Era la vigilia di Natale. Una bimbetta pallida e scarna, vestita
di cenci, si aggirava per le vie luminose della città chiedendo
l'elemosina ai passanti che, frettolosi, neanche le badavano.
Si chiamava Celestina. Era rimasta orfana a soli sette anni, e
coloro che l'avevano raccolta la obbligavano a mendicare tutto
il giorno e la picchiavano senza pietà se, rincasando,
non portava un bel gruzzolo di denari. Quella sera la povera bimba,
era anche più triste del solito e si sentiva più
che mai sola ed estranea, tra quella folla lieta, tra quelle vetrine
rigurgitanti di belle cose. Sapeva che quella notte il Bambino
Gesù avrebbe portato giocattoli e dolci a tutti i bambini
meno che a lei. Infatti come avrebbe potuto Gesù ricordarsi
dell'umile Celestina, con tanti bambini che c'erano al mondo?
E se poi, nella sua bontà divina, Egli le avesse voluto
portare qualche dolce o qualche giocattolo, dove l'avrebbe deposto?
Celestina non possedeva neanche un paio di scarpette da preparare
sotto la cappa del camino. Pensando a questo, la bimba si trascinava
di mala voglia verso la sua povera dimora, dove non c'era nessuna
persona cara ad attenderla, quando, passando davanti al negozio
d'un calzolaio, si fermò. Sopra un banco stavano allineate
tante scarpe d'ogni dimensione e d'ogni forma, e il padrone, di
tutta quella merce, invece di sorvegliarla, stava dormicchiando
in un angolo della bottega. Celestina non seppe resistere alla
tentazione: con un rapido gesto afferrò il primo paio della
fila, che per combinazione erano scarponi da uomo, fuggì
con la refurtiva, stringendosela al petto. Finalmente anch'essa
avrebbe avuto un paio di scarpe da mettere sotto il camino. Senza
mai fermarsi, corse, corse attraverso le strade popolose, salì
tutto d'un fiato le scale di casa ed entrò finalmente nella
sua soffitta. Subito depose gli scarponi presso il camino spento,
poi entrò soddisfatta nella cassa da imballaggio che le
serviva da letto e, rannicchiatavisi tutta, attese. Chissà
se il Bambino Gesù si sarebbe ricordato quest'anno di lei?
Che cosa le avrebbe portato? Forse una bambola con un vaporoso
vestito di seta rosa e di pizzo, come quella che aveva visto nella
ricca vetrina? Sarebbe venuto il Bambino in persona o avrebbe
mandato un angelo? Ma ecco che di colpo la soffitta fu tutta illuminata
da una luce abbagliante. In mezzo alla stanza si teneva ritto
un angelo, con grandi ali bianche e un viso dolcissimo incorniciato
da riccioli biondi. Egli teneva aperto in mano un grande registro
e, dopo aver letto attentamente in esso, esclamò: Sé,
c'e' scritto Celestina. Ed e' qui che abita. Anche per lei ho
qualcosetta. E dal suo mantello trasse fuori proprio la bambola
vestita di rosa. Avvicinatosi al caminetto, stava per deporla
in terra, quando vide gli scarponi. Ma come mai stanno qui queste
scarpe? Certo qui c'e' uno sbaglio. Rimise allora la bambola sotto
il mantello e, dopo aver lanciato uno sguardo severo alla bimba,
che dal suo lettuccio lo fissava come ipnotizzata, scomparve improvvisamente.
La bimba comprese il rimprovero contenuto in quello sguardo. Aveva
commesso una gran cattiva azione, impadronendosi di quegli scarponi
che non le appartenevano. Come mai si era lasciata vincere dalla
tentazione? Per tutta la notte la povera piccola si girò
e rigirò nel suo giaciglio singhiozzando pentita. Appena
fu mattina, si vestì in fretta, prese i malaugurati scarponi
e corse dal vecchio calzolaio, che trovò appunto sulla
soglia della sua bottega, e gli porse le scarpe rubate confessandogli
piangendo la sua colpa. Poi fuggì via e ritornò
nella sua soffitta. Ma qui l'aspettava una grande sorpresa. Seduta
in mezzo al piano del camino, stava la bambola vestita di rosa,
circondata da una grande quantità di dolci appetitosi.