al Santiago Bernabéu di
Madrid, la sua terza Coppa dei Campioni dopo 45 anni di
attesa, la prima da quando ha mutato il proprio nome in
Champions League, realizzando così una storica tripletta mai
riuscita a nessun'altra squadra italiana. A fine maggio, il
tecnico portoghese lascia l'Inter per passare alla guida del
Real Madrid.
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BOYS
SAN
LE ORIGINI
E' stato il grande Helenio Herrera ad introdurre il concetto
di tifoseria organizzata a Milano: "Moschettieri"
prima e "Aficionados" poi hanno organizzato in
maniera primordiale il tifo da stadio milanese, una forma di
sostegno ben lontana da quella che oggi si intende come tale.
E' nel contesto della fine anni sessanta che nascono i Boys,
gruppo nato da un distaccamento di alcuni ragazzi dall'Inter
Club Fossati, creando così di fatto il primo gruppo ultras a
sostegno dell'F.C.Inter. Il nome del gruppo è ispirato a
"Boy", un ragazzino dispettoso, protagonista di una
serie a fumetti pubblicata sul giornale dell'Inter; l'unione
con la dicitura "Le Furie Nerazzurre" completa il
nome del neonato club. Il primo striscione dei Boys viene
realizzato nel 1970, esordendo a Roma con la Lazio nel mese di
marzo, per poi comparire a San Siro nell'attuale secondo
anello arancio nel mese successivo. La diversificazione dallo
"spettatore" tipo dell'epoca è alla base della
filosofia e dello spirito con cui questi ragazzi agiscono,
oggi come allora.
:: GLI ANNI SETTANTA
Negli anni settanta, periodo di pionierismo ultras, i Boys si
distinguono per un organizzazione ed un affiatamento
invidiabile, che li porta a seguire l'Inter in quasi tutte le
trasferte difendendo i propri colori e lo striscione con onore
anche in trasferte epiche per l'epoca quali Roma, Napoli o
Bari. Tuttavia il numero relativamente esiguo di ultras
disposti a seguire la filosofia dei Boys, ha costitutito un
freno non indifferente: Le coreografie erano costituite da
primordiali "cartate" e dallo sventolio di bandiere
autofinanziate e autoprodotte, un effetto che oggi può far
sorridere, ma che ha costituito la base per qualsiasi
coreografia del giorno d'oggi. In questi anni si vengono a
creare le prime tensioni con i gruppi ultras rivali.
Principali avversari del periodo sono Bergamaschi, Granata,
Doriani e, soprattutto, Milanisti. Con questi ultimi gli
scontri raggiungevano l'apice della ferocia, in quanto,
all'epoca, le due tifoserie erano praticamente attaccate,
entrambe all'attuale secondo anello arancio, spostati verso la
Nord noi, verso la Sud loro. Nel 1979 i lavori di
ristrutturazione dello stadio San Siro portano i Boys
nell'attuale posizione, ovvero nel cuore della curva Nord.
:: GLI ANNI OTTANTA
Gli anni ottanta rappresentano il periodo di maggior splendore
del gruppo dei Boys. All'inizio del decennio compare per la
prima volta la dicitura S.A.N. (Squadre d'Azione Nerazzurre)
all'interno del nuovo striscione. Successivamente, a causa di
dissidi tra i direttivi, avviene la cacciata al primo anello
del gruppo "Potere Nerazzurro", mentre
contemporaneamente si fa largo il gruppo dei "Forever
Ultras", nato nel 1975. La violenza dilaga all'interno
del gruppo, famosissimi gli scontri del 22 novembre del 1981 a
San Siro contro i romanisti, o quelli dell'anno successivo a
Genova. L'apice però avviene come sempre contro i cugini
rossoneri: l'ondata di violenza non si circoscrive nei giorni
dei derby (rari per la verità in quel periodo, viste le
retrocessioni del Milan), ma si propagano nella vita
quotidiana finchè, al termine di un derby valido per il
Mundialito del 1983, caratterizzato tanto per cambiare da
violenti scontri, non si decide di stipulare un patto di non
aggressione che sopravvive tutt'ora. Dal punto di vista
coreografico avviene un evoluzione sostanziale rispetto agli
anni settanta: i primi fumogeni e torcie fanno la loro
comparsa a cavallo tra i due decenni e viene realizzato nel
1985 il primo bandierone copricurva. Gemellaggi importanti del
periodo vengono fatti con gli ultras di Verona (durerà fino
al 2001), Firenze (fino al 1987) e Sampdoria (fino al 1992).
