Può
un paese che conta una percentuale di cristiani non superiore
all’1% celebrare il Natale? Sì, e la prova vivente
è il Giappone. Si tratta ovviamente di un Natale completamente
spogliato dei suoi significati religiosi, mentre quelli più
commerciali sono ben vivi. Centri commerciali e negozi fanno quindi
sfoggio di un numero impressionante di Babbi Natale, personaggio
per cui gli abitanti di questo strano paese impazziscono. Il vecchietto
vestito di rosso qui viene chiamato anche Santa Kurohsu, e a volte
viene raffigurato con un paio di occhi anche sulla nuca, una particolarità
da attribuire al fatto che nel pantheon nipponico esiste una divinità
- Hoteiosho – che porta dei regali ai bambini che si sono
comportati bene, e che come caratteristica ha proprio un paio
di occhi sulla nuca, con i quali può controllare meglio
il comportamento dei piccoli.
In questa occasione tutti si impegnano a dimostrare l'amore nei
confronti dei bambini e le grandi città vengono addobbate
con grandi alberi illuminati e ricchi di festoni. Una particolarità
di questo paese è costituita dalle lanterne illuminate
che addobbano ogni angolo delle città e gli alberi di natale.
Tra i bambini giapponesi è in uso ancora oggi un'usanza
che li vede protagonisti, essi infatti si scambiano dei biglietti
colorati all'interno dei quali sono scritte delle preghiere che
sono un augurio affinché nel mondo non vi siano più
guerre. Un'altra particolarità in uso è il dono
ai bisognosi, infatti le famiglie che possono permetterselo fanno
dei regali utili alle persone povere, così come i bambini
si recano negli ospedali a trovare le persone malate e cantare
le canzoni del Natale.
I giapponesi non vanno in Chiesa, non esiste un tipico menu natalizio,
ma fanno regali in gran quantità. Una delle ragioni, ma
certo non l’unica, è da ricercare nella presenza
di una numerosa colonia americana che si è stabilita qui
dopo la fine dell’ultima guerra mondiale. Tutte le decorazioni
natalizie iniziano a sparire già il 26 di dicembre.