Ora capirete le loro musiche, quello che dicevano, come lo dicevano, quello che cantavano loro era vero punk, loro volevano veramente qualcosa e se ne fregavano di parlare un linguaggio volgare e offensivo, cosė erano e vedo che sono piaciuti a tutto il mondo. La loro rabbia, voglia di caos, nichilismo e altro, si sentivano nelle loro canzoni.

Un rumore di stivali militari in marcia, la cassa della batteria che li accompagna, schitarrata, rullata e poi la voce, quella voce strafottente, strascicata, beffarda:

"Cheap holiday in other peoples misery.
I don't want a holiday in the sun / I want to go to the new Belsen / I want to see some history / Cos now I got a reason of an economy.
Now I got a reason, now / I got a reason / Now I got a reason and I'm still waiting / Now I got a reason, now I got a reason to be waiting / The Berlin Wall ..."


Inizia cosi', con un magnifico casino di chitarre doppiate, triplicate, decuplicate a sparare riff pescati direttamente dalle antologie del rock e una ritmica che tira come un treno, il disco piu' importante ed influente della storia del punk degli ultimi 20 anni, no contest: stiamo parlando di "Never mind the bollocks - Here's the Sex Pistols".

Come dite? I Sex Pistols non sapevano suonare? Beh, a parte il chissenefrega di rito, se il risultato e' un Lp cosi' eccitante e devastante come non se ne sentivano dai tempi degli Stooges, senza un attimo di tregua per il malcapitato ascoltatore che si trova in pochi istanti a saltellare facendo le smorfie alla Rotten, ad urlacchiare cori da stadio e a mimare gli accordi - killer di Steve Jones, verrebbe voglia di bandire lo studio delle sette note su tutto l'orbe terracqueo.

Non tireremo in ballo la sociologia che accompagna inevitabile ogni discorso dei Sex Pistols, non stavolta almeno: sarebbe un delitto di fronte a questo capolavoro.

"Never mind the bollocks" da' la paga a tutti i punk a venire, come i Crass, come gli Exploited.

Tutto questo ben di dio arriva sotto forma di una manciata di brani di durata canonica e forma ortodossa prodotti alla grande da Chris Thomas e Bill Price: circa tre minuti a canzone, strofa, ritornello e via, pedalare; nessuna invenzione, se non forse la voce di cui si e' detto, un perfetto uso dei cori e i testi particolarissimi, aggressivi, ironici ed arguti senza cadere nel letterario da quattro soldi o nel ribellismo spicciolo.
Rotten, Jones, Cook, Vicious e Matlock sputano una serie di terremoti dei quali, se proprio occorre scegliere, citiamo 'Holidays in the sun' , 'Liar', 'Problems' , 'Pretty vacant' (uno standard della statura di Johnny B Goode e I Wanna be your dog) e i due inni 'Anarchy in the U.K.' e 'God save the queen':

"Right now.
I am an antichrist / I am an anarchist / Don't know what I want / But I know how to get it / I wanna destroy passerby.
(...)
I use the best / I use the rest / I use the N.M.E. / I use anarchy ..."

"God save the queen / The fascist regime / They made you a moron / Potential H-bomb / God save the queen / She ain't no human being / There is no future in England's dreaming.
Don't be told what you want / And don't be told what you need / There's no future, no future / No future for you.
God save the queen / We mean it man / We love our queen / God saves.
God save the queen / Cos tourists are money / And our figurehead / Is not what she seems ..."


Anche se i patetici giornalisti nostrani ne parlano bene, lasciate perdere la bufala del "Filthy lucre live", abbandonate a marcire la decina circa di altri album a firma Pistols rappezzati alla meno peggio e la valanga di live bootlegs semi-legali in circolazione: ridate alle vostre orecchie ammorbate da tonnellate di dischi inutili una nuova verginita', (ri)scoprite l'originale "Never mind..."

P.S. comperate il vinile, se siete cosi' fortunati da trovarlo, ed evitate come la peste l'edizione in cd, la cui grafica e' massacrata da colori dell'involucro perlomeno criminali. Oltretutto spenderete ancora meno e vi risparmierete l'assurdita' dei Pistols "Hi-Fi".

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