Nell'ultimissima parte di questo fantastico periodo avviene
un'altra importante innovazione: viene realizzato un
bellissimo striscione in cerata, che tutt'oggi campeggia al
centro della Curva Nord.
:: GLI ANNI NOVANTA
Gli anni novanta si aprono con la conquista della prima coppa
Uefa ai danni della Roma. Nello stesso anno la Sampdoria ci
soffia lo scudetto nello scontro diretto a San Siro,
incrinando irrimediabilmente il gemellaggio, sciolto nel 1992.
Gli scontri sono ancora cruenti sull'onda degli anni ottanta,
ma vengono affievoliti nettamente dall'avvento delle prime
diffide, aumentate a seguito dell'omicidio di Vincenzo
Spagnolo nel 1995. Se negli anni ottanta era stata quindi la
violenza a guidare le azioni dei Boys, negli anni novanta ci
si sofferma giocoforza di più sull'aspetto coreografico del
vivere la curva. I primi sono anni di transizione, in quanto
l'inesperienza e, forse, la sottovalutazione di sè, portano a
risultati buoni, ma non eccelsi, vista anche la rapida
evoluzione in questo campo di molti gruppi rivali. La
consapevolezza di essere "competitivi" anche sotto
questo aspetto avviene gradualmente, anche grazie alla
collaborazione con tutti gli altri gruppi della Curva Nord.
:: I GIORNI NOSTRI
Il 2001 sancisce la rottura del gemellaggio con gli ultras
veronesi a causa di dissidi con il nuovo ed arrogante
direttivo della curva gialloblù. Continuano però i
gemellaggi con Varese (per la rivalità con i tifosi comaschi
gemellati col Milan) e soprattutto con i Laziali e gli Ultras
Yomus Valencia. Quello con i laziali è sicuramente uno dei
gemellaggi più solidi ed importanti d'Italia, che nacque
intorno alla metà degli anni ottanta in risposta all'antico
gemellaggio (poi rotto) fra Roma e Milan e rinsaldato grazie
alla finale di Coppa UEFA 1998 a Parigi o il 5 maggio 2002
all'Olimpico, con tutti i tifosi laziali ad augurare agli
interisti la conquista del tricolore. Dal 2005/2006 dopo
"calciopoli" la squadra ha potuto godere dei
meritati momenti di gloria che negli anni passati ci sono
stati negati a causa delle "ladrate" avversarie e
anche per sbagli di gestione societaria. Nonostante ciò i
Boys e tutta la Nord sono stati sempre uniti e vicini alla
squadra, mostrandosi sempre pronti alla difesa dei colori più
nobili di Milano..il neroblù! Negli ultimi quattro anni la
Nord è sempre stata in crescita, mostrando un gran livello
canoro e soprattutto un eccellente ed ineguagliabile livello
coreografico sia in casa che in trasferta diventando un
modello di ammirazione persino dalle tifoserie estere!
.ultras :: LA STORIA ::.
Nella gerarchia della Curva Nord gli ULTRAS sono il secondo
gruppo nerazzurro, almeno per il livello di anzianità,
essendo stato formato nel lontano 1975. In precedenza, quando
ha mosso i primi passi, il gruppo si chiamava FOREVER ULTRAS,
denominazione che è stata modificata nel 1995, a seguito di
una ristrutturazione generale e direttiva.
