...UN PO' DI STORIA...

 

Mussolini socialista:

Figlio di un fabbro, si avvicinò da giovanissimo al socialismo, anche per l'influenza del padre. Conseguito il diploma di maestro nel 1901, fuggì in Svizzera l'anno successivo per sottrarsi al servizio militare e vi rimase fino al 1904, segnalandosi come agitatore politico e attivista anticlericale. Rientrò in Italia, dove esercitò l'insegnamento fino a quando, nel 1909, si trasferì a Trento avviandosi all'attività giornalistica (fu direttore del settimanale "L'avvenire del lavoratore"). Tornato a Forlì, vi diresse la federazione socialista provinciale e il settimanale "La lotta di classe". Nel 1911 fu tra i capi delle violente proteste popolari condotte in Romagna contro la guerra di Libia e venne condannato a cinque mesi di carcere.
Al congresso del Partito socialista italiano di Reggio Emilia (luglio 1912) Mussolini si impose come uno dei leader dell'ala rivoluzionaria e nel dicembre fu nominato direttore del quotidiano socialista "Avanti!". Alla vigilia della prima guerra mondiale si schierò apertamente dalla parte degli interventisti, scelta che provocò la sua espulsione dal partito e lo privò della direzione dell'"Avanti!". Fondò un nuovo quotidiano, "Il Popolo d'Italia", dalle cui pagine condusse una vivace battaglia a favore dell'intervento. Arruolatosi come volontario nel settembre del 1915, partecipò al conflitto sino al febbraio del 1917, quando venne ferito.

Mussolini fascista:

Nel marzo del 1919 fondò a Milano i Fasci di combattimento, che derivavano il nome da un antico simbolo romano, il fascio littorio. Il movimento (che era nazionalista e antiliberale, ma avanzava rivendicazioni tipiche dei gruppi socialisti, come la giornata lavorativa di otto ore) ottenne l'appoggio di importanti gruppi finanziari, quali l'Ansaldo e l'Ilva.
Nel 1921, con la costituzione del Partito nazionale fascista, Mussolini abbandonò le aperture sociali del programma del 1919 e pose l'accento sulla difesa dello stato e sull'antiparlamentarismo, trovando seguaci in particolare tra i reduci di guerra, i gruppi giovanili e i ceti medi. Presentatosi invano alle elezioni del 1919, fu eletto deputato nel 1921. Dopo la marcia su Roma (28 ottobre 1922), fu designato da Vittorio Emanuele III presidente del Consiglio, con l'incarico di formare il nuovo governo. Il passaggio al vero e proprio regime fascista avvenne dopo che Mussolini rivendicò alla Camera la responsabilità politica dell'assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti (discorso del 3 gennaio 1925), cui fece seguito una serie di provvedimenti che annullarono il precedente sistema liberaldemocratico.

Mussolini dittatore:

Sotto l'autorità del duce (titolo che gli fu attribuito dopo la marcia su Roma), il ruolo e la presenza dell'unico partito autorizzato, il Partito nazionale fascista, divenne preponderante nella società e nelle istituzioni. Strumento nelle mani di Mussolini, da cui dipendeva la scelta del segretario, il partito presiedeva a molteplici associazioni giovanili, studentesche, ricreative, culturali e ad enti parastatali.
Durante il suo governo, Mussolini stipulò con la Santa Sede i Patti lateranensi (1929), che sancirono la conciliazione tra lo Stato italiano e la Chiesa, dopo mezzo secolo di contrasti; intraprese quindi una politica estera che realizzò le sue ambizioni espansionistiche e colonialistiche con la conquista dell'Etiopia (1935-36), e che appoggiò militarmente il generale Francisco Franco nella guerra civile spagnola (1936-1939).
Dopo la metà degli anni Trenta il suo ruolo di mediatore negli equilibri europei, che gli era valsa la stima dei leader inglesi, si esaurì anche per effetto dell'aggressiva politica della Germania nazista, nella cui sfera di influenza Mussolini finì con l'entrare. In quest'ottica si spiega la promulgazione, da parte del regime fascista, delle leggi di difesa della razza, con le quali a partire dal 1938 gli ebrei italiani furono messi al bando dalla pubblica amministrazione, dalla scuola, dall'esercito, dalla vita civile.
Mussolini volle rafforzare ulteriormente i buoni rapporti con Hitler, sottolineati dalle trionfali accoglienze che vennero riservate al Fürher nella visita compiuta in Italia nel maggio del 1938. In quell'anno Mussolini accelerò il programma di militarizzazione nella prospettiva di un conflitto che gli eventi internazionali annunciavano come imminente. Come mossa correlata alla politica espansionistica tedesca, decise l'invasione dell'Albania (aprile 1939), a cui seguì nel maggio la stipula del cosiddetto Patto d'acciaio (vedi Potenze dell'Asse) che legava militarmente e politicamente l'Italia alla Germania.
L'ingresso dell'Italia nel conflitto mondiale fu voluto da Mussolini allo scopo sia di controbilanciare la supremazia tedesca, esaltata dai risultati conseguiti con l'occupazione della Polonia e della Francia, sia di emulare Hitler su fronti meno impegnativi, nei quali presupponeva di ottenere facili vittorie che gli consentissero di trattare alla pari con la Germania in merito alla nuova sistemazione dell'Europa. Alla base di tale ipotesi agiva in lui la convinzione che la guerra si sarebbe conclusa rapidamente, non appena la Gran Bretagna, isolata e sottoposta a un duro attacco tedesco, avesse intavolato trattative di pace.
Il messaggio lanciato da Mussolini agli italiani il giorno della dichiarazione di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna (10 giugno 1940) era la sintesi di quei contenuti ideologici su cui il fascismo aveva costruito le sue fortune. Mussolini giustificò l'intervento presentandolo come un'occasione di lotta dei popoli poveri e laboriosi contro gli stati che detengono il monopolio di tutte le ricchezze e della finanza mondiale, rivisitando il mito della "nazione proletaria". In questo modo rilanciava le campagne di stampa impostate sotto il suo controllo alla fine degli anni Trenta, che irridevano alla borghesia dei paesi democratici rappresentata come un organismo corrotto e decadente ed esaltavano le presunte virtù morali e le attitudini guerriere del popolo italiano temprato dal fascismo.
In realtà la guerra segnò sia la fine del fascismo, crollato dopo le numerose sconfitte militari - che costarono enormi sacrifici umani al popolo italiano - in Grecia, in Africa, nel Mediterraneo, sia quella del duce. Il 25 luglio 1943 Mussolini fu destituito e fatto arrestare dal re, che nominò capo del governo il maresciallo Badoglio. Liberato dai tedeschi, Mussolini organizzò nell'Italia settentrionale la Repubblica di Salò, un regime collaborazionista sostenuto dai tedeschi. Durante gli ultimi giorni di guerra tentò di fuggire in Svizzera con la sua amante Claretta Petacci, ma fu catturato dai partigiani a Dongo. Venne giustiziato il 28 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como, a seguito di un ordine impartito dal Comitato di liberazione nazionale Alta Italia.

 

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