Gli ULTRAS si sono formati nella stagione 1975-76, grazie
principalmente a due ragazzi, Luciano e Curzio; il primo
striscione aveva la scritta gialla ed era abitualmente
posizionato sul rettilineo (e non in curva). Nel 1979 con lo
spostamento definitivo in Curva Nord viene realizzato uno
striscione gigante con la scritta FOREVER ULTRAS, collocato
alla destra dei Boys.
Dal '79 al '95 il gruppo è stato diretto da Marco e Massimo,
i quali lo hanno abbandonato dopo la repressione seguita al
caso Spagnolo, che ha determinato un periodo di persecuzione
per il mondo ultras, cedendo le redini a Peppone, Silvano e
"l'Avvocato". Questi ragazzi hanno cambiato la
denominazione in ULTRAS 1995 rimasta solo per un anno poichè
successivamente sono subentrati altri due ragazzi che hanno
ripristinato il nome ULTRAS, prima di cedere la gestione del
gruppo ad Ivan e Renato a partire dal '97/'98.
Tra gli ULTRAS e la Nord i rapporti sono ottimali. Si potrebbe
dire senza timori che siamo l'unica Curva italiana che fa
riferimento ad un unico direttivo generale.
IRRIDUCIBILI
www.irriducibili-inter.com
.:: LA STORIA ::.
Il gruppo degli "IRRIDUCIBILI" nasce durante il
campionato 1988/89 esponendo lo striscione nel rettilineo e
fin da allora contava una presenza abbastanza numerosa di
giovani ragazzi che amavano (e ancora oggi lo fanno) l'inter e
quindi a sostenerla a gran voce. Circa un'anno e mezzo più
tardi il gruppo degli "SKINS" lascia la curva
nord causa continui litigi ed incomprensioni con gli altri
gruppi della curva e la continua repressione della digos, di
conseguenza tutti quelli che non riuscivano a fare a meno di
frequentare lo stadio si spostarono nel terzo anello e
successivamente qualcuno cominciò a frequentare il nostro
gruppo rendendolo sempre più numeroso e massiccio. In
quest'arco di tempo i "VIKING" che erano situati sul
lato sinistro della curva si spostarono nel settore che era
occupato dagli "SKINS" e a sua volta gli "SNAKES",
scendendo dalla parte superiore del secondo anello verde
presero il settore che era dei "VIKING"; questo durò
per circa un'anno, poi anche gli "SNAKES"
abbandonarono il settore (vista l'elevata età del presidente
del gruppo, anzi cogliamo l'occasione per salutarlo) e fece
una brevissima apparizione il gruppo "SHINING", che
era formato da qualche skin rimasto. Nel 1992 (circa) ecco che
il nostro gruppo entra a far parte della curva nord e anno
dopo anno continua a crescere a vista d'occhio sia a livello
numerico sia come organizzazione, ma nel 1997 arriva la vera
svolta: la fusione con "ZONA NERA". Il gruppo della
"ZONA NERA" conta circa una ventina di militanti
(che già occupavano quel settore della curva) con un'elevata
esperienza sulla vita di curva visto che il più anziano conta
ben 22 anni di presenza in curva nord e il più giovane 10
anni, quindi gli "IRRIDUCIBILI" acquistano fiducia e
valore all'interno della curva ed anche a livello
organizzativo crescono in maniera esemplare. Con l'arrivo di
"ZONA NERA" il nostro simbolo diventa il muttley
(simpatico cane combina guai) e il numero di persone che ci
frequenta è sempre più numeroso, anche in trasferta la
nostra presenza è quasi la più numerosa, in casa con la
coreografia siamo sempre sulla cresta dell'onda e il nostro
materiale ha una notevole richiesta. La nostra bevanda
preferita è la birra, (comunque l'alcool in generale) la
musica che ascoltiamo più volentieri è la musica OI, le cose
che odiamo di più sono: il milan, la juve, i viola, la roma,
il napoli, il brescia, il bologna, va bhe facciamo prima a
dire che odiamo tutti ad esclusione dei laziali , poi ci sono
quelli che non ci fanno ne caldo ne freddo. UN SALUTO LEALE A
ROMA LAZIALE!!!!!!!!!!!!!!!!
Nel campionato 2002-2003 abbiamo partecipato ancora più
numerosi nelle trasferte della nostra squadra del cuore,
abbiamo creato nuove bandiere, stendardi, materiale di vario
genere e sopratutto siamo sempre più affiatati tra di noi
raggiungendo così un'amicizia che non tutti possono vantare.
Nel 2003 viene modificato lo lo striscione da trasferta,
aggiungendo nel lato inferiore una striscia tricolore ma per
certi stadi si dimostra troppo grande e nel 2004 viene
sostituito con uno molto più piccolo: "IRR 88".
Precisiamo che la scritta 88 sta ad indicare l'anno di nascita
del gruppo!!
Anche l'anno prossimo ci impegneremo a continuare sulla nostra
strada, nonostante qualcuno di noi non potrà essere presente,
faremo l'impossibile per restare i MIGLIORI!
Sperando che la mitica INTER quest'anno ci regali qualche
momento di gioia cogliamo l'occasione per mandare un saluto a
tutti i tifosi nerazzurri che tutti gli anni seguono la
squadra nella buona e nella cattiva sorte. Un saluto anche a
tutti i militanti degli "IRRIDUCIBILI" che purtroppo
sono stati espulsi dagli stadi con l'augurio di tornare con
noi al più presto per poter sostenere la mitica INTER.
NON BASTA ESSERE BRAVI BISOGNA ESSERE I MIGLIORI!!
BRIANZA ALCOLICA
www.brianza-alcoolica.com
.:: LA STORIA ::.
La Brianza Alcoolica nasce nel novembre del 1985, anche se era
dall’anno prima che se ne parlava ed un abbozzo di
striscione era apparso anche a Madrid.
Marzio, Pierangelo, Marco, Andrea, Marcuccio, Alberto e la
Monichina frequentavano il "Bar Spavento" a Milano
ed un giorno decisero di fondare un gruppo tutto loro.
Era già tutta gente navigata per quanto riguarda la frequenza
in curva e anche adesso a distanza di parecchi anni si vedono
frequentemente, impegni permettendo, per motivi legati al
lavoro oppure alla famiglia.
Chiaramente chi ha la prole (tutti nerazzurri, era nel loro
D.N.A., ”discendenza nero azzurra”), non riesce più a
fare le trasferte, ma il loro apporto nelle partite casalinghe
è pressoché costante.
La partita di esordio è stata Inter-Juve 1-1 dopo l’esonero
di Castagner e la dirigenza nerazzurra non era molto ben
disposta nei confronti del gruppo a causa del nome (anzi del
cognome), tant’è che si è dovuto far entrare lo striscione
dall’esterno, issandolo dalla parte del galoppatoio con
l’aiuto dei Boys.
Il nome Brianza Alcoolica è nato per ribadire la provenienza
dei suoi componenti da una terra a stragrande maggioranza di
gobbi: ce ne sono tanti, troppi e si è ritenuto doveroso far
sentire anche la loro voce.
Il Presidente del gruppo tiene a precisare che nel 1985 altre
squadre non esistevano, calcisticamente parlando, oppure
facevano la spola in serie inferiori con risultati spesso
esilaranti, da qui lo slogan del gruppo e suo cavallo di
battaglia:
Mai stati in “B”
MILANO NERAZZURRA
.:: LA STORIA ::.
Cari amis, nel 1977 un grupp de aficionados de i “Boys” el
decid de fondà POTERE NERAZZURRO, che el se mètt al centro
de la Curva Nord cont l’intenziòn de mètt insema di tifòs
organizzà anche de drè a la porta. In testa a l’organizzaziòn
ghè el SCACCHI, el FANTINO e l’ANGIOLINO, che con la sua
esperiénza rièsen a ciappàs i simpatìi de quei che per
abitùdin frequentén quel settòr de el stadio, tiràndui dénter
ne l’organizzà di cori, di cànt e coreografi.
Nel 1979 i “Boys” sé sposten de la Curva Nord e el grùpp,
confortà del succèss de la precedé esperiénza, el decid de
spostàss nel settòr “Distinti” (adess 1° anell verd),
cont l’intént de creà ànca chì un grùpp organizzà con
el sostègn de l’allòra respònsabil del “Centro
Coordinamento InterClub”, el Dottor SAVERIO GUETTE.
In quell’ann, a seguit de la mort al stadi “Olimpico”
del tifòs lazial Vincenzo Paparelli, ghè costringen a cambià
nòmm e inscì nàss la MILANO NERAZZURRA, guidada da L’ANGIOLINO
e el MARCO.
Nel 1988 el stadi de San Siro el vén ristrutturà e el grùpp
el sé sposta nei parterre. La posiziòn l’è infelice e nel
1990 se decìd de tornà al 2° anell insema al rest de la
Curva, mèttendus cont el strisciun de fianch a “Brianza
Alcolica”… comincià inscì, grazie soratùtt al Marco,
una collaboraziòn attiva cont quei che in i iniziativ de la
Curva.
Nel 1999 vén a mancà una gran figura a l’interno del grùpp:
el MARCO BUCCI. Comincià un period un po’ scùr, che el
finiss nel 2002 grazie a la vòeùja de ricomincià de un quai
compònent, semm dré laurà a di noeùv progett per spòng
l’interess e la curiositàa de nùmm tifòs interisti.
IMBASTISCI
www.imbastisci.it
.:: LA STORIA ::.
La nostra avventura comincia nei primi anni '90 a cavallo tra
l'euforia di un tricolore da poco conquistato e
l'inconsapevolezza delle dure prove che il destino aveva in
serbo per il popolo neroazzurro . . .
. . . in quel tempo, ai margini dell' allora GRUPPO PERVERSO
gravitavano alcuni ragazzi che, pur non partecipando in prima
persona alle attività del gruppo, occupavano i gradini della
NORD a loro adiacenti e si sgolavano sostenendo la BENEAMATA.
Tra questi spiccava la voce altisonante di quello che poi
divenne il nostro capo storico e che a quel tempo era solito
incitare la squadra accompagnando le trame offensive dei
giocatori al grido di
" i m b a s t i s c i i i i i !!!"
Nel suo urlo di battaglia si riconobbero in molti e lo spirito
di aggregazione fu tale da creare in pochi mesi una nuova
concezione di tifo basata sul folklore e l'allegoria,
ingredienti piuttosto rari in quegli anni, e così durante la
trasferta a Genova contro i rossoblù posammo la pietra
epocale del nostro gruppo . . .
. . . era il 16 Maggio 1993, nasceva il glorioso "GRUPPO
IMBASTISCI"
Il team si e' guadagnato in fretta spazio e consensi e nel
giro di un paio d'anni passa da una dozzina di disperati ad
una quarantina di componenti, tutti accomunati dall' amore per
l' INTER e la voglia di fare marasma.
Il 1995 e' forse l'anno più duro per il gruppo che deve
affrontare la chiamata alle armi di alcuni fondatori ma
soprattutto la partenza per motivi di lavoro del capo storico,
di colui che il gruppo l'aveva fortemente voluto e tenuto a
battesimo dandogli l'insolito nome e forgiando il suo aspetto
goliardico.
Con una "commovente" cerimonia d' investitura
svoltasi sui gradini della NORD lo scettro passa così nelle
mani dell' Inglese che strappa la leadership e, nel giro di
pochi mesi, fonda il nuovo direttivo composto da una decina di
elementi e rinfrancato, più avanti, dal ritorno di chi era
partito per servire la Patria .
...
La stagione 98/99 segna la svolta, grazie allo spostamento dei
PERVERSI nella parte centrale della curva il GRUPPO IMBASTISCI
guadagna spazio in transenna e si concede un cambio di look,
rinnovando lo striscione e raddoppiando il numero dei tamburi.
La coincidenza di questi due fattori, uniti alla nostra
fantasia e creatività, ci rende ancora più visibili e ci dà
la possibilità di moltiplicare il nostro marasma. Prende
piede nel frattempo la moda degli stendardi e di domenica in
domenica anche tra noi ne nascono di nuovi che si vanno a
mescolare alle onnipresenti bandiere ed al datato stendardo
G.I. 93.
Il colpo d'occhio e' notevole ed il numero degli adepti si fa
sempre più consistente arrivando oggi a sfiorare il
centinaio.
Aumenta nel frattempo anche la nostra valenza rispetto ai
gruppi della curva, grazie soprattutto alla nostra
partecipazione nel realizzare le sempre più impegnative
coreografie e dal palcoscenico offertoci dal torneo di calcio
a 5 che si svolge ogni anno a fine stagione tra gli ultrà
della NORD.
Il gruppo si infoltisce ma rimangono saldi i nostri ideali
basati sull'amicizia ed amalgamati dalla contagiosa allegria e
voglia di far macello che ci distingue, sempre ed ovunque.
Lo statuto, non scritto ma comunque indelebile, si basa
proprio su questi valori e sul fatto di essere un gruppo
apolitico, nonostante molti elementi non facciano mistero
della propria fede di destra, nessuno usa il nostro spazio per
pubblicizzare le proprie idee se non un unico, viscerale,
ineguagliabile amore:
quello per la nostra I N T E R.
Come potremmo, in questa pagina, non ricordare chi ha creduto
in noi e ci ha aiutato ad emergere, per tutto quello che siamo
e che saremo.
Vogliamo ringraziare in particolar modo la MILANO NERAZZURRA,
e soprattutto chi purtroppo oggi non è più con noi.
SQUILIBRATI
.:: LA STORIA ::.
Con lo scioglimento del gruppo "Nord Kaos F.C. Inter"
tutti i ragazzi che in questi anni hanno militato
all’interno di questo gruppo, hanno deciso di non fermarsi
davanti a questo ostacolo, ma di continuare per la loro strada
sempre più convinti nel portare avanti i propri ideali ultras.
E' cosi che in data 24 luglio 2006 nascono ufficialmente gli
SQUILIBRATI MILANO.
Per la scelta del nome abbiamo pensato a qualcosa in cui tutti
noi ci riconosciamo, ed è cosi che abbiamo scelto . . .
SQUILIBRATI MILANO. . . alla fine siamo tutti un po'
squilibrati...
Il gruppo è formato da ragazzi volenterosi e decisi a tenere
alto il nome del gruppo, con l'intenzione di migliorarsi
sempre, e di portare in giro per l'Italia e l'Europa i nostri
amati colori.
Le aspettative per il futuro non possono che essere positive,
sperando in una lunga militanza al fianco degli altri gruppi
della nostra amata Curva Nord e partecipando come sempre
attivamente alla vita di curva.
BULLDOGS
.:: LA STORIA ::.
Il gruppo Bulldogs Inter nasce nell’estate del 1988 dalla
volontà di un manipolo di ragazzi decisi a dare un costante
sostegno alla squadra e una mano nell’organizzazione del
tifo nella parte alta della curva.
L’esordio del primo striscione (in tela, nerazzurro con i
caratteri bianchi) avvenne a Verona il 23-10-1988 e venne
subito baciato dalla fortuna visto che in quella stagione sarà
tricolore (quello dei Record).
Bulldogs Inter a Cesena al fianco degli allora amici Veronesi.
Sull’onda dell’entusiasmo il gruppo vive momenti di
splendore fino alla seconda metà degli anni ’90 quando un
lento cambio generazionale mette a dura prova la sopravvivenza
del gruppo; i nuovi elementi dopo un primo periodo di
smarrimento e con l'aiuto di Milano Nerazzurra e in particolar
modo di un suo esponente che rimarra' un grande Uomo e un
grande Ultras per sempre si organizzano riportando il gruppo
sui livelli che più gli competono.
Intanto il mondo ultras subisce vari cambiamenti e innovazioni
(anche folcloristiche) e il gruppo si adegua; compaiono i
primi stendardi a due aste personalizzati e un telone di 20 m²,
raddoppiano i tamburi e un nuovo bandierone va ad affiancare
quello vecchio.
Nella stagione 2004/05 il nome del gruppo viene integrato in
“ BULLDOGS INTER CURVA NORD MILANO ”
volendo così rimarcare lo stretto legame del nostro gruppo
con la Curva Nord e con la Città.
I nostri rapporti con gli altri gruppi della Curva Nord sono
ottimi e sfociano in una stretta collaborazione nelle varie
attività; alcuni nostri elementi si adoperano insieme ai
ragazzi del Covo per la realizzazione delle coreografie e
altri per la Fanzine.
Le nostre amicizie sono in sintonia con quelle della Curva
(Laziali e a livello personale tra alcuni nostri componenti e
i Ragazzi degli Ultras Yomus Valencia) mentre tra le tifoserie
rivali……
Beh, chi non è nostro amico è nostro nemico!
All'interno del nostro gruppo l'aspetto politico è secondario
e viene dopo la Mentalità Ultras e, ovviamente, dopo l'amore
per l'Inter e per la Nord, ma è innegabile che la maggior
parte dei componenti sia chiaramente schierata a destra anche
se tendenzialmente siamo convinti che allo stadio si venga,
come detto, per l'Inter e per l'Onore della Curva, per tutto
il resto c'è la strada.
Inter-Livorno 2004/05
La maggior parte dei componenti del nostro gruppo proviene da
Milano e provincia ma a completare lo “zoccolo duro” ci
sono anche alcuni ragazzi di Verona e della Toscana.
Sono pochi e chiari gli ideali che costituiscono la mentalità
del nostro gruppo; Lealtà & Rispetto, Abnegazione &
Sacrificio,Umiltà, Cameratismo, Entusiasmo, Volontà estrema
di primeggiare e continuare a migliorarsi.
Chi accetta queste regole accetta il nostro stile di vita, la
nostra linea di pensiero e sarà sempre il ben venuto.
Sono troppe le trasferte e gli aneddoti da ricordare quindi
diciamo che la nostra più bella trasferta …..sarà la
prossima, qualunque essa sia!!!
PESSIMI ELEMENTI
pessimielementi.mi@libero.it
.:: LA STORIA ::.
I Pessimi Elementi sono nati durante il campionato 2000/2001
da un gruppo di ragazzi (dell'età media di 20 anni) uniti dai
colori nerazzurri. La scelta del nome è caduta sulla nomina
attribuitaci dagli stessi spettatori presenti nel settore. Nel
campionato 2001/2002 è stato esposto il primo striscione in
seconda transenna, sopra Milano Nerazzurra.
Da quel momento è stato possibile mettere a frutto la nostra
mentalità ultras collaborando con il Gruppo Brusco nella
preparazione di striscioni verso gli odiati cugini. Nella
partita INTER - Modena del 12/01/2003 è stato esposto il
nuovo striscione con il simbolo del gruppo rappresentato da un
folletto con il dente avvelenato.
FO' DE CO'
Dopo qualche anno di militanza in Curva Nord, e dopo aver
capito il vero senso della parola "ULTRAS", si
decide cosi nell'estate del 2000 di formare un gruppo unito e
compatto che possa sostenere la NOSTRA INTER in tutte le
partite in Italia e all'estero....
E' cosi che noi giovani ragazzi della Vallecamonica formiamo
il primo storico stendardo "Fò de Co'"...(FUORI DI
TESTA nel nostro dialetto camuno).
Il nostro gruppo è composto da una quindicina di elementi che
ora comprendono la provincia di Brescia e Bergamo.
Da un paio di stagioni, siamo posizionati con il nostro
striscione in seconda transenna, sopra gli Irriducibili.
"ORGOGLIO ULTRA'"
BOYS ROMA
www.interboysroma.com
.:: LA STORIA ::.
Tutto inizia per volontà di alcuni ragazzi iscritti all'Inter
Club 'Roma 11 stelle'.
Dopo qualche tempo i ragazzi decidono di voler formare un
gruppo più attivo su tutti i fronti, formato da soli giovani
di età compresa tra i 18 e i 30 anni con l'intento di seguire
più assiduamente le sorti della Beneamata.
A Roma era già presente un gruppo molto noto chiamato 'Le
Pantere Neroazzurre' capeggiato da Luigi detto 'Er Pantera' e
da altri ragazzi che successivamente si sono messi in stretta
collaborazione con i Boys sez. Roma aiutandoli nella crescita
e contribuendo a farsi conoscere e rispettare nel panorama
ultras italiano.
Storici fondatori del gruppo sono Gianni detto
"Spillo", Renatino, Pino detto "il Negro",
Marco detto "il Roscio", Sergetto, Stefanino,
Zabbarah, Umberto detto "Bokhassa", Paolo detto
"il Murena", e da lì a poco Maurizio detto "il
Presidente", insieme ad altri ragazzi che purtroppo non
ci sono più e che ci hanno lasciato con l'Inter nel cuore
'Sempre presenti al nostro posto', questa è la nostra
mentalità. Siamo fieri di poter vedere sempre il nostro
striscione al fianco dei nostri amici di Milano.
La prima trasferta del gruppo è datata 1979 in occasione del
derby di ritorno dello scudetto, mentre la prima trasferta
fuori da San Siro, perchè per noi sono tutte trasferte, è
stata fatta a Perugia durante lo stesso anno.
Ricordiamo con onore le trasferte europee quali Alkamar, in
Olanda contro l'AZ 67, a Madrid, a Monaco, Dortmund, Norwich,
Vienna, Montecarlo, Gelsenkirken, Parigi, Manchester, e le
ultime in ordine di tempo Villareal, Glasgow, Amsterdam.
A San Siro siamo collocati accanto agli Irriducibili, ovvero
la parte della curva Nord più vicina alla tribuna arancio,
una posizione scelta da noi e concordata con i Boys SAN.
Essendo una sezione esterna è giusto mettere in prima linea i
gruppi di Milano, anche se nella cronologia risultiamo essere
il terzo gruppo della Nord, dietro solo a BOYS SAN e MILANO
NERAZZURRA.
Come tutti i gruppi ultras anche noi abbiamo due striscioni,
uno da casa e uno da trasferta, e non mancano stendardi e
bandiere.
Da sottolineare il repentino cambiamento avvenuto alle soglie
del 2000 quando un gruppo di ragazzi appena 18enni e molto
volenterosi hanno iniziato a seguire i Boys sez. Roma.
Da li la voglia di attivarsi e mostrare lo spirito ultras che
abbiamo dentro trasformato ben presto in striscioni,
coreografie, bandiere e una buona dose di goliardia e
presenza. Andrea, Bruno, Carleltto, Fabrizio, Valerio,
Federico, Mauretto, Jacopo, Emanuele gli artefici di questo
che ora più che mai sono intenzionati a portare in alto il
nome dei Boys sez. Roma 1979.
Nel campo delle amicizie siamo legati in particolar modo agli
Irriducibili della Lazio, con i quali molti di noi hanno
amicizie personali.
Nella stagione 2001/2002 il gruppo ha fatto molti striscioni
dedicati alla scomparsa dell'Avvocato Prisco nostro idolo da
sempre e per sempre venuto a mancare in occasione della
partita contro il Chievo.
Arrivati nel 2006, il gruppo ha compiuto ben 27 anni e ora più
che mai è ostinato a portare sempre in alto i nostri colori e
soprattutto la nostra mentalità ultras in tutti gli stadi
d'Italia e d'Europa.
ALTRI GRUPPI
Pitbull
Decisi
Boys Veneto
Terrace
Monkeys
Scaglia
FONTE www.curvanordmilano.net
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